Intervista

Alla guida c’è lei: le conducenti di treni e bus si raccontano

Macchinisti e autisti sono affiancati sempre più spesso da colleghe desiderose di affrontare la propria strada in un mondo che cambia.
Martina Ravioli
21.04.2022 10:00

Sguardo fisso sul percorso, sensi all’erta, massima attenzione, prontezza di reazione per gli imprevisti. Ma anche panorami meravigliosi, sfide avvincenti, costruzione di un ruolo sempre più a portata anche per il mondo femminile e stereotipi, pochi a dire il vero, combattuti a suon di passione e professionalità. Ma come vivono il loro lavoro giorno dopo giorno le autiste e le macchiniste che ci conducono lungo strade e ferrovie? Abbiamo intervistato Giuliana Mariotti, 57 anni, autista TPL da 6 anni e Martina Salvisberg, 36 anni, macchinista FFS da ottobre 2021.

Autista e macchinista sono due lavori declinati ancora al maschile, anche se le cose stanno cambiando. Qual è il percorso che ti ha portata a intraprendere questa professione?
Mariotti: «Mio papà aveva una ditta di trasporto su gomma e già da bambina mi chiamava ‘la piccinina di bottega’. Crescendo ho rilevato l’attività e per 30 anni ho guidato mezzi pesanti. La crisi ci ha colpito duramente e l’azienda ha dovuto chiudere. Sono così passata a lavorare presso la Trasporti Pubblici Luganesi SA alla guida dei bus. Una scommessa felicemente vinta».
Salvisberg: «Guidare per me è prima di tutto una passione, come pure viaggiare. Ottenuta la patente di guida per il bus speravo di conciliare i viaggi con la guida, ma ho optato per trasferte più corte guidando bus di linea. Infine, ho colto l’opportunità che le FFS offrivano per la scuola di macchinista in Ticino e mi sono candidata per un posto. La possibilità di non avere sempre lo stesso panorama tutti i giorni e tutto il giorno lo trovo più stimolante».

Lavoro su turni, di notte, in giornate festive. Come riesci a conciliare lavoro e vita privata?
M.: «Da sempre sono abituata a lunghe ore lontano da casa, inoltre le mie figlie sono ormai giovani donne. Certo, in caso di bambini piccoli diventa più difficile gestire il tutto, ma non impossibile. Inoltre sappiamo i turni con mesi d’anticipo e questo facilita enormemente l’organizzazione famigliare. Il mio turno preferito è quello che, in gergo, chiamiamo ‘il presto’. È vero che mi devo alzare alle 4.30, ma poi nel primo pomeriggio sono a casa. Inoltre amo vedere la città che si risveglia e trasportare tante persone diverse: i lavoratori, poi gli studenti, più tardi i pensionati e chi va in città a fare spese. Alla guida di un bus si ha uno sguardo davvero privilegiato sia sulla città che sulla società».
S.: «Il lavoro a turni non mi ha mai spaventata. A volte bisogna rinunciare a qualche serata in compagnia o a un weekend via, ma basta organizzarsi. D’altro canto, avere libero in settimana ti permette di fare attività in momenti meno frequentati».

Come è il rapporto con i colleghi?
M.: «Contrariamente a quanto si potrebbe pensare c’è molto cameratismo tra uomini e donne. In termini numerici siamo di gran lunga la minoranza: su 177 autisti, meno di una decina sono donne, ma non ho mai avuto la sensazione di venir trattata diversamente in quanto donna. Chiaro è che dipende da come una persona si pone, ma in TPL ho trovato un bel gruppo. Con alcune colleghe sono poi nate delle sincere amicizie».
S.: «Il rapporto con i colleghi è buono, soprattutto in ferrovia. Nel precedente lavoro, soprattutto all’inizio, c’era ancora qualche collega che pensava che le donne stessero meglio a casa. Evidentemente non si può andare d’accordo con tutti».

E quello con l’utenza? Vi sono stereotipi contro cui hai dovuto lottare?
M.: «All’inizio mi sentivo un po’ sotto esame. Trasportare persone è molto diverso dal trasportare materiale! Io poi sono veramente timida e non è stato facilissimo. Con il tempo, però, mi sono accorta di aver avuto timore per nulla. Gli utenti, soprattutto anziani, apprezzano molto il fatto di trovare alla guida un’autista donna, forse perché, in generale, la donna viene percepita come più gentile e paziente. Io, ad esempio, aspetto sempre che le persone siano sedute prima di ripartire e, alle fermate, abbasso il bus per venire incontro a chi ha difficoltà. Questi piccoli gesti spesso significano moltissimo per le persone e sono soddisfazioni quando qualcuno salendo, mi saluta e dice che è contento che ci sia io alla guida».
S.: «Sui treni si ha poca interazione con l’utenza, perciò per il momento non ho avuto nessun problema. Siccome sui bus si è molto più a contatto con la clientela ogni tanto ero, nel precedente impiego, oggetto di battute. Con il tempo si impara a gestire la situazione e anche l’utenza ha imparato ad apprezzarmi. Poi spesso sono io che scherzo sulle donne alla guida facendo un po’ di autoironia».

