Le elezioni tra passato e futuro

Una fotografia, un’analisi sulle elezioni del 2023 con tanto di dati d’ordine politico e sociologico. E, giocoforza, i primi ragionamenti in vista delle cantonali del 2027, lontane ma, fondamentalmente, non lontanissime. L’analisi dell’Osservatorio della vita politica regionale è un appuntamento fisso che dovrebbe servire agli addetti ai lavori della politica, in primis i partiti e il loro vertice, quale base di ragionamento e orientamento sulla realtà del corpo elettorale al quale tutti chiedono «fiducia» ma di cui nessuno si prende la briga di analizzare abitudini, inclinazioni e tendenza. Sempre meno chi vota partecipa a un rito. L’elettore tifoso è una specie in estinzione, coloro che per cieca fede ai propri colori e beniamini votano senza farsi alcuna domanda sono sempre meno. Galoppa l’astensionismo, che nel 2023 ha raggiunto l’apice, e che non è solo disinteresse o pigrizia, ma risponde al concetto di «protesta e sfiducia». Questa realtà dei fatti rende ancora più maldestra l’idea di una soglia di sbarramento per limitare l’accesso ai cosiddetti «partitini» (tema di dibattito domani sera a La domenica del Corriere). Chi protesta votando le piccole forze, non farà quel passo indietro che illude le forze maggiori e favorevoli a rendere l’accesso al Gran Consiglio più arduo nei numeri. Pur manifestando pieno rispetto per i pensionati, riteniamo poco lungimirante che il corpo elettorale sia nella maggioranza composto da questa categoria. Certamente si tratta di uomini e donne saggi, ma diciamo che una spinta da parte dei più giovani su quello che desiderano e con quali forze e profili non farebbe male a una società che vuole guardare al futuro.
Tocca ai partiti e ai loro rappresentanti solleticare e stimolare i più giovani. Osservando i risultati (vedi servizio a pagina 6) ci si imbatte nelle variabili che hanno contraddistinto quell’appuntamento elettorale e viene naturale interrogarsi su quello che sarà. Prendiamo ad esempio, non a caso, la situazione tra Lega e UDC che situa l’ormai ex-movimento tra i fenomeni invecchiati, come dimostra la sua base elettorale, mentre i democentristi godono di una situazione migliore, sostenuti dai pensionati, godono anche della collocazione identitaria e chiara a destra: in questo senso Piero Marchesi e i suoi hanno l’esclusiva sulla piazza politica cantonale. In questo contesto e con la possibile (oggi c’è chi la reputa ormai probabile se non certa) separazione elettorale tra Lega e UDC, si aprono scenari che potrebbero davvero modificare l’assetto del Governo. Quello delle persone, ma anche delle forze e di conseguenza della ripartizione dei dipartimenti, con un potenziale valzer e un rimescolamento. Ma meglio non illudersi: lo zoccolo duro delle forze in campo resterà quello attuale, non si parli pertanto di rivoluzione. Poi una grande fetta della politica oggi la rappresentano uomini e donne che si mettono a disposizione, in questo senso la sorpresa e lo stimolo non potrà che giungere dal PLR.