Il commento

Tornano i piccoli miracoli del Pardo

Anche quest'anno il Festival ne avrà davvero per tutti i gusti – E se in futuro dovesse crescere ancora, l’importante è che non si lasci alle spalle le sue buone abitudini
Antonio Mariotti
07.08.2024 06:00

Sorpresa, stupore, scoperta: queste le tre emozioni che - secondo il direttore artistico Giona A. Nazzaro - dovrebbero animare i festivalieri che da oggi inizieranno ad affollare le proiezioni di Locarno 77. Una triade degna di un prossimo episodio della serie di lungometraggi d’animazione Inside Out, in cui la protagonista sia passata dalla passione per l’hockey su ghiaccio (che caratterizza il secondo episodio) a quella per il cinema. Del resto, se c’è una fetta di pubblico per la quale negli ultimi anni i responsabili del festival ticinese hanno ampliato a dismisura le proposte è proprio quella dei giovani e dei giovanissimi, consapevoli che il cinema non è più da decenni un fatto culturale universale ma necessita di un approccio su misura per ogni fascia d’età, cercando inoltre di rendere ognuno non solo fruitore ma anche un po’ protagonista.

In un futuro non troppo lontano, per queste generazioni di potenziali cinefili o cineasti (i due concetti sono sempre più vicini) potrebbe essere del tutto inimmaginabile che il Locarno Film Festival non si svolga nel mese di luglio, non comprenda anche un paio di concerti rock e non veda sfilare sul palco di piazza Grande (o della New Fevi Arena: 4.000 posti seduti al coperto) una serie di star del mondo dell’entertainment di livello mondiale, giunte sulle rive del Verbano a bordo di treni superveloci senza fermate dall’aeroporto di Zurigo. Scenari futuribili per ora ancora tutti da disegnare che non devono però minimamente oscurare quel che il Pardo sa offrire oggi ai suoi spettatori di ogni età e di qualsivoglia sensibilità. In questo senso, il discorso portato avanti nelle ultime quattro edizioni dal direttore artistico punta in modo particolare sul connubio - non sempre facile e non sempre riuscito - tra cinefilia e gradimento popolare. Un risultato che l’atmosfera particolare che si respira durante gli undici giorni della rassegna locarnese tende a rendere possibile, a volte anche in maniera sorprendente. Come dimostrano ad esempio le cinque repliche organizzate nel corso dell’edizione 2023 di un film non certo «facile» come Do Not Expect Too Much from the End of the World di Radu Jude. È certo che qualche altro di questi «piccoli miracoli» locarnesi si verificherà ancora nei prossimi giorni, anche perché il regno del Pardo è uno dei pochi contesti in cui il passaparola funziona ancora alla perfezione.

Un festival come quello locarnese non può però limitarsi a una visione miracolistica del cinema. Chi è pronto a sciropparsi tre o quattro film al giorno ha bisogno anche di certezze. A questi stakanovisti del grande schermo non resta che consigliare la deliziosa retrospettiva che il Festival dedica ai cent’anni della Columbia Pictures, significativamente intitolata The Lady with the Torch (qualsiasi riferimento a Maja Hoffmann è puramente casuale). I titoli racchiusi in questo scrigno brillano come gemme rare nate in un periodo storico e in un luogo (Hollywood) in cui il cinema era costantemente sulla cresta dell’onda. Non si possono però disdegnare nemmeno le proposte delle due sezioni autonome della rassegna: Panorama Suisse che offre il meglio dell’annata appena trascorsa di una cinematografia in netta ripresa e la Semaine de la Critique che, grazie alla potentissima arma del documentario, affronta alcuni dei temi di maggiore attualità che interessano il nostro mondo. Anche quest’anno quindi il Pardo ne avrà davvero per tutti i gusti. E se in futuro dovesse crescere ancora - perché no? - l’importante è che non si lasci alle spalle le sue buone abitudini. Quei piccoli miracoli che ogni anno avvengono senza che nessuno se l’aspetti.  

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