«Per carità! Non freniamo la sanità!»

Il 9 giugno andremo a votare sull’iniziativa federale avanzata da Il Centro «Per un freno ai costi della sanità». In pratica, se i costi della sanità in un anno superano del 20% l’aumento dei salari, l’aumento dei costi per quell’anno non verranno riconosciuti e varrà il budget dell’anno precedente. Così non va! Bisogna sapere che da anni i costi della sanità hanno un aumento annuale e fisiologico del 2,5-3% all’anno (del 5,9% con il COVID). Vi sono tre motivi principali: l’invecchiamento della popolazione come fattore principale, in Ticino quasi il 30% della popolazione supera i 65 anni ed il 15% di 80 anni, ciò che comporta dei costi di cura molto elevati (fino a 16’000 CHF per paziente all’anno). L’altro motivo è l’evoluzione tecnologica nella medicina: pensate ai mezzi diagnostici di cui disponiamo (TAC, risonanza magnetica, esami di laboratorio, ecc.), pensate a quanti interventi oggi possono essere fatti in sicurezza, pensate a quanti interventi vengono fatti a livello ambulatoriale (ad esempio interventi alle coronarie, il tutto dalla mattina alla sera). L’altro motivo di cui possiamo e dobbiamo essere molto fieri è l’accessibilità a tutte le cure garantite a tutta la popolazione, indipendentemente dal reddito, dallo stato sociale, dal luogo di abitazione. Tutto questo costa troppo? Per avere tutto questo in Svizzera spendiamo il 12% del PIL (ovvero della ricchezza complessiva), quando in Francia, Germania e Gran Bretagna spendono di più e in USA addirittura il 17%. Hanno una sanità migliore? No, assolutamente no. Se l’iniziativa dovesse passare avremo due conseguenze: diminuiranno i soldi per remunerare il personale sanitario, quindi i salari del personale ed in particolare dei medici di famiglia, già oggi confrontati con costi di gestione dello studio a volte proibitivi. Vogliamo rinunciare ai medici di famiglia? No, mai! Inoltre ridurre la sanità significa ridurre la possibilità di offrire a tutti le stesse prestazioni, perché si dovrà risparmiare anche su queste. Questo significa introdurre una medicina a due velocità: chi potrà permetterselo disporrà di diagnosi e mezzi terapeutici rapidamente, gli altri potranno aspettare.
È questa la medicina che vogliamo? Vogliamo davvero rinunciare alla costruzione sociale di altissima qualità di cui godiamo? No! In modo convinto!
Tanto più che ciò non ridurrebbe i premi di cassa malati, che dipendono non tanto dalla spesa sanitaria quanto dalla modalità di finanziamento della stessa a carico delle casse malati. Ma questa è un’altra storia di cui riparleremo in autunno.
Vogliamo e dobbiamo dire di no in modo convinto, per garantire e difendere la dignità dei nostri anziani, di noi stessi, di tutta la popolazione.