Pubblicistica

Breve storia di una rinascita

FMR, la «rivista più bella del mondo», è tornata e cerca di spiccare nuovamente il volo
Stefano Salis
10.04.2022 15:30

La bellezza di quelle copertine nere, lucide, con immagini vivide che sbucavano e ti apparivano dal fondo, ed emergevano nella loro forza primigenia: dritte agli occhi, dritte al cuore, dritte alle mente. Dentro, i caratteri bodoniani, eleganza e sobrietà, l’impaginazione sapiente, la carta dalla grammatura spessa, e quei ghirigori tipografici che, da soli, erano già una preziosità. Sì: davvero FMR era stata la «rivista più bella del mondo», per due decadi (era nata nel 1982) una regina incontrastata della pubblicistica d’arte, che contendeva ai libri e ai cataloghi lo spazio sugli scaffali degli intenditori. La definizione immortale era di Jacqueline Kennedy, che la presentò in una memorabile serata di festa a New York.

Tra i collaboratori anche Jorge Luis Borges

Con lei, e tutto il bel mondo intellettuale, arte, musei e letteratura, persino uno scrittore mitologico come Jorge Luis Borges che a FMR (inteso come uomo più che come rivista), era molto vicino, e ovviamente, più di tutti, e su tutti, lui: l’ideatore, l’editore e fascinoso creatore di bellezze, Franco Maria Ricci, il geologo di Parma che aveva lasciato ben presto scavi e rocce ed era diventato esteta assoluto originando, con le sue sole iniziali, una testata perfetta per una rivista: «FMR», tre lettere che, pronunciate in francese e inglese, dicevano di qualcosa di effimero e significavano esattamente l’opposto, proprio come le cose belle, e la vita, che passa, ma resta se vissuta con passione. Sarebbero stati 163 numeri di inesausta ricerca di originalità, di esercizi di ammirazione perpetuati con penne felici e riproduzioni perfette. Sguardo e scrittura: niente di più coinvolgente per una rivista, che ambiva ad essere letta, sfogliata, collezionata, conservata, ripresa.

L’equinozio di primavera

E oggi che la rivista torna, con il numero 1 della nuova serie rilasciato con la cadenza dell’equinozio di primavera (e gli altri numeri seguiranno appunto i punti segnatempo delle stagioni, quattro numeri ogni anno cioè), è vero che non sono più gli anni '80, né i '90, ma ancora cerca, come la fenice, di ritornare a prendere il volo dalle sue stesse ceneri incandescenti. Operazione nostalgia? Non proprio: al contrario. Un tentativo di riprendere un filo interrotto (inseguendo altri progetti: su tutti il Labirinto più grande del mondo, costruito a Fontanellato, Parma, insieme a un sontuoso museo personale) e un’idea di far sviluppare quelle pagine in direzioni nuove e anche inesplorate, non dimenticando il passato e con un faro ben puntato: sempre verso il Bello.

La compagna di vita

Laura Casalis, compagna di vita e di lavoro di Ricci, che ha fortemente voluto questo rilancio, spiega nell’editoriale del numero di presentazione, lo zero - un numero fuori serie che fu donato a dicembre scorso ai possibili sostenitori - : «Franco Maria Ricci, negli ultimi anni della sua vita, coltivava ostinatamente un sogno: far rivivere FMR, la rivista che lo aveva fatto conoscere in tutto il mondo. Aveva ceduto quelle tre lettere per dedicarsi ad altri progetti ma negli ultimi tempi aveva cercato di ritornarne in possesso. Se ne è andato prima di recuperarle. Ora le tre lettere sono tornate a casa e la sua rivista rinasce».

La nuova redazione, guidata da Casalis alla direzione editoriale e artistica e dal direttore Edoardo Pepino, ha un un pétit comité di consiglieri, composto da Giorgio Antei, Massimo Listri, Giovanni Mariotti, Gabriele Reina (e da chi scrive). Ma a condividerne lo spirito e gli intenti è un folto gruppo di stimati studiosi e scrittori che hanno salutato con gioia la rinascita e la ripresa delle pubblicazioni.

Un insieme quasi surrealista

Tra gli autori, celebri firme del panorama culturale italiano e internazionale del primo numero, per esempio, ecco Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura nel 2006, lo scrittore colombiano Héctor Abad Faciolince e la scrittrice Dacia Maraini. E ancora, collaboratori di lunga data di FMR, come Giovanni Mariotti e lo storico dell’arte Giorgio Antei. La foto di copertina, del bravissimo Massimo Listri, è un particolare delle teche del Museo dell’Innocenza di Istanbul, rifotografato per l’occasione. Piccoli oggetti che costituiscono un insieme quasi surrealista e magico nel colpo d’occhio d’insieme. All’interno lo scrittore turco magnifica il culto delle cose, degli oggetti che ci fanno ritornare memorie personali e promettono futuri collettivi. Esattamente quello che ambisce a fare una rivista che non voglia essere effimera, ma voglia essere «FMR».