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Costa Smeralda, 60 anni di mito

La storia del Principe arrivato da Ginevra e del nuovo modo di fare turismo
Stefano Salis
24.07.2022 15:30

Immaginatevi un pezzo intatto di Mediterraneo. Fermo nei millenni, selvaggio, abitato da pochissimi animali, ancora meno uomini e queste spiagge vergini, ginepri, pietre di granito rosa, e un mare che è un sogno: cristallino, azzurro, verde, smeraldo. Ecco: è la parola che fa da chiave a questa storia. Se vi state chiedendo dov’è la Costa Smeralda, la risposta è ben ovvia: in Sardegna. Eppure, e questo lo sanno in pochi, la Costa Smeralda non esiste dal punto di vista geografico: non c’è un pezzo di territorio della costa sarda che abbia questo nome. Al contrario, la Costa Smeralda (la cui quasi totalità geografica, oltre il 90%, è nel territorio di un solo comune, Arzachena) è un brand, un’idea, un mito e un sogno. Difficile, osteggiato, non privo di contraddizioni, e poi eventi, notti magiche, personaggi da favola, ma, certamente, è un sogno realizzato. E che festeggia, oggi, i 60 anni di esistenza. Al centro, di tutto questo, c’è un grande personaggio, irripetibile: il principe Karim Aga Khan, da Ginevra.

Una grande immaginazione

Siamo al 14 marzo 1962. Ed è lui, 25enne di solidissima dotazione economica (se non è l’uomo più ricco del mondo, è certamente tra i pochissimi che possono ambire al titolo) e ancor maggiore forza immaginativa il protagonista della storia. Sarà lui, insieme ad altri cinque soci - Patrick Guinnes, Felix Bigio, John Duncan Miller, Andrè Ardoin e René Podbielski - che da un notaio di Olbia, sigleranno l’atto di esistenza in vita del Consorzio Costa Smeralda. Non pensate alla Costa Smeralda, com’è e cos’è oggi. Immaginate, di nuovo, un tratto di terra non costruito, una baia, quella di Porto Cervo, da pensare ed edificare da zero. Non c’è elettricità, non c’è acqua corrente. Ma la costituzione formale del Consorzio, oltre a far nascere una rivoluzione nel mondo del turismo e del viaggio, era anche la certificazione di un’idea completamente diversa di «sfruttamento» del territorio. L’idea dei fondatori, infatti, è quella di tutelare la natura, le acque e le tradizioni di un’area unica, garantendo un sostenibile sviluppo urbanistico, territoriale e architettonico della destinazione, impedendo ogni tipo di speculazione edilizia. Vi sembra strano?

I miti vanno sfatati

La «controstoria» della vulgata sulla Costa Smeralda è tempo che venga narrata e conosciuta meglio. Certo: c’è il glamour, le star, i ricchi, gli yacht, gli emiri, i russi, i finti hippies, i contrasti con i locali, ma alcuni miti vanno sfatati. Come quello che, per esempio, i sardi proprietari di quelle terre le «regalarono» al Principe e soci. In un denso e documentatissimo libro (con tutte le mappe catastali di ogni singolo terreno venduto), Guido Piga, ne «Il grande principe» (Fondazione di Sardegna) ha ricostruito quelle vicende primordiali, dimostrando che gli Azara e gli Orecchioni, le famiglie principali tra i proprietari di quelle terre seppero fare bene i loro conti. Va da sé che, per ottenere l’intento dei fondatori, dovesse essere istituito, fin da subito, un Comitato di Architettura - composto dagli architetti Luigi Vietti, lo svizzero-francese Jacques Couëlle, Michele Busiri Vici e Antonio Simon Mossa - incaricato di redigere i piani di sviluppo e di assicurare un costante controllo architettonico dell’area. Lo scopo era quello di garantire la conservazione del patrimonio naturale preesistente e concepire uno stile in grado di coniugare le bellezze naturali con gli elementi della tradizione costruttiva locale. Per l’epoca, pura fantascienza. Eppure, di nuovo, realizzata.

Una inequivocabile coerenza interna

Ora, l’architettura della Costa Smeralda potrà piacere o no, potrà far pensare a una finta Sardegna, ma le costruzioni basse, le forme semplici ed irregolari quasi volute dal vento, con archi e materiali locali, travi di ginepro, granito e colori pastello che ancora oggi è rimasto immutato, punteggiano il paesaggio in una maniera che ha una inequivocabile coerenza.

Per i 60 anni della Costa, l’editore Assouline di New York, il più importante degli stampatori glamour al mondo, ha affidato la realizzazione di uno sontuoso libro a Cesare Cunaccia, autore che di eleganza, charme e brillantezza se ne intende. A scorrerlo non si può non fare a meno di meravigliarsi per l’incredibile qualità dei personaggi e delle storie e delle case che nella Costa si sono succedute. Ed è un racconto che, avendo tra i fulcri l’Hotel Cala di Volpe, quintessenza dello chic smeraldino, non può che farci sognare di un’epoca leggendaria, soprattutto quella dei primordi, e della sua continuazione. Intendiamoci: la stessa Costa Smeralda fatica a scrollarsi di dosso la nomea che le affibbiano i giornali scandalistici. Si tratta, invece, di un turismo di altissimo livello che attrae da sempre il jet set internazionale. Tutti i grandi della moda, nessuno escluso, modelle di nome e di aspirazione, attori, imprenditori, 007 (nei panni di Roger Moore) che sfreccia su moto d’acqua e così via. Ferrari e auto da collezione senza sosta…

Un luogo con tanto verde

Eppure, ancora oggi, quando si sente raccontare delle bravate e degli «orrori» della costa, di questo o quel personaggio, di temute speculazioni ai danni della bellezza dell’isola, si ignora che la Costa Smeralda è costituita per la maggior parte da verde: 2997 ettari, pari al 96% della superficie complessiva. I confini del Consorzio sono delimitati da due rocce con la scritta Costa Smeralda lungo la Olbia-Porto Cervo e lungo la Porto Cervo-Arzachena. Le più importanti costruzioni sono il borgo di Porto Cervo, disegnato dall’architetto Luigi Vietti e costruito nel 1964; l’Hotel Cala di Volpe, disegnato dall’architetto Jacques Couëlle e costruito nel 1962; l’Hotel Cervo e l’Hotel Pitrizza, disegnati dall’architetto Luigi Vietti e costruiti nel 1964; l’Hotel Romazzino, l’hotel Luci di la Muntagna e la chiesa di Stella Maris, disegnati dall’architetto Michele Busiri Vici e costruiti, rispettivamente, nel 1965, nel 1966 e nel 1968. E 744 ville, costruite secondo il metodo del mimetismo.

Una magia intatta

E se il prossimo passo e la prossima destinazione della Costa Smeralda e del Consorzio che la gestisce (in armonia con i comuni interessati) è quello di uno sviluppo sostenibile, inevitabile e auspicabile, sfogliando le strepitose foto del volume Assouline, tra regate e spiagge, tra personaggi famosi e le loro frasi, tra ricordi e colori incredibili del mare, la Costa resta una inimitabile parata di sogni e bellezze. Forse non alla portata di tutte le tasche, questo è vero, ma certamente non smentisce il paradigma di un cambio totale di prospettiva su turismo, paesaggio, ambiente che ne ha fatto un unicum e un esempio a livello mondiale.

La prova provata è che, inevitabilmente, ogni pagina che sfogliate del volume edito da Assouline non potete fare a meno di sognare di essere voi, almeno una volta, protagonisti di quegli scatti. Una magia intatta che si rinnova a 60 anni dalla posa della prima, granitica, pietra.