Media

L'informazione va sostenuta

L'opinione di Xavier Daniel, segretario cantonale dell’OCST
Red. Online
16.09.2025 06:00

Il panorama mediatico in Ticino e in Svizzera si sta costantemente ridimensionando: sono in calo sia il numero di lettori e ascoltatori, attirati dall’informazione a costo zero offerta dai social e dalle piattaforme, sia gli introiti pubblicitari che in gran parte fluiscono all’estero fagocitati dai grandi servizi online. La naturale conseguenza è che molte testate non reggono la trasformazione.

Il sindacato OCST, in occasione del centenario del suo giornale «il Lavoro», si è chinato sulla questione nel corso di una discussione in seno al suo Comitato direttivo, tenutasi il 10 settembre scorso, alla quale hanno partecipato Paride Pelli, direttore del Corriere del Ticino, Roberto Porta, presidente dell’Associazione ticinese dei giornalisti, Daniel Ritzer, direttore de laRegione e Mario Timbal, direttore della RSI.

Da questa discussione sono emersi molti importanti argomenti che conducono il sindacato a prendere posizione anche in vista della votazione che si terrà oggi in Gran Consiglio sulla mozione di Lorenzo Jelmini, relatore Claudio Isabella, che propone un sostegno ai media. Emerge quanto segue. L’informazione offerta sia dal servizio pubblico che da tutto il panorama di servizi privati è da considerare un bene pubblico perché è essenziale alla democrazia. Per l’OCST è vitale che le lavoratrici e i lavoratori possano disporre di tutti gli strumenti necessari per formarsi un’opinione su quanto accade, in particolare di informazioni corrette e buoni argomenti, provenienti da più fonti. In Ticino purtroppo abbiamo perso già il Giornale del Popolo. Questa tendenza va invertita, per questo l’OCST chiede che si favorisca la permanenza delle voci attuali e la rinascita di nuovi strumenti.

L’OCST ritiene che vada offerto un sostegno a tutti i media e che questo sostegno non si limiti alla sola riduzione dei costi di invio postale, che peraltro si accompagna ad un continuo aumento delle tariffe e una riduzione della qualità del servizio. I giornali cartacei infatti devono investire per attivare canali di informazione a pagamento anche online e il sostegno deve giungere anche alle piattaforme online di informazione. Altrimenti si rischia di escludere i giovani dall’offerta di informazione di qualità, ciò che sarebbe un pericolo gravissimo.

Al cuore di un’informazione di qualità stanno le persone, in particolare i giornalisti. Gli utenti devono potersi affidare a persone competenti e che dispongono del tempo necessario per fare ricerca e valutare la qualità delle fonti. L’alternativa è un’informazione anonima e inaffidabile. Per questo l’OCST chiede che si entri in materia di una regolamentazione delle condizioni di impiego tramite un contratto collettivo che ormai manca nel settore da più di vent’anni.

È necessario inoltre investire su un’educazione all’uso degli strumenti digitali e all’importanza dell’informazione sia per i giovani, sia per gli adulti. Per come sono impostati in particolare i social media nascondono un grande pericolo di manipolazione. Un’educazione all’uso corretto dello strumento e alla selezione delle fonti e, parallelamente, la diffusione di contenuti affidabili e seri anche su queste piattaforme è la via da percorrere per invertire la tendenza alla disinformazione.