Politica

La carica dei centomila

Un residente su tre in Ticino ha diritto di voto in Italia, ecco programmi e idee in vista del voto di domenica prossima
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
18.09.2022 07:00

Una fetta di Ticino al voto il 25 settembre per le elezioni politiche italiane. Sono 103 mila - secondo gli ultimi dati dell’Ambasciata d’Italia a Berna - le persone che hanno il diritto di scegliere il nuovo Parlamento di Roma e di riflesso il nuovo Governo. Sono infatti 121 mila gli italiani iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) in Ticino, di cui circa 40 mila con doppio passaporto. Una comunità che inSvizzera, sempre secondo l’Ambasciata, supera le 650 mila persone, di cui 546mila con diritto di voto. Ma anche una comunità che quando si tratta di fare una croce su un partito corre in massa alle urne, visto che in Europa è quella che partecipa di più agli appuntamenti elettorali. Più anche della Germania dove gli espatriati sono più numerosi e raggiungono le 900 mila persone.

Se decideranno di votare per corrispondenza entro il 22 settembre, gli italiani residenti in Svizzera potranno decidere le sorti di tre deputati e un senatore. Perché è questa la quota di parlamentari che spetta alla Circoscrizione Europa. Una ripartizione che conta 2,6 milioni di italiani tra Helsinki, Malta, Vladivostok e Oporto. Le altre Circoscrizioni sono tre. America meridionale; America settentrionale e centrale; Africa, Asia, Oceania e Antartide. Riuniscono 4 milioni di persone. Mentre i seggi disponibili per tutti gli italiani all’estero, quindi per tutte e quattro le Circoscrizioni, sono 18. Diciotto su 600 parlamentari totali. Tutto questo anche se dall’Italia si continua a partire. Perché se nel 2006 gli expat erano 3 milioni oggi hanno superato i 6.

Tra uscenti e nuovi candidati

I «posti europei» sono dunque quattro. E sempre quattro sono gli uscenti, anche se... anche se la senatrice Laura Garavini non si ricandida per Palazzo Madama ma per la Camera, liberando quindi il suo posto in Senato, dopo aver cambiato anche partito ed essere passata dal Partito democratico (PD) ad Azione-Italia Viva-Calenda. Gli altri uscenti sono i parlamentari Simone Billi della Lega, Massimo Ungaro (passato anche lui come Garavini dal PD a Calenda) e Elisa Siragusa che dal Movimento 5 Stelle è entrata nell’Alleanza Verdi e Sinistra.

Già, ma chi sono e cosa pensano i candidati che vivono prevalentemente in Germania, Svizzera, Belgio, Inghilterra e Francia e decidono di mettersi in gioco per un posto a Montecitorio e a Palazzo Madama?

Simone Billi era ad esempio un dirigente in una multinazionale a Zurigo prima di essere eletto nel 2018 e licenziarsi. Ma in Svizzera abitano e si candidano ad esempio anche lo storico delle migrazioni all’Università di Ginevra, Toni Ricciardi e l’ex presidente dell’FC Lugano, Angelo Renzetti. Tutti e due in corsa per la prima volta.

«Un Ministero per frontalieri? Perché no?»

«I problemi di noi italiani all’estero sono diversi - commenta Billi - il primo fra tutti è quello della rete consolare che andrebbe subito potenziata dopo i tagli del personale alla pubblica amministrazione e l’incremento dei miei connazionali nel mondo passati da 3 milioni nel 2006 a quasi 6 milioni nel 2022». Billi si dice inoltre convinto che debba essere abolita l’IMU sulla prima casa degli italiani all’estero «così da mantenere il forte legame tra la Comunità Italiana all’estero e la Madrepatria ed evitare che il legame degli expat con l’Italia si spezzi, e divenga difficile un futuro rimpatrio». Ecco perchè «ho lottato e continuerò a lottare affinchè questa odiosa tassa venga abolita»

Nel frattempo il leader della Lega, Matteo Salvini, movimento di cui fa parte appunto Billi, parlando a un comizio a Varese si è lanciato in una promessa elettorale di sicura presa in una città di confine. «Quando il centrodestra sarà al potere - ha detto Salvini - creeremo un Ministero dedicato esclusivamente ai frontalieri». Una boutade? Nient’affatto. «Sarebbe un Ministero importante per affrontare tutte quelle problematiche, come l’atteso accordo fiscale, che possono essere affrontate solo in modo professionale specifico», annota Billi.

