L'editoriale

Quei treni che hanno cambiato Chiasso

Il significato storico dei 150 anni della stazione internazionale
Bruno Costantini
13.03.2024 06:00

Il 23 dicembre 1873 «Sua Maestà il Re d’Italia e il Consiglio federale della Confederazione svizzera» stipulano la «Convenzione tra la Svizzera e l’Italia per la congiunzione della ferrovia del Gottardo colle ferrovie italiane a Chiasso e a Pino», approvata dall’Assemblea federale il 27 gennaio 1874. L’articolo 3 della Convenzione precisa che «per ambedue le linee Bellinzona-Chiasso-Camerlata e Bellinzona-Pino-Luino vi sarà una stazione internazionale per riunirvi il servizio daziario, postale, telegrafico, di polizia, e di polizia sanitaria dei due Stati. Queste stazioni saranno stabilite a Chiasso e a Luino». Andate deluse le aspettative di chi riteneva più adeguata la via del Lago Maggiore non essendovi da superare il dislivello del Monte Ceneri, è Chiasso a diventare la stazione di riferimento alla frontiera meridionale elvetica nel traffico di persone e merci tra il nord e il sud d’Europa attraverso la linea del San Gottardo e la galleria aperta nel 1882, dapprima con la Gotthardbahn e dal 1909 con le FFS.

Sabato 23 marzo nella cittadina di confine verrà festeggiato il 150. della stazione internazionale in concomitanza con l’inaugurazione della rinnovata infrastruttura delle FFS. L’appuntamento e le iniziative che seguiranno potranno essere utili se saranno lo stimolo per una riflessione che coinvolga l’intero Basso Mendrisiotto. Con le elezioni comunali del 14 aprile si darà avvio a una legislatura che potrebbe essere l’ultima per i Comuni di Balerna, Breggia, Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo. Nel 2028, infatti, se il popolo nel 2026 in votazione consultiva approvasse l’aggregazione fra i cinque Comuni, vi sarebbe un nuovo unico ente locale nel Basso Mendrisiotto sul cui territorio la stazione di Chiasso, unica in Svizzera ad avere la qualifica di «internazionale», sarebbe un elemento di primo piano. A partire dal 1874 la stazione ha segnato la crescita e la trasformazione radicale della regione, fonte quasi inesauribile di posti di lavoro. A un certo punto era considerata «una città nella città» per i servizi che garantiva e l’indotto che generava, per la varia umanità che vi passava e per l’innovazione che portava.

Le operazioni di smistamento, la varietà delle destinazioni dei vagoni e i trattamenti doganali hanno trasformato la stazione internazionale di Chiasso, con il moderno scalo merci realizzato nel 1967 e l’avanguardistico sistema informatico introdotto un decennio dopo, in una realtà unica a livello europeo, tecnicamente di difficile comprensione persino nel resto della Svizzera e per questo considerata l’«università della ferrovia» dove andare a imparare. Nel 1989 la nuova cabina centrale elettronica per la gestione del traffico passeggeri portava un’altra innovazione d’avanguardia in Europa rimasta in funzione per trent’anni, sino all’avvento di AlpTransit che ha centralizzato al «periscopio» di Pollegio la gestione dell’intera linea. Oggi tutto è cambiato: le infrastrutture, la tecnologia, i convogli stessi, i mezzi di trazione divenuti policorrente e quindi senza più necessità di manovre e cambio di locomotiva al confine, il numero degli addetti drasticamente calato. La Chiasso ferroviaria di un tempo non tornerà mai più, ma è giusto non scordare la storia che ha anche un valore sociale e culturale, senza dimenticare che la stazione internazionale è diventata un ottimo esempio di collaborazione tra svizzeri e italiani impegnati nei vari servizi ferroviari e amministrativi di frontiera, sotto le monumentali poppe di «Italia e Svizzera» raffigurate nella scultura di Margherita Osswald Toppi dal 1933 collocata all’ingresso.

Dopo anni di decrescita poco felice, ci sono segnali positivi: le FFS hanno investito circa 250 milioni di franchi nell’ammodernamento della stazione internazionale sia per il traffico viaggiatori sia per quello merci, con inoltre la nuova officina di manutenzione. Non era scontato con l’aria che a volte tira nell’ex regia federale. Lo sviluppo futuro resta aperto e condizionato da molti fattori, legati alle scelte politiche elvetiche e ai cambiamenti dei corridoi dei traffici commerciali attorno alla Svizzera. Quale sarà allora la funzione futura dello scalo rispetto alle esigenze e alle aspettative del territorio? Sono interrogativi che riguardano il Basso Mendrisiotto ma anche l’intero Ticino. Un nuovo Comune aggregato avrebbe maggior forza contrattuale nel discutere con un partner a volte ostico come le FFS (anche su faccende pratiche come la questione della fermata dei treni a lunga percorrenza o quella dei terreni non più utilizzati che potrebbero tornare alla collettività) e nel tessere le necessarie alleanze ai livelli istituzionali più alti quando vi saranno da difendere gli interessi della stazione internazionale. 150 anni di storia qualcosa devono pur significare.