Stati Uniti

Si salvi chi può da Trump

L'opinione dell'ex diplomatico Flavio Meroni
Red. Online
11.09.2025 16:58

Quale sarà lo scossone che farà cadere il baraccone del presidente repubblicano? Le crepe più evidenti sembrano essere quelle sulla facciata internazionale: Putin che si fa gioco di lui, Netanyahu che lo ipnotizza con i suoi attacchi lampo, gli alleati euro-atlantici tartassati e trattati da quantità trascurabile e il nuovo «arco del male», Corea del Nord-Cina-Iran-Russia, che si sta risucchiando l’alleata India. Se ancora qualcosa teneva e prometteva di rimpinguare l’economia americana (e le casse della famiglia Trump) erano i petrodollari, ora incredibilmente minacciati dal sionismo messianico del governo israeliano, lasciato libero di bombardare nel Golfo dalla nuova diplomazia di Washington.

Tuttavia, salvo quando c’è di mezzo qualche ostaggio dei loro, l’elettorato americano non è particolarmente sensibile alle vicende del Mondo né - lo si è visto con la fallimentare campagna della candidata Harris - ai richiami agli alti valori democratici. Ben diversa è l’attenzione portata alla sfera del privato-pubblico, quella dove i potenti o candidati che siano giocano a rimpiattino con la morale popolare. Un’avventura extraconiugale ancora, ma un giro di pervertiti pedofili proprio no. Quindi, l’intesa tossica con il finanziere perverso Epstein e la sua compagna ruffiana Maxwell rischia di far male al presidente ben più che l’indifferenza per le sorti dell’Ucraina e la complicità con lo sterminio palestinese. A poco serviranno a Trump e al suo vice Vance le ripetute professioni di fede all’intenzione degli evangelisti e cattolici, quando alla richiesta di chiarezza su quella che i trumpiani chiamano un’«assoluta ca..ata» o una «bufala dei Democratici», aderiscono ormai alcuni rappresentanti repubblicani del calibro dei «Repubblicani liberali» Thomas Massie e Rand Paul e della congresswoman Marjorie Taylor Greene. Si vedrà per quanto ancora la grande maggioranza dei suoi colleghi di partito continuerà a chiudere gli occhi davanti alle prove e al calo disastroso dei favori nei sondaggi.

A sgretolare l’immagine d’infallibilità del tycoon e a provocare qualche altro distacco nel plotone repubblicano, forse già in vista della prossima tornata elettorale, è stata anche la recente tragicomica audizione pubblica del responsabile della salute pubblica davanti a una commissione senatoriale. Dopo aver tagliato drasticamente l’assistenza sanitaria per milioni di cittadini e fatta fuori la direzione scientifica del suo Segretariato, le panzane anti-vaccini del complottista Kennedy Jr. hanno platealmente esposto i pericoli cui va incontro la sanità del Paese. L’inversione della prova sulla loro efficacia richiesta alle case farmaceutiche da Trump stesso non risolve i problemi sulla loro somministrazione creati nella popolazione e nei suoi rappresentanti al Congresso.

Ma oltre a un Congresso repubblicano che comincia a patire un Presidente che proclama «io posso fare quello che voglio», rimane da vedere chi della cerchia dei candidati predestinati alla sua successione avrà il coraggio di smarcarsi quel tanto per raccogliere quel che rimarrà della sua eredità e attirare comunque i voti dei delusi. Per ora, alla Casa Bianca, né Vance né il segretario di Stato Rubio osano minimamente correggerlo e negli Stati repubblicani, come nella Florida di Ron DeSantis, i governatori scimmiottano le sue idee politiche. È probabile che la scelta di un futuro candidato presidenziale per i Repubblicani si rivelerà ancora più difficile che per i Democratici.