Lavoro evoluto

Mercoledì mattina ho avuto una discussione con Asia, indecisa se andare alla tradizionale apertura della stagione del lido di Lugano oppure al corteo di Bellinzona per la Festa dei lavoratori. Tutti gli anni, assieme alle manifestazioni e alle rivendicazioni di rito, arrivano i soliti pistolotti sul senso della ricorrenza sul lavoro e piovono consigli su come ripensarla o abolirla. Il mondo è già pieno di parole inutili, non aggiungiamone altre. Il lavoro ognuno lo celebri come vuole e con chi vuole. La mia amica microinfluencer del lago e content creator mi ha fatto una filippica sui diritti, ciò che però può diventare una cosa complicata nell’evolversi futuro del lavoro. Per esempio, un robot ha dei diritti? In Germania si direbbe di sì grazie a una sentenza grottesca del tribunale amministrativo dell’Assia in base alla quale anche i robot utilizzati in una catena di supermercati devono rispettare il principio costituzionale del riposo domenicale. I robot in questione sono in pratica dei distributori automatici che offrono prodotti come latte, frutta, verdura, preservativi, test di gravidanza, ma secondo i giudici qualificandosi come negozi devono rispettare la normativa sul riposo domenicale anche se non impiegano manodopera. È materia per legulei.
D’altra parte, c’è chi sostiene che i robot andrebbero imposti fiscalmente per garantire il gettito che non assicureranno più le persone fisiche sostituite dalle macchine (e occhio che Elon Musk promette che entro la fine del prossimo anno l’intelligenza artificiale supererà l’intelligenza umana). Ci saranno anche qui delle fasce sociali? Robot meno abbienti, robot del ceto medio cornuti e mazziati, robot benestanti, robot globalisti? E poi robot arrabbiati che andranno al corteo del 1. maggio perché sfruttati dai robot capitalisti? Robot che saranno ministri e deputati pronti a far corbellerie per non creare di colpo troppa nostalgia dei politici umani? Robot che potranno sostituire l’uomo nero che lunedì diventerà primo cittadino del cantone, c’è da presumere tra imponenti misure di sicurezza per timore di una congiura internazionale? Arrivati a questo punto della discussione la mia amica ha iniziato ad avere le idee confuse e ha deciso di lasciar perdere la manifestazione di Bellinzona e di andare all’apertura della stagione balneare del lido di Lugano accanto al porto comunale dove io sono rimasto a lucidare il mogano del battellino e a preparare trasporti verso le cantine di Gandria, Caprino e San Rocco del Barbera fatto col mulo (che ha ancora un’intelligenza da mulo).
Meteorologicamente non è stata una gran giornata, ma la mia amica è stata molto impegnata tra selfie, video, aperitivi, short stories su TikTok. In fondo è lavoro anche questo: testimoniare il nulla richiede indubbiamente un impegno che meriterebbe forse di essere tutelato per legge da un numero minimo di clic garantiti dallo Stato. Quando è tornata sul battellino Asia era tuttavia di pessimo umore perché ha saputo che la ciclopista tra Paradiso e Melide che sognava di percorrere con la sua bici elettrica rosa probabilmente non si farà. Per fortuna si frena di fronte a un preventivo megalomane che da 17 milioni è passato a 50! Mica gli enti pubblici sono diventati così ricchi anche se c’è chi vuole «ingerlarci» il PalaGobbi per realizzare la cittadella della giustizia. La quale giustizia, oggi, dà sì da pensare, ma non per una questione di muri.