Come si vive nei posti più «sfortunati» del Ticino

Le classifiche non dicono tutto. Quella stilata ogni anno dalla società di consulenze Iazi per il mensile economico Bilanz è impietosa, da sempre, con le località periferiche: sono considerate meno «attrattive» da un punto di vista soprattutto economico. L’indagine anche quest’anno ha messo a confronto 960 comuni svizzeri (con più di 2mila abitanti) sulla base di otto macro-indicatori: mercato immobiliare, lavoro, sicurezza, imposte, demografia, cure, traffico, ecologia. I criteri premiano i piccoli «paradisi fiscali» come Freienbach (SZ) sul lago di Zurigo (primo in classifica) o in Ticino Collina d’oro, Sorengo e Castel San Pietro (307.esimo posto, 393.esimo e 397.esimo) grazie soprattutto ai rispettivi moltiplicatori d’imposta.
Lo stato delle finanze comunali è il trait d’union che lega, specularmente, anche i Comuni ticinesi «perdenti»: Riviera è il secondo meno attrattivo in Svizzera (in un anno ha perso otto posizioni) mentre Biasca è quinto (posizione numero 956) e Tresa settimo (954). Il Ticino nella parte bassa della classifica è sempre più rappresentato. A penalizzare le tre località non è solo la situazione finanziaria, in realtà, ma anche il mercato del lavoro e quello immobiliare, mentre nel caso di Tresa pesano anche le voci «sicurezza» e «traffico». In generale, tutte e tre i Comuni hanno perso diversi punti nel 2025 e non è un buon segnale. Ma è davvero così? Siamo andati sul posto per capirlo e ci siamo imbattuti in storie di fatica ma anche di speranza e intraprendenza, di cittadini, imprenditori e sindaci che non si rassegnano. Segno che i numeri, ancora una volta, non raccontano tutto.
Un agente immobiliare per 6 mila abitanti
L’ufficio di Nerio Foglio è precisamente al centro delle Tre Valli. Sotto la finestra si incrociano le strade che portano al Gottardo (via San Gottardo), al Lucomagno (via Parallela) e a Bellinzona (via Guisan). È da quest’ultima che Foglio si aspetta che arrivi lo sperato «boom immobiliare» risalendo il Ticino. «Sono trent’anni che aspetto» dice scherzando il 65.enne. «Ma non ho perso la speranza».
In una cittadina di 6.300 abitanti essere l’unico agente immobiliare in attività (la sua società C2 Immobiliare esiste dagli anni ‘80) ha anche dei vantaggi. Ma è la dimostrazione del fatto che a Biasca il mattone è un’industria ristretta: a trascinare in basso il Comune nella classifica dell’attrattività (quintultimo in Svizzera secondo Bilanz, sette posizioni perse in un anno) sono tra le altre cose proprio le quotazioni immobiliari. «È molto semplice - sintetizza Foglio - le case si costruiscono dove va la gente, e la gente va dove c’è la voro».

A Biasca la popolazione è aumentata di meno di 1000 unità negli ultmi 45 anni (nel 1980 aveva 5.447 abitanti) e sebbene il trend sia stabilmente in aumento - l’anno scorso erano 6.312, più 93 - i prezzi di case e terreni sono ancora da «prateria» speculativa: il metro quadro edificabile si aggira sui 500 franchi, la metà che a Claro, dove negli ultimi vent’anni l’arrivo di abitanti dalla vicina Bellinzona ha fatto triplicare le quotazioni (da 300 a mille franchi a metro quadro). «A trainare gli investimenti sono i grandi fondi istituzionali» sottolinea l’agente immobiliare. «E purtroppo i fondi da tempo hanno tracciato una riga sopra Bellinzona e hanno deciso di non salire oltre. Parlo per esperienza diretta».
Biasca: il mattone «troppo» economico
Secondo il sindaco Loris Galbusera i prezzi bassi delle abitazioni non sono per forza uno svantaggio. «È anzi il segno che la nostra realtà rimane ancora accessibile per le famiglie, quindi un elemento di attrattività». Le classifiche contano poco per il sindaco, che già l’anno scorso si era rivolto a Bilanz per chiedere dei chiarimenti sui criteri del punteggio senza ricevere risposta. «È chiaro che se l’attrattività si misura dalla vista sul lago e dal moltiplicatore d’imposta, non siamo messi bene». Quest’ultimo è fisso al 95 per cento, tra i più alti in Ticino (la media nel Sopraceneri è dell’87 per cento).
