Il commento

Tempi grami anche per gli svizzeri

È definitivamente finito il tempo dell’economia «drogata» da un costo del denaro bassissimo e spesso addirittura negativo e dai solidi facili dovuto alla continua «stampa» di moneta da parte delle banche centrali
Alfonso Tuor
25.05.2022 06:00

Si preannunciano tempi difficili. È infatti definitivamente finito il tempo dell’economia «drogata» da un costo del denaro bassissimo e spesso addirittura negativo e dai solidi facili dovuto alla continua «stampa» di moneta da parte delle banche centrali. E sono proprio queste ultime che, ritenendo l’inflazione che si stava cominciando a manifestare un fenomeno temporaneo, hanno fatto correre il rincaro permettendo l’avvio del movimento al rialzo dei prezzi e creando le condizioni favorevoli per l’impennata delle materie prime. L’invasione russa dell’Ucraina ha dato ulteriore impulso a questo fenomeno e lo ha esteso anche ai prezzi dei beni alimentari. Ora le banche centrali cominciano a stringere i cordoni della borsa confidando di poter aumentare il costo del denaro ad un livello che consenta di frenare la dinamica dei prezzi senza far cadere l’economia in recessione. Questa operazione non è di solito mai riuscita e appare ancora più ardua oggi, poiché la crescita non è sana ed è caratterizzata da eccessi accumulati negli anni scorsi e che questa cura rischia di farli smaltire in modo tumultuoso. Essi vanno dalle quotazioni delle borse a manie speculative come le valute digitali (il cui valore sta già precipitando rapidamente) all’aumento dell’indebitamento. Ed è proprio nei mercati finanziari che si nascondono a breve i pericoli maggiori.

Il più rischioso è il mercato del credito, dove i principali attori non sono più i tradizionali istituti bancari, ma quel sistema bancario ombra fatto da fondi pensione, fondi di investimento, assicurazioni, società di private equity , che hanno concesso crediti alla ricerca di rendimenti che non davano più le obbligazioni e gli altri strumenti tradizionali e addirittura aggiungendoci marchingegni della ingegneria finanziaria (già tristemente protagonisti della crisi finanziaria del 2008) per incrementare la loro redditività. Dato che i soldi erano facili e a tassi molto bassi non sorprende che l’indebitamento complessivo sia esploso raggiungendo, secondo l’Institute of International Finance, i 305mila miliardi di dollari. E non si tratta solo del debito pubblico. Infatti il debito delle società ha superato i 236mila miliardi con un aumento di 40mila miliardi dall’inizio della pandemia. Si tratta di cifre spaventose ed infatti è in realtà un castello di carte che rischia di cadere, soprattutto adesso che il costo del denaro comincia a salire. E per questo motivo molti si domandano se le banche centrali avranno il coraggio di aumentare il costo del denaro ad un livello indispensabile per sconfiggere veramente l’inflazione oppure se bruscamente si fermeranno per evitare il crollo dell’intero sistema di carte. È molto probabile che prevarrà la seconda ipotesi, per cui molti prevedono che si sta andando verso un periodo di stagflazione, ossia di un’inflazione alta e contemporaneamente una stagnazione o addirittura una recessione. Infatti l’economia è destinata a rallentare bruscamente, poiché l’inflazione è una «brutta bestia» che provoca una forte diminuzione del potere d’acquisto e quindi anche dei consumi delle famiglie. Ad essere colpiti sono soprattutto pensionati e ceti medi e bassi della popolazione con la conseguenza di un ulteriore aumento delle diseguaglianze.

L’impoverimento della popolazione non risparmierà nemmeno il nostro Paese. Infatti, solo per citare alcuni esempi oltre all’aumento del prezzo della benzina, del gasolio e dei generi alimentari e all’aumento dei tassi ipotecari (che toccherà le famiglie con un’ipoteca fissa che giunge a scadenza), sono già in cantiere incrementi dei premi delle casse malati (mediamente del 5%) e altri aumenti che si succederanno nel prossimo futuro. Inoltre si deve ricordare che perderanno valore i i piccoli risparmi che verranno erosi dall’inflazione. Insomma si prospettano tempi duri che vengono resi ancora più difficili dalle incognite geopolitiche provocate dall’invasione russa dell’Ucraina. È quindi proprio giunto il momento di allacciarsi le cinture di sicurezza.