Editoriale

Dovremmo ricominciare ad esplorare il mondo

Illustrazione ticinese di ottobre, oggi con il Corriere del Ticino, esplora le strade e gli scenari di mobilità del presente e del futuro
Michele Castiglioni
20.10.2022 11:30

Qualche tempo fa mi è capitata l’occasione di rivedere un film fondamentale per la storia del cinema, in virtù del suo approccio visionario e pionieristico (per l’epoca): «Le Voyage dans la lune» di George Méliès, data 1902. La pellicola, ispirata dai racconti di Jules Verne, presenta ad un certo punto la celebre scena nella quale un razzo-proiettile carico di astronomi viene letteralmente «sparato» verso il nostro satellite raffigurato con volto umano, centrandolo… nell’occhio. Una scena che anche chi non ha mai visto l’intero film, probabilmente ha comunque avuto modo di osservare, vista la sua iconicità. Bene: sarà il rivedere il mirabile lavoro di traduzione in pellicola con i mezzi dell’epoca, sarà la gustosissima ingenuità nel prefigurare la corsa umana allo spazio, in anticipo di (ben) oltre mezzo secolo, ma non ho potuto fare a meno di pensare come prima cosa quanto siano cambiati i tempi e quanta strada abbiamo fatto come umanità nella scienza e nella tecnologia. Insomma, un secolo fa ancora avevamo da finire di esplorare il nostro pianeta e oggi stiamo preparandoci per sbarcare su Marte, con decine di sonde che girano per il sistema solare e un telescopio che «fotografa» i confini dell’universo orbitando a un milione e mezzo di km da noi. Mindblowing, direbbero gli inglesi.
Poi, però, è sopraggiunto un altro pensiero: qual è il motore che da vita all’esplorazione? Cosa ci spinge a inventare, calcolare, progettare, provare scientificamente spingendoci verso i limiti di ciò che possiamo conoscere? (Perché certamente dei limiti ci sono e sono dati dalle leggi fisiche: per dire, la velocità della luce non si supera. Punto). E - quando il mondo reale non basta più - ad inventare con fantascientifica fantasia mondi, viaggi, culture aliene e incontri ravvicinati di vari tipi?
Io credo che la risposta sia: il piacere intrinseco di curiosare sempre «un po’ più in là». La soddisfazione di dare sfogo ad un’esigenza scritta nei nostri geni, non accontentandoci di ciò che già abbiamo davanti al naso. E allora un ultimo ragionamento: è così bello esplorare che dovremmo forse (ri)prendere a farlo, un pochino tutti i giorni. Come nei pomeriggi di giochi da bambini. Può essere semplicemente il provare un nuovo gusto di un piatto al quale siamo abituati, o il prendere la strada più lunga per tornare a casa, come cantavano i Supertramp. O fare finalmente il viaggio che sogniamo da sempre. Ma troviamo lo spazio per esplorare il mondo, altrimenti, alla lunga, ci si annoia.
Buona lettura!

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