«AIRE da modificare in profondità»

Toni Ricciardi, capolista PD alla Camera, ha invece un altro punto fermo. «L’AIRE ha bisogno di una modifica strutturale», sottolinea. Il motivo? «Oggi l’Anagrafe degli italiani all’estero è costruita su una struttura di mobilità rigida, quando invece oggi la mobilità delle persone è molto più veloce. Basti pensare agli over 50 che decidono di spostarsi scegliendo di abitare in Svizzera o in Francia per più mesi all’anno». Tanto più che essere iscritti all’AIRE «significa perdere alcuni diritti e finire in uno status che disorienta e non aiuta a capire dove si è finiti davvero ad esempio a livello fiscale ma anche sanitario».

Ma il pensiero di Ricciardi non si ferma qui. Anzi, si spinge molto più in là. «Gli italiani all’estero non devono più essere ghettizzati a livello normativo come avviene oggi ma devono essere considerati a tutti gli effetti la 21. Regione italiana. Così facendo ogni questione, ogni tema che riguarda i connazionali all’estero non sarà più trattato separatamente o bilateralmente ma farà parte naturalmente di ogni discussione e approfondimento».

Nel concreto Ricciardi chiede che a ogni legge finanziaria alla 21. Regione italiana sia destinato il 5% di risorse così da aiutare «l’erogazione di servizi, la promozione della lingua e cultura italiana, la stampa estera e un adeguato servizio informativo, nonché incentivare la formazione e lo sviluppo di forme associative e organizzative a sostegno dell’integrazione, con una particolare attenzione alle donne».

«Basta con le black list»

Anche per Angelo Renzetti sarà una prima volta. Ma come dice per se stesso «amo spesso ripetere non bisogna essere una gallina per sapere cosa sia un uovo». L’imprenditore ed ex presidente dell’FC Lugano è l’unico candidato residente in Ticino ed è in lista per Azione-Italia Viva-Calenda. «Credo che il Terzo Polo di Calenda e Renzi - spiega - possa costituire una garanzia di fronte alle divisioni e agli eccessi di Destra e Sinistra e soprattutto possa riportare al Governo Mario Draghi, l’unica personalità in grado di rendere credibile l’Italia nel mondo e di guidarla in tempi economicamente difficili».

Immobili, pallone e dunque anche politica per Renzetti. «I problemi della gente e i modi per affrontarli sono per me pane quotidiano - riprende - e, visto che da pensionato ho più tempo a disposizione, ho deciso di tentare la via dell’elezione». Un tentativo che se andrà in porto vedrà l’ex patron bianconero impegnato su «alcuni temi sensibili, sui quali politicamente c’è ampio consenso, che andrebbero finalmente affrontati».

Quali? «Penso, per fare alcuni esempi, al fatto che ancorché la Svizzera abbia aderito da alcuni anni alla Convenzione OCSE e scambi informazioni finanziarie con i Paesi UE, sia ancora mantenuta nella black list a fini fiscali. È una grave dimenticanza che penalizza fortemente chi si trasferisce da noi, esponendolo a rischi di accertamenti tributari rilevanti e assurdi».

Ma non è tutto. «C’è poi la digitalizzazione dei Consolati per evitare lungaggini borboniche quando si ha bisogno di un documento. Senza dimenticare la situazione di Campione d’Italia enclave ignorata dalla madre patria».