L'editoriale

Un pasticcio poco serio da repubblica delle banane

Il Governo frena le ambizioni leghiste dopo alcuni giorni di vera e propria follia dettata da delirio di onnipotenza
Gianni Righinetti
04.06.2025 06:00

Brusca frenata, con tanto di scuse e rinvio sine die del clamoroso, quanto improvvisato, e fondamentalmente superficiale, arrocco dipartimentale dallo stile inconfondibile: da «dilettanti allo sbaraglio». Il Mattino della domenica, che tronfio quanto i tre leghisti protagonisti, nelle persone dei consiglieri di Stato Norman Gobbi e Claudio Zali, affiancati dall’ispirato coordinatore e per l’occasione regista della commedia politica dell’assurdo Daniele Piccaluga escono fortemente ridimensionati da giorni di follia e arroganza pura. Al foglio domenicale, tanto sprezzante su tutto e su tutti, ora non resta che una copertina a tema, autoironica, con la mattiniera scritta «figura marrone».

Senza troppi giri di parole ai due consiglieri di Stato riconosciamo l’onestà di aver formulato le proprie scuse, ma questa doverosa parentesi, pretesa anche da altri colleghi nel corso di una seduta meno collegiale del solito, non può sminuire la gravità istituzionale dell’accaduto. Se risulteranno incrinati anche i rapporti personali è prematuro da stabilire. E dire che tutta questa lungimirante mossa, ci hanno detto i leghisti nelle passate ore senza riuscire minimamente a convincerci, era finalizzata a rilanciare la motivazione, a dare vigore all’azione politica, a mettere nel posto giusto il politico giusto. Peccato che arrivi con un decennale ritardo. E, ciliegina sulla torta del festeggiamento collettivo, la granitica certezza che i ministri «uscendo dalla loro comfort zone», con un semplice e banale arrocco, avrebbero ridato slancio alle politiche del Dipartimento delle istituzioni e di quello del Territorio. Ovviamente gli autentici fini «cadregari» sono stati negati con sdegno.

Ad uscire piuttosto male è anche il PLR con Alessandro Speziali protagonista di una lettura sospettamente buonista della mossa leghista, segno che Christian Vitta non era ignaro, fondamentalmente pronto ad avallare fino al punto in cui qualcuno aveva speculato che, in fondo, era come calciare il pallone in una porta vuota dato che la maggioranza di 3-2 era già garantita. Certo, ma mancava la certezza che questa proporzione fosse sufficiente. Ora è emerso che occorreranno serie valutazioni giuridiche per capire se non si renda necessario, quanto meno, un 4-1, ovvero una maggioranza qualificata. Sembra allora che qualcuno avesse fatto i conti senza l’oste, considerando la socialista Marina Carobbio disposta a sostenere il piano elaborato nelle segrete stanze leghiste. Al punto che molti attori protagonisti della Lega ne erano stati tenuti all’oscuro. Ma c’è un clamoroso dato sul gradimento nella Lega: il portale Mattinonline ha pubblicato un «sondaggio» secondo il quale il 54,7% di chi ha spontaneamente risposto, ha bollato l’operazione come «solo una manovra per conservare le poltrone: non cambia nulla per i ticinesi». Critica interna o regolamento di conti in via Monte Boglia?

E intanto l’UDC sollecita i tre quinti del Governo a sabotare lo scambio. Esortando gli ormai ex alleati a «lavorare». E questa è la fine dell’intesa a destra. Aggiungiamo che Carobbio e Raffaele De Rosa non si sono fatti abbindolare e hanno preteso prima spiegazioni e poi le scuse. Non sfugge poi che il comunicato dell’Esecutivo esprime «disappunto» per le modalità della comunicazione e che ora si prenderà «il tempo necessario» per esaminare il pasticcio. La storia dei governi ticinesi ha già presentato strappi, dimezzamenti di consiglieri di Stato, sospensioni provvisorie, ma quella di questi giorni è una storia che lascia attonito anche il più navigato osservatore. Ai nostri occhi appare ancora incredibile che due persone adulte, mature e scafate come Gobbi e Zali abbiano immaginato con tanta faciloneria lo scambio strumentale di poltrona. Citiamo loro perché non possiamo credere che l’acerbo coordinatore (per questione d’esperienza politica) Piccaluga sia stato il deus ex machina dell’operazione. Lo sbigottimento per la forma adottata va a rendere ancor meno credibile la sostanza. Per carità, nessuno può escludere che la situazione si sblocchi in tempi brevi e che alla fine arrivi una fumata bianca.

Ma resta la copertina del Mattino, il fatto che due consiglieri di Stato siano stati irrispettosi delle istituzioni, che si siano presentati in coppia in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, sdoganando di fronte al terzo potere dello Stato il passaggio a Zali della responsabilità politica della Giustizia. Il tutto è davvero al di là del bene e del male e rende zoppa sin d’ora la credibilità di Zali, così come quella di Gobbi che, addirittura, con una e-mail interna, si era già congedato dai funzionari delle Istituzioni. Gobbi, inoltre, è pure presidente dell’Esecutivo e si trova comicamente a comunicare al Paese dei suoi stessi maneggi. È la commedia dell’assurdo e la prossima settimana è in agenda una sessione di Gran Consiglio che promette scintille. È il triste requiem della serietà.

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