Sicurezza

Ecco i nuovi agenti di polizia

Abbiamo parlato con Martina Bottini e Liridon Gubetini
Andrea Stern
Andrea Stern
12.06.2022 06:00

Intervista a Martina Bottini, neodiplomata agente di polizia

Mi stimola la prospettiva di una professione che cambia ogni giorno

A quale età ha iniziato a sognare di fare l’agente di polizia? C’è qualcuno che l’ha ispirata in questa scelta?
«Non riesco a determinare un’età precisa in cui ho deciso di abbracciare la professione di agente di polizia. Si è trattato di una scelta maturata gradualmente nel tempo. In particolare vedendo mio padre - che è poliziotto - indossare la divisa, seguendolo da fuori nella sua professione, osservandolo e ascoltandolo quando rientrava a casa. Mi sono così avvicinata sempre più a questa professione affascinante, piena di sfide, fino a quando ho deciso che era arrivato il momento giusto».

Cosa la motiva a fare un lavoro impegnativo e, spesso, poco popolare?
«Inizialmente alcuni amici si sono stupiti di questa mia scelta. Ma a stimolarmi è stata la prospettiva di una professione che cambia ogni giorno, ricca di stimoli, dinamica, non sempre semplice ma a favore della cittadinanza».

Cosa pensa quando vede sui muri la scritta «ACAB»?
«Ritengo che alcune persone all’origine di questi messaggi non siano coscienti di cosa significhi essere agente di polizia. È un mestiere che richiede senso del dovere, dedizione e impegno. Ognuno di noi - con le sue peculiarità ed esperienze - contribuisce al difficile compito di garantire il rispetto della legge e la tutela della sicurezza collettiva».

Un poliziotto riceve insulti e sputi ma se appena alza un dito per reagire finisce in tribunale. Come si regge a queste situazioni?
«Già durante la formazione vi sono specifiche lezioni dedicate a come comportarsi in contesti particolari o di contestazione. L’obiettivo è sempre quello di risolvere qualunque controversia in maniera proporzionale e sfruttando in primo luogo lo strumento del dialogo».

Quali sono gli aspetti più belli della professione di poliziotto?
«Si è sempre a contatto con la gente. Si apprendono punti di vista differenti. Si scoprono realtà sconosciute. Ma, soprattutto, vi sono numerose possibilità di specializzazione all’interno del Corpo della Polizia cantonale».

In quale ambito le piacerebbe specializzarsi?
«Prima di cominciare avevo delle idee. Ora però, una volta entrata a far parte della Polizia cantonale e dopo aver toccato con mano il lavoro di Gendarmeria, mi rendo conto che è presto per esprimermi in maniera precisa».

Intervista a Liridon Gubetini, neodiplomato agente di polizia

Da piccolo rimanevo affascinato quando sentivo parlare mio zio poliziotto

A quale età ha iniziato a sognare di fare l’agente di polizia? C’è qualcuno che l’ha ispirata in questa scelta?
«Ho uno zio agente di polizia. Sin da piccolo mi sono dunque avvicinato alla professione, rimanendone affascinato quando lo sentivo parlare, osservandolo nei suoi movimenti, nel suo modo di fare, che trasmetteva sicurezza a chi gli stava intorno. Si è così sviluppato nel mio animo il progetto di intraprendere a mia volta il percorso che mi ha portato a indossare la divisa».

Cosa la motiva a fare un lavoro impegnativo e, spesso, poco popolare?
«Si tratta di un’attività concreta, molto impegnativa, ma anche molto appagante. Alla base di tutto - della nostra attività e di quella dei colleghi, in ogni dinamica della professione - vi è poi il principio che si va in aiuto di qualcuno che si trova in difficoltà».

Cosa pensa quando vede sui muri la scritta «ACAB»?
«Di fronte a determinati messaggi provo anzitutto delusione. L’operato della polizia andrebbe valorizzato e non denigrato. Occorre sensibilizzare su quella che è la nostra professione, sull’impegno che quotidianamente ognuno di noi dedica alla sicurezza della cittadinanza e al rispetto della legalità. Tutto questo con spirito di sacrificio e dedizione».

Un poliziotto riceve insulti e sputi ma se appena alza un dito per reagire finisce in tribunale. Come si regge a queste situazioni?
«Sia durante la formazione teorica sia nell’ambito di quella pratica, siamo stati istruiti a far fronte a questo genere di situazioni, nel rispetto dei principi fondanti della legalità e della proporzionalità».

Quali sono gli aspetti più belli della professione di poliziotto?
«Il mestiere di agente di polizia permette col tempo di acquisire un’esperienza di vita che in pochi possono avere. Si conoscono situazioni, contesti, tendenze, problematiche di ogni genere e in ogni ambito della società. All’interno della Polizia cantonale vi è poi la possibilità di seguire una carriera in innumerevoli direzioni».

In quale ambito le piacerebbe specializzarsi?
«Inizialmente avevo determinate ambizioni. Ma, dopo aver vissuto la parte pratica, mi rendo conto che è presto per esprimermi. Prima voglio conoscere i vari ambiti, immergermi nella professione, conoscere le dinamiche del Corpo, i suoi meccanismi. Solo allora potrò pronunciarmi con piena cognizione sul mio futuro a livello di specializzazione».