L'intervista

I cantieri di oggi per il Ticino di domani

Mirco Moser, a capo della Sezione della mobilità presso il Dipartimento del territorio, ci offre una panoramica attuale e in divenire della mobilità
Michele Castiglioni
20.10.2022 15:30

La mobilità è sicuramente uno dei temi caldi in Ticino per vari motivi: a partire dal traffico, per passare al trasporto pubblico e ai cantieri dedicati alla manutenzione e trasformazione della rete stradale, per arrivare fino alla mobilità cosiddetta «alternativa». Stiamo vivendo un’epoca di grande trasformazione, sia per l’evoluzione e il potenziamento della rete di mobilità pubblica, sia per quella «lenta» che prende sempre più piede, complice anche il costante aumento di soluzioni alternative proposte sul mercato. In tutto questo anche gli spostamenti con i mezzi a motore privati vedono importanti cambiamenti all’orizzonte, tra tecnologia elettrica e ibrida sempre più diffusa (e sempre più evoluta) e grandi opere sulla rete stradale in cantiere o in previsione per i prossimi anni. Di questo e altro abbiamo parlato con Mirco Moser, a capo della Sezione della mobilità presso il Dipartimento del territorio.

Mirco Moser, il Cantone è attualmente soggetto a molti lavori di miglioria sulle strade, con lo sguardo rivolto al futuro e, d’altronde, molti sono i progetti in ballo per i prossimi anni. Qual è la situazione attuale e che cosa si prospetta nel prossimo futuro per quanto riguarda le strade (e autostrade)?
«I progetti in atto sono molti, a cominciare da quelli che concretizzano misure previste nei programmi di agglomerato, come le riqualifiche di alcuni assi stradali o la realizzazione di nuovi nodi intermodali, per arrivare fino a quelle che hanno lo scopo di adeguare le fermate del trasporto pubblico alle norme per i disabili. Al contempo c’è un consistente numero di lavori di portata più ampia, come ad esempio quelli che ruotano attorno alla stazione di Lugano - tra i più grandi attualmente in opera, che comporteranno numerosi effetti non solo sulla mobilità stradale e ferroviaria, ma anche su quella lenta - oppure ancora quelli nell’ambito del semisvincolo di Bellinzona. Ci sono poi tutta una serie di interventi conservativi, poiché le strade si deteriorano ed è della massima importanza il preservarne lo stato ottimale. Va poi citato il grande progetto di risanamento fonico del manto stradale, con la posa di materiale volto ad abbassare le emissioni acustiche dei veicoli in movimento. Il risultato di quest’ultimo progetto sarà la riduzione sensibile del rumore causato dal traffico, dando la percezione di un dimezzamento del flusso di veicoli lungo gli assi stradali interessati. Un grande progetto che prenderà il via in futuro, e che compete principalmente l’Ufficio Federale delle Strade (USTRA), è il potenziamento dell’autostrada A2 fra Lugano e Mendrisio, con la messa a disposizione della corsia di emergenza in qualità di terza corsia nelle ore di punta. Ovviamente questo presenta delle grosse problematiche nelle gallerie, attualmente sprovviste di corsia di emergenza ed ecco quindi che per risolvere queste, saranno necessari importanti lavori sull’asse autostradale. Detti lavori hanno fornito poi l’occasione per una serie di altri interventi a livello cantonale, con il progetto di riqualifica di Bissone, il quale comporta il passaggio a strada cantonale dell’attuale tratto di autostrada, mentre quest’ultimo troverà spazio in un secondo traforo sotto la montagna. Inoltre, USTRA prevede la riorganizzazione dello svincolo di Grancia, andando ad aggiungere un ulteriore tassello ad un progetto complessivo che non consiste quindi «solo» nell’adeguamento della capacità autostradale nelle ore di punta mattutine e serali. Certo, tutto questo ha un prezzo in termini di durata del cantiere, che sarà di parecchi anni. Un altro progetto al quale il Cantone tiene particolarmente è poi il futuro collegamento A2-A13, che dopo lunghe vicissitudini la Confederazione ha inserito nell’orizzonte di investimento 2040 del Programma di sviluppo strategico delle strade nazionali».

Il Ticino ha caratteristiche morfologiche peculiari e sono proprio quelle che rendono difficili interventi radicali sulle reti di trasporto, a meno di non fare grandi investimenti per opere molto importanti di trasformazione completa di alcune zone. Pensa che sul lungo termine vedremo alcune di queste opere o sarà piuttosto un continuo adattamento locale di minore entità?
«Per quanto riguarda la rete stradale, oltre agli importanti progetti già citati, ci sono altre «idee progettuali» provenienti sia dai Comuni che dalle Commissioni regionali dei trasporti, come ad esempio la copertura dell’autostrada nell’Alto Vedeggio - similmente a quanto verrà fatto ad Airolo con il completamento del secondo tubo del Gottardo - oppure lo spostamento del tracciato dell’autostrada nel Mendrisiotto».

