«In Ticino si paga di più e i medici scappano»

Pius Zängerle è molto presente in Ticino, proprio come le casse malati per cui lavora. Vive a Lucerna ma ha una casa di vacanze nel Bellinzonese - «un posto magico, sul fianco della montagna» - motivo per cui viene spesso a Sud delle Alpi e ha imparato l’italiano. Un altro motivo è che Curafutura, l’organizzazione che dirige, rappresenta oltre il 60 per cento degli assicurati nel nostro Cantone. «Una proporzione maggiore rispetto al resto della Svizzera» dice con orgoglio, ma si fa subito serio. Con il Ticino Zängerle ha un rapporto agrodolce.
Si potrebbe dire che il sentimento è reciproco. Negli ultimi anni i premi pagati dai ticinesi - già alti rispetto alla Svizzera interna - sono aumentati senza sosta e con percentuali spesso maggiori che in ogni altro cantone. Le casse malati non godono di grande popolarità. A loro volta, alle compagnie d’assicurazione non mancano motivi di lamentarsi. Zängerle conosce bene il territorio non solo per passione personale - negli ultimi mesi ha fatto le veci della responsabile ticinese di Curafutura Céline Antonini, tornata settimana scorsa dalla maternità - e sulla questione ha idee molto nette. «In Ticino come in tutta la Svizzera ci sono troppi ospedali, è sotto gli occhi di tutti. La mancanza di una pianificazione ospedaliera degna di questo nome ha creato nei decenni doppioni e sprechi che pesano sui conti pubblici e spingono in alto i premi con gli effetti che conosciamo».
Medici insoddisfatti
Premi più alti (+ 9 per cento l’anno scorso), maggiore ricorso alle cure ambulatoriali ma spesso anche minore qualità perché «se un professionista esegue un’operazione una volta al mese la esegue peggio rispetto a uno che ne fa venti » esemplifica Zängerle. Un altro effetto meno conosciuto è visibile sul treno Lucerna-Lugano che il direttore ha preso per scendere in Ticino. Sono gli infermieri e medici ticinesi che fanno i pendolari verso oltre Gottardo. «A Lucerna ne sono arrivati tanti negli ultimi anni». Una fuga dovuta non solo a stipendi più alti, ma alle migliori condizioni lavorative e possibilità di specializzazione. «Una sanità più efficiente è più attrattiva anche per chi ci lavora» affonda Zängerle. «Gli assicurati ticinesi si trovano a pagare di più e al contempo, paradossalmente, i medici ticinesi scappano per essere pagati di più».
L’impasse non si risolve aumentando i premi, su questo Zängerle è d’accordo. Ma la via che propone è altrettanto dolorosa. A Palazzo delle Orsoline il dossier viene rimbalzato da trent’anni. «Occorre una pianificazione seria che identifichi le strutture ospedaliere di cui si può fare a meno, le attività che possono essere accentrate, penso agli ospedali delle Valli ma anche alle strutture nel triangolo Locarno-Bellinzona-Lugano, alla realizzazione di un ospedale unico di Bellinzona che da tanto tempo si cerca di mettere in cantiere».


Zängerle conosce il territorio anche troppo bene. Ha contatti regolari con i funzionari del DSS e con il consigliere di Stato De Rosa. «La politica ha un ruolo importante in questa faccenda. I politici tendono a dire di no a operazioni di ottimizzazione per paura di perdere voti, la spinta deve venire dai medici e dal settore sanitario, che conosce le proprie esigenze». Un altro ruolo importante, ovviamente, lo giocano i media. Per questo Curafutura organizza un seminario (alla settimane edizione) il 25 maggio a Lugano per incontrare i giornalisti in Ticino. «Non si tratta di una conferenza stampa ma più propriamente di un momento formativo. È nel nostro interesse che gli operatori dei media siano informati sulle questioni sanitarie a livello federale e cantonale e sappiano di cosa parlano quando si presenta l’occasione».
L’anomalia ticinese
Il momento clou di solito arriva nel mese di settembre, quando vengono comunicati i premi nei vari cantoni per l’anno successivo. I titoli dei giornali sono la regola, soprattutto in Ticino quando vengono annunciati rincari (come è avvenuto regolarmente negli ultimi anni). Non è un buon momento per le casse malati, che in genere vengono prese di mira: il consigliere di Stato De Rosa l’anno scorso ha parlato di «una stangata ingiusta che genera delusione, frustrazione e rabbia». Ma le casse malati non ci stanno a passare per i cattivi della situazione. «La gente deve capire che l’aumento dei premi è direttamente proporzionale all’aumento dei costi e che noi saremmo ben contenti di diminuirli o almeno contenerne l’aumento, se venissero create le condizioni».


Il Ticino per certi versi è un’anomalia. In parte la concentrazione di strutture sanitarie e la mancanza di servizi intercantonali è giustificata dalla condizione di cantone italofono e di frontiera, riconosce Zängerle. «La vicinanza con l’Italia fornisce un bacino di manodopera frontaliera al settore sanitario che, in proporzione, non ha eguali nel resto del Paese». Un dato su tutti: circa un quarto del personale di cura in ospedali pubblici e cliniche private risiede oltre frontiera. «Senza questi professionisti il Ticino non potrebbe permettersi l’offerta di cure che ha, e dovrebbe per forza fare delle ottimizzazioni. Ma per quanto i salari siano più bassi che oltre Gottardo, tutto questo rappresenta comunque un enorme costo che non può che riflettersi nei premi».
In cerca di «sinergie»
Un’altra particolarità è la lontananza dei centri d’eccellenza d’oltre Gottardo e la presenza della barriera linguistica. Le trasferte in Svizzera interna per cure specialistiche sono una realtà - faticosa, dispendiosa - sperimentata da molte famiglie. «È vero però che sul fronte dell’integrazione linguistica si sono fatti grandi passi avanti per non parlare del collegamento veloce grazie ad Alptransit».
Zängerle è un entusiasta dei collegamenti. E non solo perché si reca ogni giorno a Berna in treno per «essere vicino alla politica federale ». Pur praticando il telelavoro - «in treno funziona benissimo» - crede nella presenza di persona, negli incontri vis-à-vis nei dintorni di Palazzo Federale o, come nel nostro caso, in un bar vicino alla stazione di Lugano. «Sono convinto che gli enti ospedalieri in futuro non potranno che integrarsi di più e creare sinergie, come avviene già nei cantoni della Svizzera centrale e Orientale. Non c’è altra possibilità». Certo, creare sinergie è più semplice tra Lucerna e Nidvaldo che tra Ticino e Uri. «Esiste comunque un grande margine di miglioramento anche a livello locale». Di una cosa è sicuro: se le cose rimarranno come sono, la qualità delle cure non migliorerà e i premi non potranno che aumentare. Di quanto, non si sbilancia a dirlo. Santesuisse, l’altra associazione mantello delle casse malati, ha diffuso nei mesi scorsi una stima di un più 7 per cento a livello nazionale nel 2024. «Pure supposizioni» secondo il direttore di Curafutura. «Certo con l’aumento delle prestazioni erogate, non potranno che aumentare anche i premi. Ma è impossibile dire di preciso di quanto». Zängerle preferisce evitare previsioni. Si porta per scherzo il dito indice alle labbra e poi lo alza verso il cielo, come per indovinare il vento.