Finanza

Intrigo internazionale a Lugano

Un trader al centro di una spy story tra Ceresio ed Emirati: «Ora voglio giustizia»
© Ti-Press
Davide Illarietti
30.04.2023 15:00

Il trader di Lugano Hazim Nada ha vissuto gli ultimi anni come Cary Grant in Intrigo internazionale di Alfred Hitchcock (1959): un agente pubblicitario invischiato in un complotto di spie da cui esce vivo per miracolo, senza capirci molto. Solo che la storia si svolge in Ticino, per lo più, con la polizia cantonale al posto della Cia, l’ombra del radicalismo islamico al posto di quella sovietica. «Una cosa da non crederci», dice oggi Nada con la stessa aria stranita di Grant.

Eppure è successo veramente. Un’inchiesta aperta dalla Procura di Lugano nel luglio 2018, e chiusa per mancanza di prove, è finita nei giorni scorsi sulle pagine del New Yorker, il prestigioso periodico americano, in un lungo servizio a firma di un premio Pulitzer. Fra le pieghe di un complotto internazionale che collega i paesi del Golfo, Lugano, l’Egitto e Ginevra.

Indagini incrociate

Possibile? Possibile. Sulla scia di una denuncia per truffa presentata cinque anni fa a Lugano - e archiviata nel 2020 con un non luogo a procedere - il giornalista David Kirckpatrick ha condotto ricerche durate un anno tra Ceresio, Lemano e Lago di Como. È qui che inizia tutto, in una bella villa non lontana da quella di George Clooney (usata come set proprio dall’attore per un famoso spot della Nespresso). È di proprietà di Nada. Italo-americano di origini egiziane, il 40enne è cresciuto tra Campione d’Italia - dove vive il padre, l’ex banchiere Youssef Nada - e Lugano dove ha frequentato il liceo e aperto, dopo gli studi, una società di trading: la Lord Energy Sa, in Contrada di Verla.

Le cose vanno bene all’inizio. Benché semisconosciuta, la società fattura milioni spostando petrolio tra Oriente e Occidente. Il giovane imprenditore sembra riuscito a lasciarsi alle spalle un passato fatto di tensioni: il padre è un ex membro di spicco del movimento dei Fratelli Musulmani, negli anni ’50 è stato arrestato in Egitto, dopo l’11 settembre 2001 la sua villa di Campione viene perquisita dai Carabinieri a seguito di accuse (poi dimostratesi infondate) di vicinanza ad Al Qaeda. Ne parlarono i giornali di mezzo mondo. «La mia famiglia è stata devastata da questi avvenimenti, anche per questo io non ho mai voluto saperne di politica. Ho sempre fatto una vita normale», racconta Nada alla Domenica. «Ma ho scoperto purtroppo a mie spese - aggiunge - che per i figli non è tanto facile sfuggire al destino dei genitori».

L’attacco da lontano

Nel 2017 una serie di telefonate anonime arrivano agli uffici della Lord Energy. Cercano Nada, vogliono ottenere (con pretesti) informazioni sull’attività. Anche le banche di Lugano e Ginevra che lavorano con la società vengono contattate da ignoti che, a volte, fingono di essere Nada, o suoi fornitori. Compaiono su internet articoli che associano l’azienda ai Fratelli Musulmani. «È stato come se la storia si ripetesse. Un incubo», racconta Nada. «A un tratto le banche ci hanno chiuso i finanziamenti. Anche i conti personali di alcuni dipendenti sono stati chiusi, persino quello di mia figlia di due anni».

In poco tempo l’azienda si trova sull’orlo del fallimento. La piazza finanziaria (luganese e ginevrina) vuole stare lontana dai riflettori. «Sapevano che non avevamo fatto niente di male, ma l’ipotesi di essere accostati a un movimento politico, con cui comunque non c’entravamo niente, è bastata a farci il vuoto attorno». Anche Youssef Himmat, amico d’infanzia e socio di Nada, si è visto chiudere i conti bancari. Così sua sorella. «Mi hanno comunicato la chiusura senza tante spiegazioni», racconta la donna, che non ha mai lavorato nell’azienda ed è attiva in Ticino in tutt’altro settore. «Abbiamo vissuto qui, siamo cresciuti qui, e d’un tratto sembravamo degli appestati».

Chi ci fosse dietro, Nada non poteva immaginarlo quando si è rivolto alla Procura di Lugano. «Ho sporto denuncia contro ignoti, confidando nella giustizia». I mandanti però, quantomeno quelli «morali», erano chiari. Il governo egiziano, che ha messo fuori legge i Fratelli Musulmani, non ha mai smesso - emerge dalle pagine del New Yorker - di perseguitare il movimento d’opposizione. Lo stesso fanno Arabia Saudita ed Emirati Arabi, che considerano la Fratellanza un’associazione «terroristica» (nonostante il parere contrario della comunità internazionale). L’indagine della polizia ticinese si chiude in niente, mentre quella giornalistica ha portato alla luce uno scenario sconcertante. A colpire gli interessi dell’imprenditore, in Ticino e anche in Italia, sarebbe stata una discussa agenzia d’investigazione ginevrina, sembra già coinvolta in procedimenti giudiziari per pratiche scorrette a vantaggio di clienti «scomodi». In questo caso, il cliente - sempre secondo il periodico americano - sarebbe stato nientemeno che il governo di Abu Dhabi: lo confermano una serie di documenti fuoriusciti tramite un attacco hacker condotto ai danni dell’agenzia. Il «leak» ha rivelato che in cinque anni, tra il 2017 e il 2021, intermediari emiratini avrebbero pagato gli investigatori 5,4 milioni di franchi per scovare prove di presunte attività della Fratellanza in Svizzera e distruggerne la reputazione.

Nuove denunce

Nel caso di Nada, le prove non ci sono. Nessuna connessione tanto con la Lord Energy, quanto con le attività dell’imprenditore in Italia (il centro di simulazione di volo Aerogravity di Milano e un’azienda produttrice di auto elettriche, sempre nel capoluogo lombardo). Questo non ha impedito alla macchina della diffamazione di colpire nel segno. «Mi sono ritrovato sul lastrico, solo tramite faticosi concordati con i creditori siamo riusciti a rimanere in piedi», racconta Nada. L’azienda ora sta riprendendo lentamente le attività, ma è rimasta senza dipendenti. Uno di loro, frontaliere di religione musulmana, nel 2019 ha perso l’impiego e racconta di essersi visto a sua volta chiudere il conto corrent. L’ex socio di Nada ha lasciato il Ticino perché faticava a trovare un lavoro. «Questa vicenda ha colpito tante persone innocenti senza che le istituzioni riuscissero a fare niente» conclude Nada. «Ora speriamo che, finalmente, venga fatta giustizia». La società sta preparando una nuova denuncia, questa volta alla Procura federale.

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