Il fenomeno

Sconnessi dal mondo per ricaricare le batterie

Il virtuale consente di lavorare, comunicare e divertirsi, ma porta alcune problematiche che possono riflettersi sulla salute: la soluzione (per alcuni) è disconnettersi.
Michele Castiglioni
18.08.2022 12:14

C’è un male intimamente legato allo sviluppo tecnologico che si sta facendo sempre più strada nella nostra società avanzata e pervasivamente digitale ed è quello dell’eccesso di connettività: l’«iperconnettività», appunto. Il Ticino non fa differenza in questo contesto, tanto che la problematica, ormai largamente riconosciuta a livello medico e psicologico, viene ufficialmente annoverata anche da Ingrado, il centro di competenza a livello cantonale per le dipendenze, tra le «nuove dipendenze». È uno dei sintomi del nostro tempo e non sorprende certo, in un contesto di vita quotidiana nel quale tra lavoro, rapporti sociali e intrattenimento passiamo un’ampia percentuale del nostro tempo connessi alla rete davanti ad uno schermo - che sia uno smartphone o un laptop.

Ma è anche un sintomo che getta luce su un rapporto sempre più mediato che abbiamo con la realtà. O, meglio, con un aumento della «quantità» di realtà che percepiamo. In altre parole: se ci soffermiamo a guardare fuori da una finestra, quello che vediamo è un quadro statico, un’unica immagine che resta sempre uguale a sé stessa, con gli unici cambiamenti dovuti al mutare delle condizioni metereologiche e al passare delle stagioni. Praticamente immobile rispetto alla velocità con la quale davanti ai nostri occhi le immagini e le percezioni mutano quando ci affacciamo ad un’altra finestra, quella sul web. E questa frenesia di stimoli, questa pantagruelica abbuffata di immagini, di video, di suoni e di messaggi alla lunga sta producendo i suoi effetti collaterali in termini di dipendenza che a sua volta porta con sé disturbi fisiologici e psicologici non indifferenti. Addirittura ci sono fenomeni come quello degli «hikikomori» (dal giapponese «stare in disparte» o «staccarsi») che vedono adolescenti isolarsi completamente dal mondo esterno, barricandosi nella loro camera e avendo internet come unico contatto con l’esterno e la socialità.

Per questo negli ultimi anni è anche cresciuto progressivamente il numero di persone alla ricerca di esperienze di «disconnessione» totale. Cascine in alta montagna, escursioni in luoghi senza rete, fine settimana senza elettricità, notti in tenda tra boschi e ruscelli lasciando a casa il cellulare. E il Ticino è per sua conformazione un luogo perfetto per ricercare questo tipo di esperienze. Si pensi per esempio alle pittoresche case in pietra in Val Bavona che tra montagne e cascate rinunciano anche all’elettricità o agli innumerevoli rustici sugli alpeggi che consentono brevi fughe lontano dal digitale. Un altro esempio è l’ecovillaggio di Chiesso/Cés in Leventina: posto su un altopiano nella frazione di Chironico del comune di Faido è un classico paesino di montagna che, rimasto per un certo periodo disabitato, è tornato a vivere negli ultimi decenni proprio grazie a persone che apprezzano il totale isolamento (il paese è raggiungibile solo a piedi percorrendo un sentiero) e alla fondazione che ne preserva le caratteristiche di semplicità ed integrazione con la natura.

Il vivere la realtà concreta, fatta di natura, paesaggi e silenzi sta diventando per sempre più persone una necessità e un’importante fonte di benessere. Forse perché, alla fine, il mondo là fuori è ancora in grado di sopravanzare il virtuale, quanto ad intensità delle emozioni che suscita e alla soddisfazione dei sensi che genera. Un domani, forse, il mondo digitale sarà in grado di toccarci l’anima allo stesso modo, ma per ora sembra che l’aria aperta sia un toccasana imbattibile. 

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