Cosa Fare

Un'opera pop senza tempo

A vent’anni dal debutto italiano è in scena al LAC fino al 12 giugno «Notre Dame de Paris»
Dimitri Loringett
09.06.2022 09:45

Quella arrivata a Lugano questa settimana non è una semplice opera famosa. È di più, molto di più. È uno spettacolo che per quasi un quarto di secolo ha dominato la classifica dei titoli teatrali, un’opera popolare moderna («non è un musical – tiene a sottolineare la produzione – perché differente per struttura, messa in scena, dipanarsi dell’intreccio e composizione musicale») tradotta e adattata in 9 lingue diverse e andata in scena in 20 Paesi in tutto il mondo con più di 5.400 repliche, attirando oltre 13 milioni di spettatori internazionali. Ed è uno show che ha addirittura stabilito un primato da Guinness come il musical di maggior successo nel primo anno di rappresentazione, con oltre quattro milioni di spettatori che lo hanno visto nel 1998, anno del suo debutto in Francia. Stiamo parlando di Notre Dame de Paris, opera tratta dall’omonimo romanzo di Victor Hugo, scritta da Luc Plamondon e musicata da Riccardo Cocciante. La particolarità dell’edizione in cartellone al LAC fino al 12 giugno è che lo show avrà quale protagonista l’intero cast originale del debutto italiano, con il grande ritorno di Lola Ponce nei panni di Esmeralda. Insieme a lei, sul palco ci saranno Giò Di Tonno (Quasimodo), Vittorio Matteucci (Frollo), Leonardo Di Minno (Clopin), Matteo Setti (Gringoire), Graziano Galatone (Febo) e Tania Tuccinardi (Fiordaliso).

«La versione italiana è sicuramente quella di maggior gradimento del pubblico internazionale, ma lo è anche per gli stessi attori che hanno interpretato altre versioni, come quella originale in francese o quella in inglese», ci confida Vittorio Matteucci, da noi interpellato prima di raggiungere il Ticino. «Notre Dame de Paris è una delle opere di maggior successo di tutto il globo e in questo tour che celebra il ventesimo del debutto italiano del 2002, abbiamo trovato un pubblico particolarmente entusiasta. Sarà perché siamo stati due anni tutti rinchiusi in casa e avevamo una gran voglia di vedere e condividere di persona quello che è il teatro, ma la gente ci tributa un successo senza precedenti, addirittura migliore rispetto a quello di vent’anni fa. Ed è anche un successo più “maturo”, perché oggi fra il pubblico troviamo gli stessi ragazzi che allora avevano magari 7-8 anni, che ora sono diventati grandi e che portano i propri figli, piccolissimi, a vedere lo spettacolo».

Due artisti, una grande opera

L’idea di Notre Dame de Paris nasce dall’incontro fra il cantante e compositore italo-francese Riccardo Cocciante e l’autore del Québec Luc Plamondon: assieme i due realizzano un’opera che va oltre le convenzioni, costruendo uno spettacolo che rispecchia l’idea di Cocciante di creare una nuova forma di «opera popolare» contemporanea che affonda le proprie radici nella grande tradizione europea del dramma in musica mescolandosi con le tecniche moderne dei concerti e delle regie degli spettacoli live. «Sarà per la passionalità che come attori mettiamo in scena ma sicuramente questo è uno spettacolo molto ricco e carico di passione sua, che poi è quella che cerca sempre di trasmetterci Cocciante, che non ci molla un momento. È sempre lì a chiedere un’interpretazione rigorosa con grande attenzione e dedizione. Lui è spesso presente durante le repliche: ci tiene. È la sua prima creatura di opera moderna, poi ne ha fatte altre, come Il Piccolo Principe o Giulietta e Romeo, ma Notre Dame de Paris è come il primo amore che non si scorda mai».

L’eterno Hugo e l’«amato» Frollo

«Notre Dame de Paris è un archetipo», spiega Matteucci. «La grande letteratura è tale quando parla proprio di noi e di quelle cose che ci riguardano dall’inizio dei tempi. Per esempio, l’accettazione o meno della diversità, l’arroganza del potere, il rapporto con il Divino, l’amore, la bella e la bestia, il bene e il male … Questi e altri problemi che da sempre attanagliano l’umanità sono alla base del successo di questa grande opera». L’attore ci rivela anche qualche aspetto sul suo personaggio, l’arcidiacono Claude Frollo, antagonista di Quasimodo. «Nella mia carriera di cantante di opere moderne mi è quasi sempre capitato, per il colore scuro della mia voce, di interpretare i cattivi. E la cosa mi piace, mi diverte perché spesso si tratta di ruoli pieni di risvolti, di contraddizioni. È bello interpretare un personaggio che non ha semplicemente due dimensioni ma che ne ha molte di più. Frollo non mi assomiglia per niente, però devo dire che è proprio un piacere poterlo interpretare. Oggi ancora di più, perché l’esperienza derivante da vent’anni di repliche, mi permette di rendere il personaggio ancora più completo. Frollo rimane sconvolto dalla presenza femminile, non aveva mai considerato di poter cadere dentro a questo abisso passionale e quindi si vede chiaramente l’umanità in lui, tant’è che nonostante la sua cattiveria è un personaggio molto amato dal pubblico. Probabilmente perché impersonifica l’umanità in tutte le sue contraddizioni».

Una scena dello spettacolo con Lola Ponce nei panni di Esmeralda e Giò Di Tonno in quelli di Quasimodo. ©Francesco Prandoni