Il commento

Quei principi fondamentali

Il bilancio consolidato è un indicatore importante, non soltanto quando è presentato, ma anche quando si manifesta l’impossibilità di averlo
Carlo Rezzonico
Carlo Rezzonico
10.02.2024 06:00

Il gruppo Benko, che tanto dispiacere ha causato alla banca Julius Bär e ad altri finanziatori, comprende un numero molto elevato di società, con intensi rapporti di credito e debito tra di esse e una situazione generale non chiara. Nel 1991 il caso Rey, manovrato in un disordine analogo, agitò il mondo finanziario svizzero e inflisse alle banche perdite per circa due miliardi di franchi. Questi avvenimenti inducono a ricordare alcuni principi fondamentali ai quali bisognerebbe attenersi nel campo della concessione di crediti.

Per avere una visione d’insieme sulla forza e la solidità di un gruppo è necessario allestire un bilancio consolidato, ossia un bilancio comprendente tutte le società del gruppo stesso, laddove i rapporti di debito e credito interni vengono compensati mentre le partecipazioni sono sostituite dagli attivi e dai passivi delle società partecipate. In altre parole un bilancio consolidato è quello che risulterebbe qualora tutte le società del gruppo si fondessero. La raccomandazione vale non solo per grandi conglomerati internazionali ma anche per gruppi di media dimensione. Di solito il suggerimento di allestire un bilancio consolidato incontra resistenza negli imprenditori per diverse ragioni. In primo luogo il costo in termini di lavoro presso le aziende oppure in termini di fatture emesse dai fiduciari ai quali eventualmente si delega l’incarico è assai alto. In secondo luogo devono esistere premesse tecniche non sempre soddisfatte (ad esempio tutte le società del gruppo devono chiudere i conti alla stessa data). In terzo luogo certi imprenditori giudicano di avere una visione generale del loro patrimonio senza bisogno di allestire un documento che includa tutte le società. Qui però si sbagliano. Nella mia attività bancaria mi sono occupato di casi in cui gli imprenditori hanno manifestato malumore di fronte alla richiesta di allestire un bilancio consolidato ma che, quando lo ebbero sotto gli occhi, se ne rallegrarono e trovarono che esso rivelava elementi strutturali del loro complesso di aziende ai quali non avevano mai pensato.

Nel caso delle banche la visione generale fornita dal documento in questione è importante poiché spesso capita che il proprietario di più aziende, quando una di esse va male, la sostiene con fondi tolti da quelle che vanno bene, per cui anche queste vengono trascinate nelle difficoltà. L’esame della concessione di un credito a una azienda sana non può prescindere dalla situazione delle altre legate ad essa. Nel caso Benko non sono riuscito a sapere, dai molti testi che ho letto sull’argomento, se un bilancio consolidato, totale o parziale, sia stato allestito e rimesso alle banche. In caso affermativo ci sarebbe poi da domandarsi se queste lo abbiano studiato con la diligenza necessaria. Non si può escludere che, quando una pratica passa attraverso tanti gradini gerarchici, ognuno di essi pensa che l’esame approfondito sia stato effettuato dagli altri.

Si potrà obbiettare che certi gruppi internazionali di grandi dimensioni includono così tante società e che tra queste esistono così tante relazioni complicate che non è pensabile mettere insieme un documento consolidato. Già, ma proprio tale situazione getta una luce sfavorevole sul gruppo, mostra che esso è eccessivamente frammentato, che esiste disordine contabile, che i rapporti interni sono indecifrabili e magari che esistono problemi da nascondere. Questi fatti dovrebbero indurre le banche e altri enti finanziari a starsene lontano. Il bilancio consolidato è un indicatore importante, non soltanto quando è presentato, ma anche quando si manifesta l’impossibilità di averlo.