L'opinione

Una foto non intrappola il presidente ignazio Cassis

Il presidente della Confederazione Ignazio Cassis è stato fotografato con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York
Livio Zanolari
24.09.2022 06:00

Il presidente della Confederazione Ignazio Cassis è stato fotografato con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Naturalmente le reazioni, e non solo nei social, sono contrastanti e spesso frutto di riflessioni poco differenziate. C’è perfino chi sostiene che il presidente della Confederazione avrebbe dovuto evitare in ogni modo la pubblicazione della foto. Va da sé invece che un incontro tra importanti esponenti politici, dove tra l’altro circolano anche giornalisti e fotografi, lasci sul terreno una serie di documenti, fra cui il materiale fotografico.

Ma al di là della discussione piuttosto velleitaria sulla fotografia diramata dal Ministero degli esteri russo, va messo in evidenza ciò che sta dietro l’immagine dei due esponenti politici e soprattutto ciò che si sono detti. A mio avviso il presidente Cassis, accettando di incontrare il ministro Lavrov e di farsi riprendere, ha fatto capire non solo alla Svizzera ma anche al mondo che sta percorrendo le tanto necessarie vie della diplomazia, quelle vie che hanno permesso in passato ai diplomatici elvetici di conseguire tanti successi di mediazione in favore di cessate il fuoco, della pace e di maggiore stabilità. Non scordiamo al riguardo l’abilità diplomatica di un altro consigliere federale svizzero italiano, il compianto Flavio Cotti, che aveva assunto negli anni ’90 la presidenza dell’Organizzazione per la sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), impegnata a instaurare la pace e rendere stabile la regione balcanica.

Non c’è dubbio. Per tentare di frenare la guerra fatta scoppiare dalla Russia in Ucraina c’è bisogno di fervore diplomatico, a ogni livello, anche quando gli interlocutori sono scomodi o si sono perfino macchiati di crimini. A mio avviso, la fotografia oggetto di discussione esprime un messaggio forte, quello della volontà di far lavorare la diplomazia. Il mondo occidentale e soprattutto il continente europeo hanno urgentemente bisogno di questi sforzi e hanno soprattutto bisogno di esponenti che non hanno paura a metterci la faccia, come è stato il caso del presidente Cassis.

Forse la diplomazia svizzera, sorretta dalla sede dell’ONU e da una miriade di altre organizzazioni internazionali, riesce a diventare di nuovo un’interlocutrice di peso, soprattutto per gli Stati europei che stentano a far girare gli ingranaggi dei rapporti diplomatici con la Russia. Per riuscirci non bastano lo spirito di iniziativa e il coraggio dell’onorevole Cassis, ma occorre la volontà di un Consiglio federale capace di promuovere una strategia con più opzioni diplomatiche.

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