Ti sei mai sentita in pericolo o hai vissuto episodi sgradevoli?
M.: «Fortunatamente non è mai accaduto. Certo, a volte ci sono situazioni un po’ più complicate da gestire e con passeggeri magari molesti o rumorosi per via dell’alcool, ma nulla di estremo. In ogni caso noi autisti abbiamo un contatto diretto con le forze dell’ordine se dovessero verificarsi delle aggressioni. Inoltre la TPL organizza regolarmente dei momenti d’incontro anche con psicologi per imparare a gestire, ad esempio, persone aggressive e per riuscire a mantenere la calma anche contro la maleducazione. Il pericolo, semmai, lo percepisco durante la guida. Spesso i ragazzini mi sfrecciano accanto con le bici o i monopattini e si buttano nel traffico senza prestare attenzione. Tocca a noi avere sempre gli occhi bene aperti ed essere pronti a reagire velocemente».
S.: «Avendo ottenuto la licenza nell’ottobre 2021 non ho ancora percorso molti km e per il momento non ho vissuto situazioni spiacevoli».

Cosa ami particolarmente del tuo lavoro? 
M.: «A 50 anni mi sono trovata in una situazione difficilissima e con poche prospettive positive. Iniziare in TPL mi ha ridato la speranza nel futuro e la sicurezza economica che mi erano venute meno e già per questo motivo amo molto il mio lavoro che per me è stato come rinascere. Se parliamo di quotidianità, mi piace guidare su strade ben curate, avendo davanti agli occhi panorami splendidi e sotto i piedi mezzi ben equipaggiati e ben tenuti. Inoltre apprezzo la solidità aziendale ed il bel clima tra colleghi».
S.: «Come dicevo, cambiare tutti i giorni il percorso e il paesaggio mi piace. È un lavoro un po’ solitario, però c’è un bell’ambiente tra colleghi e quando ci si trova si possono scambiare opinioni, consigli e qualche chiacchiera».

Quali sono, invece, gli aspetti negativi?
M.: «Il lavoro notturno o di festivi non mi causa alcuna difficoltà, ma mi rendo conto che potrebbe non essere così per tutti. Personalmente non trovo aspetti negativi se non, forse, a lungo andare, un po’ di ripetitività e il rapporto non sempre facile con l’utenza. Come autisti noi dobbiamo sempre, e giustamente, essere educati, ma a volte ci vuole proprio molta pazienta».
S.: «Il lavoro a turni può , talvolta, essere stancante, anche perché scombussola fisicamente. Inoltre, conciliare famiglia, tempo libero e lavoro non è sempre facile».

Cosa consiglieresti alle donne e alle ragazze interessate a intraprendere questa professione?
M.: «Guidare i bus è un lavoro di grande responsabilità, ma molto appagante. Ad una futura collega consiglierei di non farsi fermare dalle difficoltà e dagli stereotipi. Spesso sono più nella nostra testa che nella realtà. Sicuramente le direi che deve avere tanta pazienza e sapere che il contatto con i passeggeri non è sempre facile, ma può essere molto gratificante».
S.: «Un tempo condurre i treni, come anche guidare i bus, era forse un lavoro più fisico e dovevi avere qualche base come elettricista o meccanico. Di sicuro chi ha già quelle basi sarà avvantaggiato nel capire certi concetti, ma oggi tutti possono candidarsi e se ci si dà un obiettivo lo si raggiunge. Perciò, gettate al vento i pregiudizi, non abbiate paura e buona fortuna!»

