Peter Pan e l'isola dei pantascettici

L'altra notte ho fatto un sogno strano. Un incubo, anzi. Peter Pan mi veniva a prendere a casa, convincendomi ad accompagnarlo in volo (internazionale, sì, ma senza obbligo di tampone e mascherina, essendo all'esterno) in un luogo particolare. Non la classica isola che non c'è. «Questa c'è eccome: è l'isola dei pantascettici», mi diceva. Una volta atterrati scoprivo che anche lì, all'ombra delle palme da cocco, si era creata una comunità di persone che non vogliono vivere la realtà degli adulti, che preferiscono spassarsela senza crescere. Un atollo di immaturità, da anni magnete per tutti coloro che con le ragioni dei «grandi», quelle basate sulla razionalità, proprio non vogliono avere a che fare. A popolare questa enclave v'era gente d'ogni risma: da chi il 5G non riesce a mandarlo giù a chi teme il «controllo mentale» delle acque fluorizzate. Da chi ha paura delle fantomatiche scie chimiche ai più coriacei dei no-vax (gli acquisti più recenti). Un luogo che nascondeva, sotto un'atmosfera vagamente hippy, le intolleranze più becere. Mi sono risvegliato urlando.
Con un po' di ricerca, ho scoperto che quel posto esiste davvero: Peter Pan non mentiva. È in Paraguay, e si chiama «El Paraiso Verde». Nato nell'agosto del 2016, questo spazio ai confini della realtà promette (parola del sito web) «il sogno di una vita migliore e un futuro fuori da Matrix». I fondatori, marito e moglie, dopo essere passati anni fa da Scientology hanno deciso insomma di assurgere al ruolo di «Neo» (il «salvatore» interpretato da Keanu Reeves) e liberare l'umanità non dal controllo delle macchine, ma «dalle tasse, dalle autorità, dalla burocrazia e dalla malattia della medicina». Promesse di dolce anarchia sembrano aver irretito molti tedeschi e austriaci. E non mancano, pare, i confederati. Proprio a loro la pagina online strizza l'occhiolino proponendosi interamente in tedesco, con pratiche FAQ che suggeriscono proprio ai cittadini di questi Paesi come affrontare le tipiche difficoltà dell'emigrare. È evidente: a «El Paraiso Verde» c'è tanta comprensione per chi, stufo, lascia l'Europa per cercare all'estero una vita migliore. Un'ipocrita empatia. Bastano altri due click ed ecco che i coniugi svestono sandali e simboli di pace per indossare divise dei propagandisti: «Non vi sentite più "a casa" a casa vostra? Provate un crescente disagio per il trattamento preferenziale dato a milioni di rifugiati economici, l'infiltrazione e la perdita della nostra patria, della nostra cultura e dei nostri valori? Siete scettici sull'accoglienza multiculturale? Venite da noi». Già. Come spesso è accaduto con interi Paesi, anche qui, nel suo piccolo, il paradiso verde accosta sogni di totale autarchia all'intolleranza nei confronti del prossimo.
A chi non è mai capitato di pensare: «Basta. Mi ritiro in campagna, coltivo il mio orticello, penso ai fatti miei». Ma pensare solamente al proprio orticello, vivere in completa indipendenza, non è sempre una buona idea. Basta distrarsi un attimo e al posto di patate e carote ci si ritrova a far crescere solo l'egoismo.
Quindi, sebbene all'inizio mi abbia lasciato un po' perplesso, ti ringrazio Peter Pan per questo viaggio. Solo un consiglio, se posso: indossala la mascherina quando porterai altre persone sull'isola. Non sia mai che ti becchi, anche tu, qualche virus.