Faccio un esempio: a Zurigo, l’ordine di priorità per i flussi del traffico viene dato, nell’ordine, ai tram, poi al trasporto pubblico, al terzo posto la mobilità lenta e solo al quarto posto arriva l’auto

E per quanto riguarda la mobilità alternativa? Quali sono le prospettive e le strategie per il trasporto pubblico? Insomma, come si fa a far «abbandonare» le auto alle persone?
«Ci sono diverse misure in atto e in previsione. Anzitutto ci sono le dinamiche in corso a seguito del potenziamento dell’offerta di trasporto pubblico che è diventata decisamente più performante e attrattiva rispetto agli anni precedenti. Poi saranno valutati ulteriori miglioramenti, soprattutto sul piano della frequenza delle corse (ad esempio un treno ogni 15 minuti fra gli agglomerati del Cantone). Certo, la sola offerta ferroviaria - e di trasporto pubblico più in generale - non è sufficiente da sola per poter togliere auto dalla strada. C’è quindi tutta una serie di misure fiancheggiatrici volte a rendere meno attrattivo l’utilizzo dell’auto, con l’effetto, fra l’altro, di migliorare anche sensibilmente l’impatto ambientale della mobilità nel complesso. Certo, qui ci si scontra un po’ con una certa resistenza da parte dei cittadini che, per vari motivi - non ultima la comodità, desiderano continuare ad utilizzare l’auto come hanno sempre fatto. Una di queste misure sarà, ad esempio, la tassa di collegamento, mentre altre ancora riguardano la gestione del traffico. Faccio un esempio: a Zurigo, l’ordine di priorità per i flussi del traffico viene dato, nell’ordine, ai tram, poi al trasporto pubblico, al terzo posto la mobilità lenta e solo al quarto posto arriva l’auto. Pur se con qualche difficoltà si sta cercando anche da noi di attuare questa impostazione. È chiaro che l’auto a livello di praticità è ancora imbattibile e quindi molti continuano a scegliere quest’ultima come mezzo di trasporto principale. Il Cantone e i Comuni adottano vari tipi di misure per migliorare la vivibilità e lo spostamento sostenibile negli agglomerati: ecco quindi gli allargamenti di marciapiedi con il restringimento delle carreggiate, l’introduzione di zone 30 km/h o d’incontro, la realizzazione di infrastrutture per la mobilità ciclabile, ecc. In questo senso, l’evoluzione di Bellinzona negli ultimi anni è stata esemplare: basti pensare a cosa erano Piazza del Sole e il centro storico una volta. Oggi il centro è decisamente più vivibile. Ecco, riassumendo, le pianificazioni e i progetti stanno andando nelle due direzioni: miglioramento continuo del trasporto pubblico e della mobilità lenta e razionalizzazione del traffico privato. Mirando ad aumentare il numero di persone che scelgono altri modi di spostamento che non sia l’uso dell’auto».

Parliamo di mobilità alternativa privata: bici elettriche, monopattini e quant’altro vedono una sensibile espansione del loro mercato, anche per contrastare carovita e traffico. Quali infrastrutture appariranno nei prossimi anni?
«Come è facilmente constatabile guardandosi in giro nel nostro quotidiano, attualmente stiamo osservando un deciso e costante incremento dell’interesse per le biciclette con pedalata assistita. E questo sta avvenendo sia per ragioni legate all’ambiente che, come da lei accennato, per evitare il traffico e contrastare il caro vita, grazie anche al fatto che con l’elettrico si possono coprire spostamenti quotidiani di maggiore portata. La rete ciclabile regionale è in continua espansione in tutto il territorio; è chiaro però che non è possibile avere ovunque percorsi dedicati e per questo troviamo anche soluzioni «ibride», con l’utilizzo per esempio di marciapiedi ciclopedonali, di corsie ciclabili veicolari o ancora di strade particolarmente adatte alla percorrenza da parte delle biciclette. Situazioni, queste, dove occorre condividere lo spazio anche con altri utenti. Per questo motivo, condivido sinceramente la posizione di varie associazioni che chiedono una maggiore - e migliore - separazione dei vari flussi di traffico; occorre però tenere presente la morfologia stessa del nostro territorio, come anche della rete stradale concepita e realizzata in altri tempi. Oggi dobbiamo quindi chinarci sulla necessità di recuperare spazi ove possibile e crearne di nuovi. E ciò rappresenta una sfida molto impegnativa in cui spesso è necessario trovare dei compromessi fra le necessità dei vari tipi di flussi di traffico. Importante segnalare in questo senso la campagna di sensibilizzazione «Riguardami» avviata per sensibilizzare ciclisti e pedoni al rispetto reciproco, ricordando come cortesia e attenzione siano anch’esse elementi necessari per usufruire degli spazi ciclopedonali comuni con tranquillità e soddisfazione, senza incorrere in potenziali problemi».

Ma qual è lo stato della rete ciclabile in Ticino attualmente?
«Oggi abbiamo circa 360 km di percorsi ciclabili (segnalati con i tipici cartelli rossi) e per il 2030 prevediamo che cresceranno fino a circa 570 km, offrendo quindi ampie possibilità di muoversi in modo alternativo».

Se lei dovesse scegliere come spostarsi in previsione dei prossimi anni, cosa sceglierebbe? Pubblico, privato, misto? Elettrico, ibrido o «forza muscolare»?
«Io e la mia famiglia, per nostra fortuna, abbiamo la possibilità di vivere non lontano dal luogo di lavoro, per cui abbiamo potuto scegliere la bicicletta. Quindi le rispondo forza muscolare. E quando ci spostiamo per motivi che non sono il recarsi al lavoro cerchiamo di utilizzare il più possibile i mezzi pubblici. Abbiamo anche un’auto in casa che utilizziamo sempre meno e che non sostituiremo più. Il futuro, almeno per noi, è pubblico e muscoli». 

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