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Tra parola e musica

Tornano in Cattedrale a Lugano «I Vesperiali», tre momenti domenicali di cultura e riflessione
© Luana Beeli
Mauro Rossi
25.03.2022 12:00

Nella tradizione cattolica, il «vespro» è uno dei momenti della giornata in cui ritagliare uno spazio per la preghiera comunitaria. Coincide con il crepuscolo serale, con quel tramonto («L’ora che volge al desio», recitava Dante nella Commedia) che in una civiltà rurale significava il termine delle fatiche lavorative da celebrare ringraziando l’Altissimo con una salmodia, ossia la recitazione o il canto di diversi salmi.

È proprio a questo rito che si ispirano I Vesperali, manifestazione che da quasi quarant’anni – la prima edizione è datata 1984 – caratterizza il periodo quaresimale in uno dei principali luoghi di culto luganesi, la Cattedrale di S. Lorenzo, con un’originale assemblanza di sacro e profano, di musica, teatro, arte e cultura che si intersecano spesso senza un filo di continuità e con un unico elemento in comune: stimolare la riflessione.

«È un’iniziativa sorta quasi per caso», spiega il giornalista Enrico Morresi, responsabile dell’Associazione Amici della Musica in Cattedrale, promotrice della rassegna. «All’inizio c’era semplicemente il Coro della Cattedrale che, come tutti gli ensemble canori di matrice religiosa, proponeva dei “vespri” cantati nella chiesa di S. Antonio (quella di piazza Dante di fronte alla Manor – ndr) . Per rendere la cosa un po’ più vivace si pensò poi di alternare i canti con delle letture o delle riflessioni per le quali, approfittando delle mie conoscenze professionali, riuscii a coinvolgere dei personaggi. L’iniziativa ebbe un tale successo che dalla Chiesa di S. Antonio fu spostata in Cattedrale e in uno dei momenti più significativi della settimana: la domenica pomeriggio. Poi, grazie alla collaborazione con la Radiotelevisione svizzera e altre istituzioni luganesi, iniziammo a invitare ensemble musicali in grado di migliorare l’offerta e ospiti sempre più prestigiosi». Una crescita esponenziale che, nel giro di pochi anni, ha trasformato I Vesperali in un atteso appuntamento dalla straordinaria qualità sia dal profilo strettamente sonoro e drammaturgico (nel tempo alle parti musicali sono stati affiancati anche degli eventi recitativi che hanno coinvolto la Compagnia di prosa della RSI nonché attori di grido tra cui Ugo Pagliai, Paola Gassmann, Franco Graziosi, Pamela Villoresi... ) sia da quello delle riflessioni affidate a personalità di caratura internazionale che vanno da David Maria Turoldo a Fulvio Tomizza, da Tullia Zevi a Giorgio Orelli, da Angelo Branduardi a Erri De Luca a Mario Botta fino a Krysztof Zanussi. Il tutto seguendo un’impostazione decisamente originale. «Se allestendo la parte musicale abbiamo sempre cercato di offrire proposte legate al genere “sacro”, per quanto riguarda le testimonianze, abbiamo sempre concesso carta bianca ai nostri ospiti, senza richiedere particolari attestati di religione», spiega Morresi. «E questo in modo da mettere sempre al centro la loro persona, il loro vissuto, le esperienze personali, anche a rischio di ritrovarci con interventi che nulla avevano a che fare con la componente musicale dell’evento o con il periodo quaresimale». Un rischio comunque quasi sempre calcolato, vista l’alta caratura delle personalità coinvolte. «Ricordo il toccante intervento dello scrittore russo Andrej Siniavskij che raccontò la drammatiche esperienza vissuta all’interno dei gulag sovietici, così come il cantante americano di gospel Walter Rhodes che visse questo momento all’interno della Cattedrale in modo estremamente mistico», racconta Morresi. «Ma anche un Giorgio Orelli che regalò una dotta dissertazione lessicale tra le consonanti palatali e fricative e un Mario Luzi che dopo mille divagazioni che gli fecero perdere il filo del discorso e accortosi che aveva sforato il tempo a sua disposizione, terminò il suo intervento in modo secco senza arrivare ad una conclusione: questo per dire dei rischi che ogni tanto il nostro concedere piena libertà ai nostri ospiti ha provocato qualche leggero inconveniente». Inconvenienti che tuttavia non sembrano aver influito né sul prestigio né sul grande affetto che il pubblico nel corso della ultradecennale storia ha dimostrato ai Vesperali pronti dunque, dopo un anno difficile a causa della pandemia, a offrire nuovamente, conclude Morresi, «quel connubio tra cultura e meditazione di cui soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo, abbiamo tutti un gran bisogno».

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