Commercio

Chiamateli pionieri

Sono pochi anzi pochissimi i negozianti che scelgono di aprire anche la domenica
Andrea Bertagni
Andrea BertagniePatrizia Guenzi
03.04.2022 06:00

Chiamateli pioneri. O mosche bianche. Perché non sono tanti, anzi, sono pochissimi i negozianti che aprono la domenica. Non in estate. Quando la stagione, grazie anche agli eventi, si anima. E le vie dello shopping cittadino si riempiono. Ma tutto l’anno. Sempre aperti, dunque. Come avviene alla Panetteria Peverelli. Che ha negozi a Bellinzona, Giubiasco e Cassarate. «Per noi è un giorno che fa la differenza», chiarisce la titolare Paola, che porta il nome dell’azienda. «I supermercati sono chiusi, le persone sono a casa, hanno più tempo» e il bancone si affolla. «Ci sono i papà che portano la colazione a casa», o quelli che «ritirano la torta di compleanno» oppure chi, semplicemente, vuole alzarsi con cornetti e brioches freschi. Anche di domenica. E non ci rinuncia. Per niente al mondo.

«Oggi sono in dubbio»

Elisabetta Vezzolo ha da anni una tabaccheria che vende anche sigari e superalcolici in via Nassa. Nel salotto cittadino di Lugano. Che di domenica è però tutto chiuso. Saracinesche abbassate ovunque. Anche se la nuova legge sui negozi voluta fortemente dalla categoria lo permetterebbe. Vezzolo ha sempre tenuto aperto. Anche di domenica. «Sì, ma in realtà non mi ha mai portato granché - precisa - perché tutti gli altri erano chiusi» e di conseguenza quasi nessuno ha fatto mai caso a chi ha invece fatto la scelta opposta. «Oggi sono in dubbio, non so più se rifarei la stessa scelta - continua Vezzolo - siamo in due, non siamo un’azienda grande, abbiamo entrambi famiglia... vedremo».

Di sicuro molti negozianti scelgono di volta in volta se aprire o no anche la domenica o in un giorno festivo infrasettimanale. Perché la nuova legge non impone di certo. Offre la possibilità. Dà un’opportunità in più a chi vuole o sa coglierla. «No, la domenica mai! - sottolinea il titolare della Wolford Boutique Cestari di Ascona -. Ho il negozio da vent’otto anni e ho sempre tenuto chiuso, mi sembra giusto un giorno di riposo a settimana. Mi capita però di aprire nei giorni festivi infrasettimanali, qualche volta lo faccio. Dipende».

Sono convinto potrebbe essere un valore aggiunto se tutti i negozi tenessero sempre su le saracinesche

Durante la stagione estiva i turisti che amano fare shopping sulle sponde del lago Maggiore non mancano. Probabilmente bastano per far quadrare i conti. Per scegliere di fare gli straordinari, anche se non si può chiamarli del tutto così. «Qui ad Ascona si lavora bene. Soprattutto il sabato», conferma Cestari. La domenica, quindi, è un di più a cui si può pure rinunciare. «Sì, sono convinto potrebbe essere un valore aggiunto se tutti i negozi tenessero sempre su le saracinesche - dice il titolare della pelletteria Di Salvo a Locarno -. Qui in Città Vecchia io e altri commercianti abbiamo provato a trovare un accordo per far sì che tutti si tenga aperta la porta la domenica e i giorni festivi infrasettimanali. Ma è difficile, complicato. E soprattutto, per i più piccoli, anche faticoso. Significa rinunciare a un giorno di riposo oppure pagare una persona che poi dovrà recuperare quella giornata. E se poi piove tutto il giorno?». Tuttavia, qualcosa si sta muovendo. A poco a poco si trovano sempre più commerci aperti nei giorni di festa. Magari non sempre, ma ci provano. «Mi sembra di capire che pian piano c’è chi apprezza questa possibilità - conferma Di Salvo -. Anche i punti vendita più piccoli. E questo è un buon segno».

«Gli italiani non spendono come prima»

Un commerciante che a Lugano è sempre aperto preferisce mantenere l’anonimato. «È tutto chiuso, è un disastro», commenta amaro. Poi però ci pensa su e aggiunge. «Posso però capire chi decide di restare chiuso. Il mercato non è più quello di un tempo. Già prima del COVID la situazione non era facile. A Lugano vengono gli italiani, è vero. Sono attratti dal lago, dall’aria fresca, ma anche loro non spendono più come una volta». Aprire di domenica rimane «comunque interessante». Anche perché, turisti a parte, anche i residenti, soprattutto dopo il COVID hanno riscoperto la Città e il piacere di passeggiare per le vie del centro. Una tendenza che rimarrà? Difficile rispondere. Quel che è certo che le persone non mancano.

«Non siamo abituati»

Tra le tipiche vie dello shopping del Locarnese, dalla via Borgo ad Ascona alla via Ramogna a Locarno passando per il lungolago e facendo un salto in Città Vecchia, le risposte non cambiano: non siamo ancora abituati, in fondo al turista va bene così, c’è l’incognita del tempo e poi il personale costa. Soprattutto in una gioielleria dove, per ragioni di sicurezza, nel negozio bisogna starci in due. «Nel nostro punto vendita di Ascona qualche festivo restiamo aperti - risponde il titolare della Tettamanti orologi e gioielli, un negozio anche a Locarno -. Ma se il tempo è brutto dobbiamo renderci conto che non gira nessuno, aperti o no. Nel nostro settore, poi, non è che ne valga granché la pena… Inoltre, penso che non ci sia ancora questa abitudine qui. Forse in un prossimo futuro e allora dovremo tutti organizzarci».

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