L'intervista

«Il nostro viaggio non ha cambiato il mondo ma era giusto accettare l'invito»

Yves Nidegger, consigliere nazionale UDC, è tornato giovedì da Kiev
Andrea Stern
Andrea Stern
01.05.2022 06:00

Yves Nidegger è convinto che sia stato giusto andare a Kiev. «Il nostro viaggio non ha cambiato il mondo - afferma il consigliere nazionale UDC, di ritorno dall’Ucraina. Ma personalmente non vedo in che modo possa aver intaccato la neutralità della Svizzera. È stato piuttosto il Consiglio federale a gettare alle ortiche la nostra neutralità aderendo alla guerra economica contro la Russia».

Signor Nidegger, quali sono le sue emozioni di ritorno da Kiev?
«Quello che abbiamo visto è oggettivamente scioccante. Non siamo abituati a scenari del genere. Ma ora è importante non lasciarsi trascinare dalle emozioni. Servono analisi razionali».

Qual è la sua analisi del conflitto?
«La battaglia per l’Ucraina tra la NATO eil mondo russo è una pietra miliare nel declino della potenza occidentale, a livello economico, militare e culturale. Questo conflitto sta decisamente accelerando il declino occidentale».

Non è un declino sia russo sia occidentale?
«Anche i russi sono occidentali, seppur in maniera diversa. Sono cristiani ortodossi, ma hanno sviluppato un sistema diverso. C’è una linea di frattura che risale alla separazione dell’Impero romano tra oriente e occidente».

A Est si è andati avanti con il sistema dell'imperatore che è sia capo religioso, sia capo politico

Addirittura?
«A Est si è andati avanti con il sistema dell’imperatore che è sia capo religioso, sia capo politico. Ancora oggi nel mondo ortodosso le autorità religiose e politiche sono entrambe incontestabili. L’Ovest invece si è sviluppato sulle dispute tra la chiesa e i re.La democrazia nasce dal fatto che ci si può opporre ai valori, si possono avere visioni diverse, partiti diversi».

Ecco, ma oggi perché si combatte in Ucraina?
«La questione è se l’Ucraina può far parte della NATO. Per la Russia è inaccettabile, per l’Occidente è auspicabile, ma non indispensabile. Stiamo rischiando una terza guerra mondiale per questioni di confini tra zone di influenza».

Come uscirne?
«È una tragedia greca. Per uscirne ci vorrebbe una sorta di miracolo. Imeccanismi che si sono messi in moto conducono ogni giorno di più verso il peggio. Io sono pessimista».

Guardi quello che succede. Stiamo entrando in una escalation che può solo peggiorare

Cosa le fa temere il peggio?
«Guardi quello che succede. Gli inglesi dicono che capiscono gli ucraini che bombardano le riserve di carburante in Russia, perché quel carburante serve ai carri armati che attaccano l’Ucraina. I russi rispondono dicendo che bombarderanno le riserve ucraine e se ci sono stranieri sul posto, peggio per loro. Stiamo entrando in una escalation che può solo peggiorare».

Le sanzioni non aiuteranno?
«Mai nessun conflitto è stato risolto con le sanzioni. Si dice spesso che le sanzioni hanno permesso di porre fine all’apartheid in Sudafrica ma non è vero. È stato de Klerk a porre fine all’apartheid, non le sanzioni».

Però le sanzioni possono avere un effetto.
«Le sanzioni possono dare fastidio alla Russia ma impoveriscono anche l’Europa. Inoltre l’Occidente è partito subito con sanzioni molto forti. Siamo ormai quasi al limite massimo. La Russia sa che l’Occidente non invierà le sue truppe e non potrà inasprire ulteriormente le sanzioni. Sa che, qualsiasi cosa faccia, non avrà una reazione più forte di quella avuta finora».

I russi hanno un vantaggio geostrategico importante, i missili ipersonici

La Russia non ha paura di una guerra mondiale?
«I russi hanno un vantaggio geostrategico importante, i missili ipersonici. Sono missili così rapidi da non poter essere intercettati La NATO non ha nulla di equivalente».

Una guerra mondiale farebbe male anche a loro.
«Negli anni ‘80 mi sono occupato delle discussioni sugli armamenti a Ginevra. All’epoca i russi erano pronti ad affrontare una guerra nucleare. La loro idea era di sopravvivere meglio dell’Occidente. I russi sono tuttora determinati. Mentre da noi nessuno ha voglia di combattere, tantomeno di morire».

La Russia ha criticato il vostro viaggio a Kiev. Dice che dovreste andare anche a Mosca.
«Se il presidente della Duma ci invita a Mosca, io non sono contrario ad andarci. Il fatto è che i russi vogliono far sentire la loro propaganda. È chiaro che anche nel nostro viaggio a Kiev c’è stata una parte di propaganda. Eravamo circondati da uomini armati che ci mostravano quanto i russi fossero cattivi e quanto gli ucraini coraggiosi. Ma qui la propaganda conta fino a un certo punto. La questione è che la Russia ha aggredito l’Ucraina e non il contrario».

L'UDC critica il mancato rispetto della neutralità da parte del Consiglio federale

Anche l’UDC ha criticato il vostro viaggio.
«L’UDC critica il mancato rispetto della neutralità da parte del Consiglio federale. In questo viaggio ha anche criticato la verde Irene Kälin, che si è battuta per vietare l’aereo agli altri parlamentari ma poi lo usa lei stessa. Tuttavia in questo caso si tratta di una critica poco calzante. Fossimo andati solo col treno, non saremmo mai arrivati a Kiev. Siamo stati 40 ore in viaggio, tra cui 22 ore sul treno notturno».

Cosa vi hanno chiesto gli ucraini a Kiev?
«Queste persone chiedono armi, soldi, chiedono di adottare una risoluzione che condanni l’aggressione russa come un genocidio, chiedono di cacciare i funzionari russi, chiedono un aiuto a ricostruire il Paese, chiedono di diventare membri dell’UE».

Sono troppo esigenti?
«Fossi ucraino, chiederei le stesse cose, penso».

Sull'UE non possiamo aiutare molto... Sulle armi abbiamo una legge che ci impedisce di vendere armi a un Paese belligerante

Voi cosa avete risposto?
«Sull’UE non possiamo aiutare molto... Sulle armi abbiamo una legge che ci impedisce di vendere armi a un Paese belligerante. Per contro sull’aiuto economico facciamo già parecchie cose e ne possiamo fare altre».

Possiamo ancora mediare?
«Il problema è che oggi tra tutti i governi del mondo ce n’è solo uno che crede ancora che la Svizzera sia neutrale. È il Consiglio federale».

Cosa avrebbe dovuto fare il Consiglio federale?
«È chiaro che non è facile essere neutrali. Ci sono sempre dei momenti imbarazzanti. Ma finora la Svizzera aveva resistito bene. Oggi invece ci siamo frettolosamente allineati alle istruzioni americane. Né l’India, né la Cina, né la Turchia, né l’Iran, né Israele, né i Paesi arabi, né i Paesi africani, né i Paesi sudamericani l’hanno fatto. Noi sì. Ci siamo schierati con un mondo occidentale che si isola con una postura da padrone, sebbene non sia più un padrone. Ecco, in questo mondo multipolare la Svizzera avrebbe fatto meglio a restare neutrale».

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