Tra il dire e il fare

Unica spiaggia mediterranea

Alessio Petralli torna a scrivere delle possibilità offerte dalle rive luganesi - Ricorda l'urbanista Oswald, secondo cui Lugano è «un paesaggio erotico»
Alessio Petralli
Alessio Petralli
14.07.2025 06:00

Il nuovo parco della Lanchetta a Cassarate sta facendo discutere. Ne parlano semplici cittadini ed esperti in materia. Bene, poiché anche per gli interventi sul paesaggio più gente partecipa a ragion veduta e meglio è. Poi, quando si decide di passare dal “dire al fare”, ognuno deve rendersi conto dei propri limiti e lasciare agli esperti e alla politica lo spazio per concretizzare le proposte migliori. Peraltro, un vero interesse collettivo è una manifestazione d’amore, che in questo caso vorrebbe la propria città sempre più bella e più vivibile.

Paragonare Como (la più svizzera delle città italiane) e Lugano (la più italiana delle città svizzere) viene spontaneo e l’hanno fatto in tanti, non da oggi.

Uno sguardo puntuale e originale lo propone nel 1913 Hermann Hesse, famoso premio Nobel e cultore del paesaggio, che non si era ancora stabilito a Montagnola, dove sarebbe poi vissuto per più di metà della sua vita dal 1919 al 1962.

Citiamo ancora una volta il pensiero di Hesse, poiché ne vale la pena: «Diversamente da Lugano e da tutte le celebri cittadine lacustri, Como volge le spalle al lago, e anche nel grazioso piazzale del porto non si prova la tediosa e inquietante sensazione di sedere in prima fila davanti ad un paesaggio creato ad arte, con il biglietto in tasca e l’obbligo di godere del bello spettacolo».

Alla Lanchetta più che fare si sta facendo e non dubitiamo dei numerosi esperti che hanno messo mano a un progetto ancora in corso, valutabile compiutamente nei prossimi anni.

Fra le numerose osservazioni, limitiamoci qui ad alcuni dati di fatto, tralasciando la prima impressione spontanea che il verde (e l’ombra) siano scarsi. Ce ne sarà in ogni caso di più quando i “manici di scopa” collocati ora dietro la panchina rossa più lunga di sempre saranno cresciuti. Un po’ come accaduto al vicino viale Castagnola, con un intervento riuscito che in pochi anni sta facendo dimenticare lo storico viale alberato con i suoi ippocastani di una volta.

Purtroppo alla Lanchetta, da cui si gode di un paesaggio straordinario, il «biglietto in tasca» di cui parlava Hesse è ancora attuale, soprattutto perché l’accesso al lago è fortemente ostacolato da tante barche ormeggiate a mo’ di fortificazione e a chi si accomoda all’ombra degli ombrelloni non passa certo per la testa di avventurarsi in acqua. Insomma è una spiaggetta da “vorrei ma non posso” che non fa onore a una città ambiziosa come Lugano. La quale può vantare fra le sue grandi conquiste, a cui nessuno rinuncerebbe mai, l’università, il LAC e il PSE, ma pure la frequentatissima foce.

Dicevamo che alla natura occorre il suo tempo ma anche la nostra politica non scherza: qualche decennio come minimo (quando non sono i secoli dell’università) per passare dalle parole ai fatti. Tanti progetti, tanti studi e poi ecco puntuali i nodi che non si sbrogliano.

Quindi Lugano, prima di venirne soffocata, deve al più presto realizzare perlomeno tre progetti: la SUPSI alla stazione (con la copertura della trincea e l’aiuto di Massagno), il rilancio dell’aeroporto e il Polo turistico e congressuale al campo Marzio Nord, rivalorizzando nel frattempo il Palacongressi che in 50 anni di onorato servizio fa ancora bella mostra di sé in una posizione impareggiabile. E magari concretizzando l’unica spiaggia mediterranea svizzera che corre da Piazza Luini (LAC), la quale manca drammaticamente di verde, di posti di ristorazione e quindi di vita, fino a Lido di Riva Caccia.

Da quando, dopo l’avallo di autorevoli esperti, l’abbiamo proposta, ipotizzavamo cinque anni per arrivarci. Ne sono passati più di sei e siamo alle spiaggette.

Il marketing urbano può essere impietoso se non adeguatamente sostenuto. Como ne sa qualcosa e il suo lungolago cittadino (alle spalle dell’insignificante grande Piazza Cavour, nonostante Hesse) non regge il confronto con quello di Lugano. Per un grandissimo architetto urbanista quale Franz Oswald, Lugano è una «scultura che vive, un paesaggio erotico», soprattutto se vista da 800 metri di altitudine. Lugano è bellissima anche da vicino, ma bisogna che venga vissuta di più!

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