Considerata la situazione finanziaria, negli ultimi anni il Municipio - va detto - ha ottenuto risultati importanti. Le nuove scuole comunali, con palestre e casa anziani nel comparto Bosciorina (80 milioni), il centro culturale Casa Cavalier Pellanda (5 milioni), le nuove scuole medie da realizzare entro il 2029 (90 milioni), la nuova stazione FFS entro l’anno prossimo (6 milioni). «Le infrastrutture e i servizi sul territorio non mancano - chiosa Galbusera -. Siamo sempre meglio collegati. Chiaro, c’è ancora tanto lavoro da fare».
«Aspettiamo il boom»
Secondo Nerio Foglio le cose non possono che migliorare. E non si riferisce solo al mercato immobiliare. «Negli ultimi decenni abbiamo assistito alla crisi del settore industriale, che dopo l’agricoltura era stato il grande datore di lavoro in queste Valli» ricorda. «Ora vediamo arrivare tante famiglie che lavorano magari nel terziario, a Bellinzona, e vengono qui attirati dai prezzi ancora contenuti». Foglio distingue ancora tra «casa» e «appartamento», perché a Biasca «con casa intendiamo una villetta unifamiliare con giardino, un sogno che da noi è ancora realizzabile». Negli ultimi due-tre anni, però, anche a Biasca sono stati avviati cantieri residenziali con decine di appartamenti, ad opera di investitori - «non a caso» - bellinzonesi. «Forse è il segno che il boom sta finalmente arrivando fino a noi».
Le cave in difficoltà: «Avanti così e smetto»
La famiglia Gregori scava dal 1963 il fianco della montagna a Iragna. La concessione per la cava di granito viene rinnovata ogni anno dal patriziato - proprietario dei terreni - ma Gianni Gregori, 77 anni, non sa se l’anno prossimo la rinnoverà. «Stiamo valutando la chiusura, deciderò nei prossimi mesi» dice mentre si aggira con aria mesta tra i blocchi di roccia. Sarebbe la quarta cava a chiudere nel giro di pochi anni (Piazzini, Bulgheroni, Merelli, Martinetti assorbita da Cave Maurino) a causa della concorrenza estera.

«Non riusciamo a competere con paesi che hanno un costo del lavoro tre o quattro volte inferiore, per quanto mi riguarda questo settore è senza speranze». Gregori è letteralmente cresciuto in mezzo al granito come generazioni rivierasche prima di lui: quando suo padre Ferdinando aprì la cava, a Iragna lavoravano centinaia di scalpellini, accorsi a frotte dalle valli e dall’Italia come in una specie di Klondike. Oggi alla Gregori SA restano tre dipendenti, più il titolare: gli ultimi licenziamenti - due persone - risalgono al 2022.
Per un mestiere antico che fa fatica, per fortuna, ce ne sono altri che nascono guardando al futuro. Sembrano anni luce di distanza, ma in realtà pochi minuti d’auto separano Iragna dall’aeroporto di Lodrino, dove ha sede il Centro svizzero di competenza sui droni (SDCC) che quest’anno si è aggiudicato - «battendo» Lugano e Bellinzona - ilsupporto del Parco dell’Innovazione Ticino (unico progetto approvato). Una punta d’eccellenza in un Comune, Riviera, che da quando esiste - Iragna e Lodrino vi sono confluiti nel 2017 - tiene insieme anime diverse ma è stabilmente in fondo alle classifiche dell’attrattività economica in Svizzera. Quest’anno ha perso 8 posizioni, è penultimo (959esimo su 960) nel ranking di Bilanz-Iazi.
Un paese in cerca d'impiego
La voce più penalizzante è proprio quella del lavoro (ha perso 26 posizioni). «In realtà nel territorio sono presenti diverse aziende, anche medio-grandi, l’offerta di impiego non manca» relativizza il sindaco Cristiano Triulzi, che però fa il pendolare e lavora a Maggia (come ingegnere forestale). «Nel mio caso è stata una scelta di opportunità - spiega - ma ritengo che per i nostri giovani esistano diverse opportunità lavorative sul territorio».
La maggiore offerta di impieghi qualificati, però, è nella vicina Bellinzona, da dove diverse famiglie si trasferiscono in Riviera «per la qualità di vita e i prezzi più contenuti per abitazioni e terreni edificabili» sottolinea il sindaco. I nuovi arrivati «sono soprattutto famiglie che prediligono villette, magari con giardino, che altrove non potrebbero permettersi». I collegamenti veloci,i prezzi contenuti, «ma anche la bellezza del territorio e la vicinanza con la natura e la montagna» sono gli aspetti positivi che le classifiche economiche non considerano (in realtà sì: alla voce «ecologia» Riviera è in posizione 310, ottima).
