Teatro

Tra amore e violenza

Ledwina Costantini e Daniele Bernardi raccontano «Kokoschka», presentato in prima assoluta al Sociale di Bellinzona sabato 28
Mattia Darni
27.01.2023 06:00

Usare come pretesto la relazione fra il pittore viennese Oskar Kokoschka e l’intellettuale Alma Mahler per indagare il complesso rapporto fra amore e violenza: è quanto si propone la compagnia ticinese Opera retablO con Kokoschka, spettacolo di e con Ledwina Costantini – alla cui creazione ed elaborazione dei testi ha collaborato Daniele Bernardi – che debutta in prima assoluta al Teatro Sociale di Bellinzona sabato 28 alle 20.45.

Connessioni inquietanti

Tutto nasce da un’esperienza di Ledwina Costantini. «Nel 2018 sono andata a vedere una retrospettiva sul pittore austriaco al Kunsthaus di Zurigo», racconta l’attrice-creatrice. «In quell’occasione sono venuta a conoscenza della relazione tra Oskar Kokoschka e Alma Mahler: un rapporto molto problematico imputabile al carattere possessivo dell’uomo che spinge la donna a lasciarlo dopo due anni di frequentazione. Ciò che più mi ha colpita, tuttavia, è la cosa surreale che ha fatto Kokoschka a seguito della rottura e che non voglio rivelare perché è da ciò che prende avvio il nostro spettacolo».

La decisione della compagnia di confrontarsi con la questione della violenza nell’amore ha origine da una semplice constatazione. «Opera retablO si è affermata nel panorama artistico ticinese per la sua peculiarità di toccare sempre temi spigolosi», spiega Ledwina Costantini. «Tra i diversi argomenti affrontati ci siamo però resi conto che non ci eravamo ancora cimentati con quello dell’amore e abbiamo pertanto voluto colmare la lacuna. In questo ci ha aiutati il baratro verso il quale sta correndo l’umanità che, dopo due anni di pandemia, non ha trovato niente di meglio da fare che una guerra. Viviamo insomma in un mondo violento in cui è giusto chiedersi che ruolo abbia l’amore».

Non è comunque la prima volta che il contesto storico-sociale induce l’uomo a porsi una simile domanda. «Possiamo in effetti fare un parallelismo con l’epoca in cui Kokoschka e Mahler intrattennero una relazione», osserva Daniele Bernardi. «In quel particolare periodo storico, ovvero tra il 1912 e il 1914, il mondo era in preda a una sorta di pazzia che sfociò nello scoppio della Prima Guerra Mondiale, in un primo momento, e in una pandemia negli anni successivi al conflitto». Le affinità tra la nostra epoca e quella di Kokoschka non si fermano poi al semplice piano fattuale, ma sconfinano in campo ideologico-culturale. «Già allora si discuteva della questione di genere e dei ruoli di uomini e donne all’interno della società», spiega Ledwina Costantini.

Fedele alla propria natura impegnata, Kokoschka non cade comunque in un banale vittimismo in chiave femminile e affronta la questione di genere nella sua complessità. «Indubbiamente all’interno dello spettacolo trovano posto le rivendicazioni delle donne. Di riflesso, ad ogni modo, è dato spazio anche a quelle degli uomini», precisa Ledwina Costantini.

Quella che ritraggono i nostri interlocutori sembra una società ferma al palo da più di un secolo dal momento che, invece di averli già risolti, tuttora si discute dei medesimi problemi. «A livello tecnologico abbiamo fatto dei passi avanti, la stessa cosa non si può dire a livello etico», osserva Daniele Bernardi. «In realtà non siamo più la società di inizio Novecento, cionondimeno permane una zona di inscalfibilità: l’uomo non è ancora riuscito a venire a patti con la pulsione di morte che lo abita». A questo punto, una precisazione è d’obbligo e a fornirla è Ledwina Costantini. «Come artisti, crediamo nell’essere umano e siamo convinti che un cambiamento sia possibile». Ecco allora che Kokoschka può essere un primo passo verso un’evoluzione sociale. «Lo spettacolo non intende fornire degli scenari di risoluzione alla tensione che attanaglia il genere umano, ma spinge piuttosto a porsi delle domande», precisa la nostra interlocutrice.

Parlare per immagini

Un’altra peculiarità di Opera retablO è la contaminazione artistica che caratterizza i suoi spettacoli, risultato del percorso di studi di entrambi i nostri interlocutori, formatisi al Centro scolastico per le industrie artistiche di Lugano (CSIA), a contatto, cioè, con diverse forme d’arte. «Entrambi veniamo dall’arte figurativa quindi, nel nostro processo creativo, un’immagine può essere molto più importante di un testo», spiega Daniele Bernardi. «Noi pensiamo la scena come una pagina bianca». Il forte accento messo sulla componente estetica della rappresentazione, del resto, è evidente anche dal trucco e dai costumi con i quali gli attori si presentano sul palco che «non sono solo un attrezzo bensì un segno estetico e drammaturgico preciso», racconta il nostro interlocutore. Ben definito, dunque, è anche l’abito di scena di Ledwina Costantini. «Salirò sul palco con un vestito dorato che simboleggia la luce che porta l’artista nella società in cui opera», precisa l’attrice-creatrice. Che poi aggiunge: «l’attenzione alla componente estetica della rappresentazione è un altro elemento che ci contraddistingue. A causa dei costi e del tempo che si impiega nella fabbricazione dei costumi, infatti, molte compagnie rinunciano all’impianto figurativo, ma non noi».

Una passione di famiglia

Per entrambi i nostri interlocutori, l’amore per l’arte è sbocciato sin dalla tenera età. «Sono stati i miei genitori, grandi appassionati di musica lirica, a trasmettermelo. In casa nostra i sentimenti passavano attraverso l’arte», rivela Ledwina Costantini. «Anche nella mia famiglia l’arte ha sempre giocato un ruolo fondamentale», racconta Daniele Bernardi. «Ho iniziato con il disegno poi, su suggerimento di mio fratello, mi sono indirizzato al teatro».

Due anime così affini artisticamente non potevano non incontrarsi e iniziare una proficua collaborazione. All’inizio, anche se ci conoscevamo, non ci siamo veramente frequentati», racconta Bernardi. «Un giorno, poi, ci siamo detti che avremmo dovuto fare uno spettacolo che coinvolgesse il disegno: detto fatto, abbiamo messo in scena Köszeg e da quel momento non ci siamo più fermati».