L'editoriale

Quell'idea di voltare pagina ogni anno

«L’anno prossimo sarà tutta un’altra storia», le parole che diciamo e ci diciamo, alla fine dei conti, sono spesso le stesse che puntualmente ci rimangiamo
Gianni Righinetti
03.01.2023 06:00

Sguardo fermo, petto in fuori e poche parole, ma scandite con fierezza e convinzione: «L’anno prossimo sarà tutta un’altra storia». Le parole che diciamo e ci diciamo, alla fine dei conti, sono spesso le stesse che puntualmente ci rimangiamo. Ma, come si dice in questi casi, l’importante è crederci, anche se poi i fatti faranno fatica a prendere forma e materializzarsi. Se ci prendiamo un briciolo di tempo per tentare la «mission impossible» dell’autocritica, ci rendiamo presto conto che gli anni passano, noi invecchiamo (o meglio, maturiamo) ma la sostanza rimane un po’ sempre la stessa. D’altronde il passaggio dalle 23.59 di un anno alle 00.01 dell’anno successivo altro non è che il comune trascorrere del tempo da un giorno all’altro, ciò che viviamo quasi sempre nella totale indifferenza. Ma da dicembre a gennaio c’è molta più enfasi, si devono fare le ore piccole perché così vuole il protocollo delle tradizioni non per forza scritte: si stappa lo champagne o il comune prosecco, quello che conta sono le bollicine e il botto del tappo che salta. E poi brindisi, auguri, abbracci e baci.

L’anno che arriva deve per forza essere migliore di quello lasciato alle spalle. In effetti sperare in un 2023 diverso dal 2022 è la massima aspirazione di ogni persona coscienziosa, visti i venti di guerra e quelli di crisi che hanno contraddistinto il recente passato. Rallegrante è il fatto di esserci lasciati sostanzialmente alle spalle la pandemia, ma quello choc vissuto da tutti noi in fondo ci ha insegnato davvero poco. Immaginavamo di risvegliarci da quell’incubo cambiati e, come abbiamo detto all’infinito, «diversi» e invece siamo sempre gli stessi, cresciuti o invecchiati, ma non per questo più saggi di prima.

In perfetta buona fede nei giorni passati abbiamo formulato promesse e buoni propositi: tutto lo possiamo annotare nel quaderno delle buone intenzioni, perché sarebbe perverso pianificare qualcosa di negativo per sé e per gli altri. Ma tutto è maledettamente difficile da confermare. Predicare la coerenza è senz’altro buona cosa, essere coerenti risulta spesso ben altra cosa. 

E allora diciamolo pure senza troppe remore: in questo 2023 si volterà pagina. L’idea è stimolante e genera anche una discreta carica di adrenalina fornendo spunti per il prosieguo della nostra vita familiare, professionale e per lo sviluppo dei rapporti sociali e d’amicizia che sono il sale e l’essenza del nostro modo di vivere. Sta di fatto che per cambiare in maniera radicale seguendo alla lettera l’aspettativa che arriva dal nostro stesso metterci sotto pressione, occorrerebbe una rivoluzione proprio dello stesso nostro modo di vivere. Il paradosso è che non si può mutare un comportamento o un approccio alle persone o alle cose della quotidianità senza modificare gli elementi stessi che hanno generato il nostro modo di essere e di comportarci. Paradossalmente per cambiare il modo di vivere dovremmo semplicemente (si fa per dire) cambiare vita. Quindi si tratterebbe di avere un’altra famiglia, un lavoro diverso, passioni d’altro genere rispetto a quelle che oggi coltiviamo e, cosa altrettanto assurda, rivedere tutti i nostri contatti sociali per costruire un nostro nuovo modo di essere. In un racconto di fantascienza tutto questo sarebbe possibile, ma nella nostra realtà, qualunque sia, non si può neppure lontanamente immaginare. Scordiamoci una volta per tutte quella strampalata idea di voltare pagina, gestiamo quanto abbiamo, a partire dalle nostre emozioni e sensazioni con misura ed equilibrio. Anche così quello appena iniziato sarà, come si dice, «un anno migliore».