L'iniziativa

«Contro la violenza servono aiuti subito e leggi più incisive»

Codice rosso si o no? Questa è la domanda cui dobbiamo rispondere
Giorgia Cimma Sommaruga
15.05.2022 09:55

Codice rosso si o no? Questa è la domanda. Ma partiamo dall’inizio. Dopo la pubblicazione delle storie di violenza domestica (sul numero di domenica 8 maggio 2022), Ilary, una delle vittime che in seguito alle percosse subite ha ricevuto i primi soccorsi in un ospedale italiano, chiede - attraverso una raccolta di firme - che anche in Svizzera venga introdotta una legge più incisiva per tutelare i diritti delle vittime (Introdurre un codice rosa), sulla falsariga di quella italiana.

«Quella di Ilary è un’ottima iniziativa e certamente la sosterrò - afferma Roberta Soldati, avvocato e deputata UDC -. La petizione è uno degli istituti della nostra democrazia a disposizione del popolo e chi meglio di esso conosce le molteplici sfaccettature della realtà e può contribuire a migliorare il sistema».

Il 9 agosto 2019, in Italia, è entrata ufficialmente in vigore la legge 69/2019, un provvedimento che punta a rafforzare la tutela delle vittime di reati di violenza domestica e di genere. Le misure? Inasprire la repressione tramite intrventi sul codice penale e sul codice di procedura penale.

«Personalmente non conosco questa legge italiana - interviene Nadia Ghisolfi, vice presidente Gran Consiglio e membro della commissione costituzione e leggi -. Ma penso che se esistono strumenti per migliorare la relazione e il coordinamento delle strutture preposte all’aiuto delle vittime nel nostro Cantone bene venga. Dal punto di vista legislativo - continua Ghisolfi - bisogna capire se nel nostro ordinamento si può inserire una legge simile, oppure se è sufficiente migliorare la normativa che già c’è rendendo tutta la macchina dei soccorsi ancora più efficace».

Da dove iniziamo

Oltre alla legge 69/2019, l’Italia già dal 2014, ha munito tutti i presidi sanitari nazionali, di un Codice Rosa. Ovvero un percorso di cure esplicitamente dedicato alle vittime di violenza che si recano al pronto soccorso. Anche quelle che non amettono la loro condizione.

Troppo spesso infatti accade che le vittime non presentino una denuncia, «questo avviene perché non si sentono tutelate dalle istituzioni - afferma la co-coordinatrice PS Laura Riget -. Penso ad esempio alle donne straniere, che non denunciano per paura dell’espulsione, oppure a quelle che dipendono economicamente dal marito e temono di non potercela fare da sole. Insomma, le cose da fare sono molte - osserva Riget - e prima di tutto bisogna mettersi nell’ottica di stanziare più fondi a favore delle vittime per poterle aiutare sotto ogni aspetto, da quello medico, psicologico, giuridico ed economico».

Le cose da fare sono molte

A disposizione delle donne che subiscono violenza esistono in Ticino due strutture protette. «Ma, come abbiamo discusso non molto tempo fa in Commissione sanità e socialità, la legge - interviene Riget - prevede un soggiorno gratuito di 35 giorni: sono troppo pochi. Poi queste donne, che magari non hanno neanche le risorse economiche per potersi mantenere, devono pagare autonomamente il soggiorno. Inutile dire che si trovano costrette a tornare a casa dal proprio aguzzino».

Prendendo in considerazone il dossier pubblicato dall’UFU (Ufficio federale per l’uguaglianza) nell’aprile 2022, emerge che solo il 10-22% delle vittime denuncia le violenze subite. «Oltre al difficile percorso che la vittima deve fare per arrivare a decidere di depositare una denuncia, a mio avviso, vi è anche la paura di non essere tutelata», interviene Roberta Soldati. «Penso ad esempio alle pene contenute in alcune sentenze, quali il divieto di avvicinarsi alla vittima, che effettivamente lascia il tempo che trova. Ultimamente in Gran consiglio abbiamo votato l’introduzione del braccialetto elettronico, che a mio avviso costituisce un deterrente unicamente per l’autore di violenza poco pericoloso, per gli altri, è inutile».

Implementare il Codice Rosa in Svizzera può essere interessante, tuttavia, ricorda Soldati, «non è che in Ticino non si sia fatto nulla. Il 24 novembre 2021 è stato presentato il Piano d’azione cantonale sulla violenza domestica, dove vengono presentate varie misure per rendere più efficiente la rete di aiuto, senza dimenticare la prevenzione. Ora questo piano va definito e implementato celermente e non restare sulla carta o in buoni intenti».

Un percorso di accesso al pronto soccorso per le vittime di violenza

C’è anche il codice rosa

Si tratta di un percorso che prevede l’attivazione di tutti i servizi territoriali finalizzati a fornire aiuto e assistenza alla vittima di violenza. Non si tratta di una legge. Bensì di un presidio di aiuto. Da chi è attivato? Direttamente dal personale sanitario in ospedale.

In poche parole è un progetto che vede il suo punto di forza in una task force multi istituzionale, che va dal personale medico, infermieristico e giudiziario.

Principalmente si concentra sui casi di violenza in cui, per paura di ritorsioni, le vittime hanno timore di esprimere la loro condizione.