Quelli negativi, ammette Triulzi, sono tutti sotto la voce «finanze». Le casse comunali sono in deficit, il moltiplicatore d’imposta alto, e questo «ci limita molto negli investimenti». Nonostante ciò l’anno scorso il Comune ha stanziato un credito da 1,2 milioni per ampliare il piano regolatore delle cave di granito di Iragna, che danno ancora lavoro a circa 120 persone.
Gianni Gregori ama la pietra. Ma non sa se consiglierebbe il suo mestiere ai giovani. «Alle nuove generazioni non piace spaccarsi la schiena in cava, sabato e domenica compresi» dice. «Ormai vogliono tutti studiare e lavorare in ufficio. La carta è meno pesante della pietra». La voce dell’escavatrice sembra confermare le sue parole, e lo richiama al duro lavoro.
Tresa: il problema sicurezza
L’anno scorso l’ultimo gestore della pompa di benzina Euro Service di Fornasette ha gettato la spugna. Dopo svariate rapine - «una volta sono venuti con il fucile, ha dovuto chiudersi all’interno» raccontano i vicini - a dare il colpo di grazia sono stati il rincaro del greggio e il franco forte, che hanno fatto sparire i «frontalieri del pieno».
Ma ora al posto della benzina arriverà il latte. La sicurezza, o piuttosto l’insicurezza legata alla criminalità di confine non è certo un’attrattiva di Tresa, anzi: è uno dei punti dolenti che più penalizzano il terzultimo comune ticinese nella classifica di Bilanz-Iazi. A maggior ragione Luca Alessandrini e la compagna Sonia Tarquini hanno dato prova di caparbietà, decidendo di aprire la propria attività letteralmente a due passi dal valico di Fornasette.
«Al massimo i rapinatori ci ruberanno le stracciatelle» scherza Luca, 49 anni, co-titolare del caseificio Profumo di Latte di Monteggio che si trasferirà a Fornasette nei prossimi mesi. I lavori per la conversione della pompa di benzina sono a buon punto. «Forse farà strano, ma in realtà per noi questa era davvero una posizione ottimale».

L’avventura di Luca e Sonia nell’arte dei formaggi è iniziata da una passione personale - di coppia anzi - trasformatasi in lavoro durante gli anni incerti del Covid. Lei aveva perso l’impiego - «quello di tata presso diverse famiglie della zona» - e lui, addetto alla gastronomia presso un supermercato della zona, ci videun’opportunità. «Sapevo che c’era un mercato per i prodotti di qualità,e conoscendo le doti di Sonia sapevo che avrebbe funzionato».
I fatti gli hanno dato ragione. In pochi anni il loro caseificio domestico a Monteggio è cresciuto, arrivando a rifornire una quindicina di ristoranti in tutto il Ticino. «Abbiamo assunto un casaro esperto che sarà con noi nella nuova struttura - dicono Luca e Sonia - speriamo in futuro di poter prendere anche degli apprendisti».
La vicinanza al confine è sia una risorsa che una croce per il territorio di Tresa. Il sindaco Piero Marchesi non vuole sentir parlare di «far west», sul territorio «in generale abbiamo una buona sicurezza» sottolinea il presidente dell’UDC ticinese.«Il grande problema sono appunto i valichi non custoditi e la criminalità d’importazione, che evidentemente ci penalizzano anche nelle classifiche».
Altra croce e delizia del territorio di Tresa è il capitolo viabilità. Il traffico pendolare verso Lugano «incide innegabilmente sulla qualità di vita dei residenti ma d’altra parte è anche la ragione per cui i prezzi degli immobili sono ancora tutto sommato contenuti» osserva Marchesi. «Una famiglia che vuole costruirsi una casa qui può farlo a costi più accessibili che altrove».
Lo stesso discorso vale anche per le imprese. Che si impiantino in storiche residenze signorili, come Villalta a Croglio - a lungo in vendita, verrà parzialmente trasformata in una distilleria di whisky e grappe - oppure prendano il posto di una pompa di benzina, le piccole aziende continuano ad arrivare, anche dall’Italia. «Qui abbiamo trovato l’efficienza del sistema svizzero a prezzi relativamente accessibili» confermano dall’agenzia di design Netmilk Studio, che ha aperto nel 2014 nello stabile di fianco alla dogana. Il nuovo caseificio ha sede al pianterreno. «Questo è un punto di passaggio, per comprare un buon formaggio chi ha detto che si debba salire per forza all’alpeggio?» si chiede Luca. «Non faremo i numeri di una pompa di benzina, ma siamo convinti di poter intercettare anche un po’ di clientela d’importazione». Non la criminalità però: quella si spera non apprezzi i formaggi.
