Detto tra noi

La grande serietà del gioco

Durante la sua vita una persona cambia fisicamente e intellettualmente - L’unica cosa che non cambia mai è la squadra del cuore
Mauro Rossi
27.05.2022 06:00

Durante la sua vita una persona cambia. Fisicamente, intellettualmente, muta le proprie posizioni politiche, cambia lavoro, amicizie, affetti, cambia le proprie idee, i propri gusti, talvolta la religione e, ogni tanto, addirittura il sesso. L’unica cosa che non cambia mai è la squadra del cuore: quella rimane sempre la stessa, indipendentemente dai suoi successi o dalle sue disavventure, dal fatto che vinca una Coppa o che venga retrocessa nelle categorie più basse. Una volta scelta, diventa una parte inscindibile di noi, quasi un filamento del DNA. Il motivo? Difficile da spiegare razionalmente o forse sì. Forse si tratta della più eloquente testimonianza di come il gioco sia una componente essenziale dell’essere umano, in ogni sua fase anagrafica. Troppo frettolosamente catalogato come un’attività riservata ai più piccoli, giocare è infatti un’operazione che ci coinvolge, secondo declinazioni sempre diverse ma con la stessa matrice, per l’intera vita e rappresenta una chiave di lettura su di noi e di come ci rapportiamo con gli altri e con noi stessi. «Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione», rilevava giustamente Platone. Se da bambini, attraverso l’utilizzo dei giocattoli, si simula l’attività degli adulti in una sorta di percorso di apprendimento di ciò che potrebbe accadere, nei successivi periodi esistenziali si continua su questa strada. Si gioca infatti con i sentimenti, i sogni e le ambizioni proprie e altrui, si continua a giocare alla guerra e a guardie e ladri scegliendo ogni volta il ruolo che più si ritiene congruo, si riproduce il gioco dei mestieri vestendo i panni ora del medico ora dell’ammalato e del mercante in fiera, quando c’è l’opportunità si gioca a Monopoly o a rubamazzetto, ogni tanto si rielabora una forma diversa dal «liberi tutti» e ci si cimenta con un’altra infinita lista di giochi che a volte hanno leggerissime varianti rispetto a quelli praticati da bambini - perché quando ci sono di mezzo i soldi veri la cosa è ovviamente più complessa - e che a volte invece hanno le medesime dinamiche. Solo lo sport e il nostro rapporto con esso rimane pressoché immutato. Certo da giovani lo si vive in maniera attiva, fisica, poi - per i più - si trasforma in un’attività essenzialmente intellettuale ma guidata dalla medesima e incrollabile passione, prendendo la cosa molto sul serio, proprio come da bambini , con identica leggera irresponsabilità. E, contrariamente al resto, restando sempre fedeli alla bandiera scelta, anche a costo di divertirsi un po’ di meno di quando eravamo ragazzini, ma con immutata tenacia e incrollabile fiducia. Dettata, ritengo, dal fatto che nel nostro rapporto con lo sport, a volte, non ci si rende nemmeno conto che si tratta di un gioco perché il gioco - quello più pesante - quello che ci troviamo a praticare ogni giorno, cambia nome, regole e la parte in cui stare a ogni occasione.