Rivoluzione e nostalgia

Paolo Bertolucci ci ricorda che nella storia dei tornei del Grande Slam non era mai successo che due giocatori si affrontassero in finale per diventare numeri uno del mondo. È successo l’altra notte a New York. E sappiamo come è andata finire. Carlos Alcaraz l’ha spuntata su Casper Ruud. Il giocatore più giovane è più ricco di talento e personalità ha avuto la meglio sulla solidità del norvegese, che pure non avrebbe sfigurato in testa alla nuova classifica ATP. Lo scandinavo, che nella sua carriera ha firmato gran parte dei suoi successi in tornei ATP 250 - compresi i doppi trionfi a Ginevra e a Gstaad - era alla sua seconda finale maggiore del 2022. Una volta ancora è uscito battuto. È facile adesso costruirsi la nomea del perdente, anche se in un’occasione (al Roland Garros) si è arreso a Nadal, mentre questa volta (sul duro di New York) ha ceduto il passo al fenomeno di Murcia. All’Open degli Stati Uniti mancavano Nadal e Djokovic - inutile ricordare che non c’era neppure il nostro Roger nazionale - e si è davvero avuta la sensazione che, per la prima volta, si è manifestata a tutti gli effetti una sorta di rivoluzione generazionale. Di Alcaraz si era parlato tanto in primavera quando aveva collezionato una serie importante di successi conquistando tra l’altro il Masters 1000 di Miami. Ruud è stato più costante nel periodo estivo e ha comunque confermato di non essere un semplice «terricolo» senza arte e personalità, come è stato definito da qualcuno. È ancora presto per affermare che i nuovi campioni sono pronti a scalzare definitivamente i vecchi. Di sicuro, il ranking mondiale ha cambiato volto. Vedere Alcaraz e Ruud davanti a tutti è un segnale. E noi che ci eravamo abituati a vedere in alto i colori rossocrociati grazie a Federer e Wawrinka, da tempo osserviamo la graduatoria con un sentimento di nostalgia. Marc-Andrea Hüsler (ATP 87) è il nostro migliore rappresentante. Dietro inseguono Henri Laaksonen(ATP 123) e Dominic Stricker (ATP 124).