Economia

Auto elettriche: fulminati dalle batterie

L'industria pensa a nuove fabbriche, ma ci si interroga sulle materie prime – Oggi in Svizzera le auto a propulsione elettrica rappresentano il 54% delle vetture nuove
© CdT / Gabriele Putzu
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
05.03.2023 09:00

Con lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel nel 2035 che per ora aleggia solo nell’aria (sembrava cosa fatta), l’Unione europea (UE) non farebbe felice solo chi è preoccupato dall’importante aumento delle emissioni di anidride carbonica, ma darebbe anche un’accelerata alle auto elettriche e soprattutto alla produzione di batterie che servono, appunto, per farle muovere. Ma c’è un «ma».

Senza materie prime «pregiate» non si producono batterie e quindi, secondo alcune stime, serviranno nel mondo almeno 300 nuove miniere per estrarle. Ma saranno anche necessarie nuove fabbriche. «Siamo all’inizio di una rivoluzione - ha detto alcuni giorni fa ai media svizzero tedeschi Andreas Hutter, dirigente del Centro svizzero di elettronica e di microtecnica di Neuchâtel - e la Svizzera può ampiamente partecipare a questa evoluzione».

Dietro le considerazioni di Hutter ci sono ragioni di opportunità economiche e di ricerca, ma anche di indipendenza commerciale, giacché oggi più del 90% delle batterie proviene da Cina, Corea del Sud e Giappone. Ma non solo. Orientare o potenziare interi rami produttivi verso le batterie significherebbe partecipare a una vera e proprio corsa all’oro, in quanto l’Europa sta stanziando un totale di circa 925 milioni di euro per lo sviluppo delle batterie fino al 2027 e avrebbe previsto 6,1 miliardi di euro per lo sviluppo di nuove fabbriche.

Vendite sempre più in alto

L’UE ha insomma deciso. Di più. Ha dato una sterzata profonda con un orizzonte temporale ben definito. E la Svizzera?

Per il momento la Confederazione ha evitato decisioni drastiche come quella dell’Unione europea di vietare la vendita di carburanti fossili nel 2035. Quel che è certo è che le vendite di auto a propulsione elettrica in Svizzera non smettono di salire, tanto che oggi, dopo un 2022 da record, rappresentano il 54% del mercato delle auto nuove. Questo significa che oggi più di un’automobile nuova su due è elettrica o ibrida. Mentre si ritiene che entro il 2025 la percentuale di modelli «plug-in» aumenterà fino al 40% ed entro il 2035 addirittura al 91%.

Infanzia tradita

Tendenze al rialzo, molte opportunità e pochi rischi, insomma. Anche se… Anche se, come spesso succede, non è sempre tutto oro quel che luccica. Alla base delle batterie per le auto elettriche ci sono due minerali, il cobalto e il litio che oggi si estraggono soprattutto in America latina, Australia e Africa.

E sono proprie le condizioni lavorative dei minatori a inquietare più di un osservatore. Come il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, meglio conosciuto come UNICEF, secondo cui sono decine di migliaia i ragazzi e le ragazze minorenni impegnati nell’estrazioni di cobalto e litio nelle miniere del sud della Repubblica democratica del Congo.

La denuncia di Amnesty

Amnesty International, l’ONG impegnata nella difesa dei diritti umani, parla di bambini «che lavorano in condizioni estreme, alcuni di loro più di dodici ore al giorno, senza alcuna protezione e percependo salari da fame. Si ammalano prima e più dei loro coetanei. Rischiano ogni giorno incidenti sul lavoro a causa di carichi troppo pesanti fino alla morte a causa dei frequenti crolli nelle grotte artigianali». Ma non è tutto. «Spesso sono picchiati e maltrattati dalle guardie della sicurezza se oltrepassano i confini della miniera. Alcuni di loro lavorano dopo aver frequentato la scuola, altri hanno per necessità abbandonato i libri», denuncia l’ONG.

Per organizzazioni come Amnesty le auto elettriche sono dunque certamente determinanti per ridurre l’utilizzo di benzina e altri combustibili, ma non sono attualmente etiche «come alcuni venditori vorrebbero farci credere. Anni di attività industriali non regolamentate hanno avuto un impatto negativo sui diritti umani e sull’ambiente. Tanto i governi quanto l’industria non vi stanno ponendo rimedio in modo sufficiente», rivela l’ONG sul suo sito internet.

Da qui la richiesta a governi, industrie, innovatori, investitori e consumatori di investire sì sull’auto elettriche ma anche di concentrarsi per realizzare il prima possibile una batteria etica e sostenibile. Che tenga insomma conto dell’ambiente ma anche dell’intera filiera di produzione senza andare a calpestare i diritti dei lavoratori dei Paesi più poveri del mondo.

Dal punto di vista ambientale a preoccupare è anche lo smaltimento delle batterie. Che se non fatto in modo adeguato è altamente inquinante. Ecco perché sempre l’Unione europea ha anche deciso di emanare regole più rigide anche in questo campo. A partire dal 2023, la quota di riciclaggio del 90% dovrà diventare la norma. Inoltre, dal 2030, le nuove batterie dovranno contenere quote minime di materiali riciclati.

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