Bus cittadini

Sono 177 gli autisti impiegati presso TPL e di questi 8 sono donne. La prima autista si è messa alla guida nell’aprile del 2003 e, assicura Roberto Ferroni, direttore Trasporti Pubblici Luganesi SA, «l’utenza ha risposto molto positivamente all’ingresso in azienda della prima donna autista, ed abbiamo ricevuto molte opinioni lusinghiere al riguardo». Per poter guidare uno degli 83 autobus attualmente in circolazione «il candidato deve essere in possesso di una patente di categoria D e del Certificato di capacità per il trasporto di persone. Quest’ultimo è di competenza dell’ASA, Associazione dei servizi della circolazione, e ha una validità di 5 anni. TPL supporta il personale conducente organizzando con alcuni partners corsi di formazione affinché il certificato non perda di validità. La formazione continua che organizziamo si concentra, tra l’altro, su: primi soccorsi, alcol-stupefacenti-farmaci, guida sicura e sostenibile, dinamica e tecnica del veicolo, comportamento nel traffico» spiega Ferroni che sottolinea come TPL collabori anche con l’URC per le assunzioni. «Non facciamo distinzioni in termini di preferenze d’assunzione, tuttavia, negli scorsi anni abbiamo approfondito le ricerche di personale autista femminile» continua il direttore che, affrontando il tema dell’accresciuta automazione dei mezzi di trasporto, conclude: «Sicuramente la tecnologia anche nel settore del trasporto pubblico sta facendo passi da gigante e in alcune realtà è pure stata messa in pratica. Tuttavia, nel nostro territorio, con tutte le variabili, il traffico e le particolarità, noncredo che l’attuazione sia imminente. La capacità e la destrezza di un professionista sono ancora oggi indispensabili per un servizio di qualità. E non dimentichiamo come la componente umana-relazionale sia per la nostra utenza, in particolare in alcune fasce d’età, importantissima e rassicurante. Anche per questo proponiamo ai nostri autisti dei momenti di formazione sulla comunicazione con la persona anziana e sul ruolo del conducente».

Treni nazionali

Le FFS, dal canto loro, impiegano circa 2.600 macchinisti impegnati nel trasporto dei passeggeri e di questi il 6% sono donne. «La prima macchinista fu assunta nel 1991» spiega Patrick Walser, Responsabile Comunicazione Regione Sud e Portavoce FFS, che aggiunge: «Sono invece 2.280 gli Assistenti Clienti (n.d.r. un tempo conosciuti con il termine di capotreno) e di questi 855 sono donne. Per diventare macchinista è necessario godere di buona salute, non avere alcuna iscrizione nel casellario giudiziale, avere almeno 20 anni, aver concluso un tirocinio professionale riconosciuto della durata di almeno tre anni oppure possedere un diploma di maturità o maturità professionale. Per diventare assistente clienti ci sono, invece, due possibilità: la formazione tramite ‘login’- cioè il partner della formazione delle FFS, della BLS, della RhB, dell’Unione dei trasporti pubblici (UTP) e di circa 50 altre imprese (www.login.org) - oppure tramite una riqualifica professionale. Questo percorso formativo di 8 mesi con esame finale è aperto a tutte le persone che hanno già svolto una formazione, con attestato, in ambito commerciale o turistico». Pur non essendoci agevolazioni particolari pensate esclusivamente per il personale femminile, le FFS «si rivolgono consapevolmente alle donne - tra l’altro, posizionando la seconda formazione come un’opportunità per rientrare nella forza lavoro dopo una pausa. Per esempio, la seconda formazione per le assistenti clienti è offerta anche a tempo parziale (60%)» prosegue Walser, che conclude: «Abbiamo una strategia che mira alla diversità nel reclutamento. Nel 2020, le FFS hanno perseguito questo obiettivo, con particolare attenzione alla diversità di genere e linguistica, concentrandosi nell’avere team di gestione eterogenei e con almeno due donne ciascuno».

La statistica

Anche i numeri danno ragione a Roberto Ferroni: l’uomo è ancora centrale nel trasporto, in tutte le sue declinazioni. Secondo l’Ufficio Federale di Statistica, infatti, nel 1991 in Svizzera vi erano 98.800 impieghi a tempo pieno (di cui 87.500 occupati da uomini) nel settore del trasporto terrestre e del trasporto mediante condotte. Questa branca economica include: trasporto ferroviario di merci e passeggeri; trasporti terrestri di passeggeri (linee urbane, suburbane e taxi), trasporto di merci su strada, servizi di trasloco e trasporti tramite condotte. Nel 2021 gli impieghi a tempo pieno sono saliti a 115.300 (di cui 18.600 occupati da donne). Anche le competenze richieste crescono e i profili specializzati non sono semplici da trovare. Nel 2004 il personale qualificato (cioè con apprendistato concluso, formazione professionale superiore o accademica) non trovato o trovato con difficoltà era pari all’8,9% nel settore «trasporto e magazzinaggio». La percentuale è salita addirittura al 34,1% nel quarto trimestre del 2021. Insomma, se si amano le sfide, non si ha paura di orari irregolari, si apprezzano panorami splendidi e si desidera contribuire al movimento di merci e persone... non resta che ingranare la marcia e partire!

Martina Salvisberg è macchinista FFS dal 2021. ©FFS
Martina Salvisberg è macchinista FFS dal 2021. ©FFS
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