Attualità

«Dobbiamo essere più ticinesi dei ticinesi»

In Ticino la coda per il passaporto è raddoppiata – Un «problema» tecnico che si risolverà (forse) nel 2025 – Intanto gli aspiranti cittadini si preparano
Un momento della lezione a Camorino.
Davide Illarietti
19.05.2024 06:00

«La Svizzera ha un’economia in crescita». Il «sore» al centro dell’aula indica la diapositiva, scandendo bene le parole. «La popolazione è in aumento». Gli studenti annuiscono attentissimi. «Quindi si può prevedere un sempre maggiore gettito fiscale nei prossimi anni...».

In una lezione di «contesto socio-economico» per aspiranti nuovi cittadini, l’immagine che emerge della Svizzera (e del Ticino) non è la stessa dei talk-show televisivi o dei sondaggi pessimisti. Forse, però, è più vicina al motivo per cui molti dei presenti si trovano nell’aula.

«La bilancia commerciale è in positivo» prosegue il «sore» Gianluca Lüti, mentre un’invitante diapositiva mostra i successi dell’export. «L’attività finanziaria è aumentata, anche se non c’è più il segreto bancario» illustra la un’altra diapositiva. Quella dopo: «La disoccupazione non è a livelli problematici, anche se in Ticino è più alta che oltre Gottardo» precisa il docente.

A Camorino, nella sede dell’Istituto di formazione continua (IFC) del DECS è un mercoledì qualunque e ai banchi del corso obbligatorio per la naturalizzazione ci sono una ventina di allievi. L’età è compresa tra i 18 e i 64 anni (statisticamente il 67 per cento degli aventi diritto) e arrivano per lo più dall’Italia, come del resto la maggioranza (64 per cento) dei ticinesi naturalizzati. È una delle 55 classi previste quest’anno e il gran numero di iscritti - 935 in totale - è un po’ una conferma dell’attrattività di cui sopra. Il problema è che i passaporti disponibili sono pochi e ad attendere i volenterosi studenti, al termine del corso, c’è un tremendo collo di bottiglia.

Lavoro arretrato

Il dato che non passa sulla lavagna durante la lezione - non in questa almeno - è proprio quello delle naturalizzazioni concesse in Ticino. Dal 2011 al 2022 sono state 20.462 (461.225 in Svizzera) ma nell’ultimo anno sono letteramente crollate. Dal picco di 1.467 raggiunto nel 2022, sono scese l’anno scorso a 647. Un calo rispetto alla media degli ultimi anni, che non ha precedenti nemmeno durante la pandemia (1.212 nel 2021, 1.273 nel 2020) quando altri settori della burocrazia hanno registrato una battuta d’arresto. Il motivo: non è da cercare in una diminuzione «reale» delle domande, come dimostra il gran numero di iscritti ai corsi di Camorino.

Prisca Rostoni. © CdT
Prisca Rostoni. © CdT

Dove allora? La risposta arriva dal non lontano ufficio dello Stato Civile ed è, in sostanza, «per ragioni tecniche». A partire dall’anno scorso a Bellinzona è stato introdotto un nuovo gestionale, che ha in parte digitalizzato le pratiche di naturalizzazione. Lo scopo è «velocizzare alcuni processi e aumentare la sicurezza dei dati» spiegano dall’ufficio. La conseguenza, per ora, è al contrario un allungamento dei tempi di attesa. «L’anno scorso è stato caratterizzato da un dimezzamento delle naturalizzazioni» conferma la capoufficio Dunja Valsesia. A complicare le cosesono state anche le ultime elezioni cantonali: la Commissione Giustizia e diritti del Parlamento - per cui passano tutte le pratiche - è stata inattiva per un periodo e ha accumulato del lavoro arretrato. «La situazione dovrebbe normalizzarsi già a partire dal 2025» assicura Valsesia.

La coda per iscriversi

Nella classe di Camorino intanto la lezione prosegue e gli studenti sono concentrati su altri problemi. Prisca Rostoni, 19 anni, non si distrae un attimo dalle diapositive. «In storia e geografia sono una capra, e questa materia è densissima di contenuti» spiega la studentessa universitaria, originaria di Varese e trapiantata a Morbio Inferiore. «Chi pensa che l’esame sia una passeggiata non ha visto il programma».

