Lugano

I cripto enigmi del Piano B

Cosa resta della festa dei bitcoin? Oltre 1.000 transazioni ma anche dubbi e società-bucalettere poco trasparenti
Secondo la Città sono già una ventina le aziende e i professionisti del settore che nell’ultimo anno si sono trasferite sul Ceresio sulla scia del Piano B. (CdT/ Chiara Zocchetti)
Davide Illarietti
06.11.2022 07:00

Tra via Nassa e vicolo Nassetta la differenza è la stessa che c’è tra luce e ombra. Vetrine scintillanti e anonime bucalettere. Forse tra sogno e realtà. A pochi metri dalle boutique del lusso che si tirano a lucido per accogliere i turisti e i nuovi cripto-milionari promossi e promessi dalla Città di Lugano, il vicolo passa quasi inosservato. Defilato, diminutivo: appena tre numeri civici. Allo stesso modo, nei preparativi dell’ormai famoso Piano B che punta a creare una «capitale europea delle criptovalute» sul Ceresio, è passato inosservato l’arrivo nel vicoletto di una società creata a Zugo due anni fa. Sul Foglio ufficiale il trasloco è stato registrato l’8 settembre. Il nome è eloquente: si chiama «Enigma» e al momento è un buon esempio del punto in cui si trova la nuova cripto-valley ticinese.

Da Zugo al Ticino

«Cripto» in greco vuol dire nascosto, misterioso, non a caso. Come per molte società del settore trovare informazioni su «Enigma» (per esteso: Enigma Digital Assets) non è facilissimo. Non ha un sito Internet, solo una pagina Facebook con due «mi piace» e nessuna descrizione. Anche l’ufficio non esiste: l’indirizzo nel vicolo è quello di una fiduciaria dove sono domiciliate decine e decine di società. L’unico collegamento con la città «reale» è il nome di uno dei due co-fondatori: un ingegnere russo che figurava tra i relatori invitati al Plan B Forum, la cripto-conferenza organizzata a Lugano il 28-29 ottobre dalla Città. Nel suo intervento l’ingegnere ha presentato - sotto il nome di un’altra società - il progetto di un impianto per estrarre bitcoin (mining) realizzato nel deserto del Texas. «Stiamo lavorando per portare la nostra tecnologia a Lugano» ha spiegato, anticipando che sono in corso trattative con un partner locale. «Le criptovalute non sono il male, sono il futuro» ha dichiarato davanti a una platea di giovani galvanizzati.

Ma non tutti i luganesi condividono l’entusiasmo. L’annuncio del Plan B a marzo scorso è stato accolto con tre interpellanze in Consiglio comunale. A destare perplessità è soprattutto l’impatto ambientale in un periodo di penuria e caro-bollette - gli impianti per il «mining» di bitcoin consumano moltissima energia - ma anche il rischio di riciclaggio di denaro. Nella primaversa scorsa diverse banche centrali hanno lanciato l’allarme sulla possibilità che le criptovalute possano essere utilizzate per aggirare le sanzioni introdotte da USA e UE(e della Svizzera) contro la Russia. Le aziende cripto sono corse ai ripari per rassicurare le autorità finanziarie. Nello stesso periodo l’ingegnere russo, registrato alla Camera di commercio di Zugo dal 2020 ad aprile 2022 come residente a Mosca, ha trasferito il domicilio in Svizzera utilizzando un passaporto israeliano. A settembre si è spostato ancora, da Zugo a Lugano.

Venti nuovi arrivi

Non è un caso isolato. Secondo la Città sono già una ventina le aziende e i professionisti del settore che nell’ultimo anno si sono trasferite sul Ceresio sulla scia del Piano B. Il loro impatto sulla piazza finanziaria e sull’economia cittadina resta un’incognita. «Enigma» per ora ha solo un recapito postale in vicolo Nassetta. Ma secondo Palazzo Civico dietro alla società ci sono «importanti imprenditori» con risorse da spendere e investire. L’acquisto di beni (magari di lusso, nella vicina via Nassa) è la contropartita che ci si aspetta dall’arrivo dei cripto-milionari sul territorio. I commercianti del centro sono tra i principali sostenitori del piano: in occasione del forum ben 65 tra negozi, ristoranti e alberghi hanno introdotto i pagamenti in bitcoin. Il Municipio conta di arruolarne mille entro fine anno e preannuncia l’adesione di «un’importante catena di negozi di lusso» a breve.

Nel frattempo a gioire sono stati soprattutto gli hotel, che hanno fatto il pieno di ospiti durante la due giorni di fine ottobre. «È stata senz’altro un’ottima iniziativa in una stagione tradizionalmente debole dal punto di vista turistico» spiega il portavoce di Hotelleriesuisse Lorenzo Pianezzi. «Tutti gli alberghi soprattutto nel centro cittadino hanno registrato una buona occupazione, per questo periodo dell’anno». Ma di bitcoin ne sono girati pochi. «Ho proposto di persona il pagamento in criptovalute ad alcuni ospiti arrivati per la conferenza» racconta Pianezzi, che dirige l’hotel Walter a pochi passi da via Nassa (e da vicolo Nassetta). «Nessuno ha accettato».

Oltre 1.300 transazioni

Anche al negozio Zappa Sport di via Peri c’è un po’ di delusione. «Neanche un acquisto» lamenta il proprietario. «Speriamo vada meglio in futuro». Che i bitcoin si prestino meno al consumo e più all’investimento (speculativo) del resto non è un mistero. A disincentivare i bitcoiners dallo shopping c’è anche il momento sfavorevole: le quotazioni sono crollate del 70 per cento da inizio anno. Alla luce di ciò i numeri forniti a La Domenica dalla Città sono tutto sommato positivi: mille transazioni effettuate in due giorni (28 e 29 ottobre) più gli acquisti effettuati tramite Luga (200) e Tether (130). Fatte le somme, sul totale dei visitatori del Forum (1700) quattro su cinque hanno speso monete digitali nel corso dell’evento. L’importo delle transazioni non è stato calcolato - per ragioni di privacy - ma «non è che una parte del reale indotto generato dall’iniziativa sulla città» spiega il segretario comunale Robert Bregy. La Divisione sviluppo economico sta stilando un rapporto per rendicontare al Municipio il ritorno positivo sulle attività ricettive e commerciali. In franchi. «Sono arrivate a Lugano tante persone e diverse vogliono rimanervi o stabilirsi qui in futuro. Parliamo di persone spesso benestanti, con tenore di vita alto» precisa Bregy. La sfida per la Città sarà appunto quella di trasformare l’interessamento in una presenza stabile e - soprattutto - concreta. Il rischio di portare sul Ceresio solo domicili più o meno fittizi e scrivanie vuote non spaventa l’amministrazione cittadina: «È quello che è in parte successo a Zugo ma non si ripeterà qui» assicura il segretario comunale. «Stanno arrivando soprattutto persone fisiche, manager e imprenditori che vedono nel Luganese un luogo interessante dove vivere e lavorare. Sono nomadi digitali, gli basta un computer, non hanno bisogno di grandi strutture e per questo forse sono meno visibili». Quanto alle preoccupazioni sul riciclaggio «si tratta più che altro di luoghi comuni» taglia corto Bregy.

Un settore «mobile»

Il rischio semmai, trattandosi di «nomadi» appunto, è che non rimangano a lungo. Ne sanno qualcosa a Chiasso: nel 2018 la città di confine salì alla ribalta internazionale per aver introdotto (prima in Ticino) la possibilità di pagare le tasse in bitcoin. Ma oltre alla grande visibilità l’iniziativa «ha lasciato poco» ammette il sindaco Bruno Arrigoni. In quattro anni un solo contribuente ne ha approfittato. «Sono arrivate diverse aziende, questo sì, composte in genere da uno o due individui. Ma sono realtà molto mobili, diverse se ne sono andate o sono semplicemente scomparse». Quantificare arrivi e partenze è impossibile «in quanto a livello commerciale sono registrate come attività finanziarie generiche» conclude il sindaco.

Anche sotto questo profilo il nostro «Enigma» è un caso esemplare. L’azienda fa parte di una galassia di società che si snodano tra Islanda, Cina, Canada, Stati Uniti, collaborano, si fondano, a volte litigano. L’impianto in Texas - riporta la stampa americana - è stato oggetto di almeno tre controversie legali da quando è stato aperto, due anni fa. Nell’ultimo contenzioso alcuni soci hanno accusato Enigma di essersi appropriata indebitamente di informazioni industriali. Al Plan B Forum l’ingegnere russo (anzi israeliano) ha prospettato «un investimento in tempi brevi» in un secondo impianto di «mining» luganese.

Ma il primo novembre, tre giorni dopo, il Foglio ufficiale ha registrato un nuovo movimento: l’ingegnere è uscito dalla società con sede in vicolo Nassetta. L’enigma per ora resta tale. Come enigmatico resta il futuro della cripto-valley luganese.