Gianluca Ragazzini. © CdT
Gianluca Ragazzini. © CdT

Nelle prossime settimane si terranno gli esami scritti - in genere, il tasso di bocciatura è del 5 per cento - e i promossi passeranno alla fase successiva: quella dell’approvazione comunale e cantonale, con tutte le incognite (temporali e non solo) del caso. Nel frattempo, ai primi di giugno si apriranno le iscrizioni per i nuovi corsi. A Camorino si aspettano un surplus di richieste. A fronte di circa 450 posti disponibili a semestre le domande sono sempre di più e «capita regolarmente di ricevere lamentele di persone che non sono state ammesse» ammette la direttrice dell’IFC Manuela Guggiari. «Poi però le cose si sistemano, cerchiamo di accontentare tutti anche se non sempre è possibile».

Il momento a lungo atteso

Gianluca Ragazzini, 55 anni, è un «ripescato» dell’ultimo minuto. È entrato nel sito internet del corso «qualche ora dopo» l’apertura delle iscrizioni, a gennaio, e i posti erano già finiti. «Si esauriscono in un batter d’occhio» racconta l’ingengere di Ravenna trapiantato a Losone. «Una cosa impressionante». Per fortuna, nei giorni successivi è stato riconvocato a seguito di una scrematura dei candidati. La corsa alle iscrizioni-lampo è un’altra prova dell’attrattivià del passaporto: il sito dell’IFC va in «sold out» in una mattina, come i concerti delle rock-star.

Cristina Radi. © CdT
Cristina Radi. © CdT

Cristina Radi, moglie di Ragazzini, frequenta lo stesso corso. Racconta come la famiglia è ben integrata a Losone, dove vive da dieci anni - «la comunità ci ha accolto benissimo, non potremmo stare da un’altra parte» - ma anche lei è stata ripescata e ha temuto di dover aspettare altri sei mesi di iniziare il corso. «Poi abbiamo scritto all’ufficio e per fortuna ci hanno ascoltati, sono stati gentilissimi» assicura.

Guggiari conferma che delle difficoltà si presentano puntalmente - «il sistema informatico si blocca in automatico quando raggiunge il massimo dei posti» - ma finora si sono sempre trovate soluzioni. Non risponde però dei tempi di attesa successivi all’esame: «Noi ci occupiamo dei corsi che sono solo uno dei passi verso la naturalizzazione» precisa.

Non tutto è oro quel che luccica

Le aspettative degli studenti sono alte. Carlo Giorgi, imprenditore 55.enne, ha aperto un’azienda nel Luganese dieci anni fa dopo essere «fuggito dall’Italia e dalla sua burocrazia eterna» e da allora ha dovuto «dimostrare di essere più ticinese dei ticinesi» per affermarsi nel suo campo (ingegneria industriale). Il «sogno ticinese» sarà all’altezza delle aspettative?

Carlo Giorgi. © CdT
Carlo Giorgi. © CdT

Al di là dei problemi tecnici e delle attese all’ufficio dello Stato Civile, i problemi nella «terra promessa» non mancano e nell’aula di Camorino gli allievi lo stanno imparando. Il docente Lüti apre una diapositiva sul salario minimo. «Come mai è stato introdotto?» chiede. «Per i frontalieri» risponde la classe. «Il frontalierato è un fenomeno importante che porta un grande gettito - spiega Lüti - ma si vuole evitare il dumping salariale».

Un altro problema è l’invecchiamento della popolazione, chiarisce l’ultima slide. Il grafico mostra la diminuzione della popolazione attiva in Ticino dal 1947. «Avremo sicuramente un problema di finanziamento delle pensioni» sottolinea il docente. L’immigrazione e le naturalizzazioni potrebbero essere una parziale soluzione. «È importante che ci pensiate - conclude Luthi - quando sarete cittadini svizzeri sarete chiamati a votare anche su questo».

In questo articolo: