Fischer: «I ticinesi? Persone laboriose e attaccate alle proprie radici»
Didier Fischer, classe 1959, viticoltore, ingegnere agronomo, presiede la Fondation 1890 detentrice di tutte le azioni delle società di calcio, hockey e rugby ginevrine. Con il suo Domaine des Trois Étoiles produce vino, uno dei grandi piaceri della sua vita. «Purtroppo oggi non sarò a Cornaredo, c’è ancora molto da fare in cantina».
Conosce il Merlot del Ticino, quindi...
«Naturalmente! Il Ticino è la terra del Merlot in Svizzera e il nostro Domaine des Trois Étoiles (10 ettari di vigna a Satigny, comune che dista 14 km dallo Stade de Genève, dal 2018 di proprietà di Didier Fischer e Michel Tuor, ndr) è stato il primo a piantare Merlot a Ginevra negli anni ‘60! Apprezzo il Merlot ticinese e ammiro le competenze dei viticoltori nel vostro cantone».
Com’è andata l’annata viticola 2022?
«A Ginevra la vendemmia 2022 è stata splendida, con buone condizioni sanitarie e una maturità molto interessante. Saremo in grado di sviluppare vini bianchi aromatici e secchi con buona tenuta e vini rossi profondi e strutturati. Credo che in tutta la Svizzera si siano potuti raccogliere bei grappoli d’uva, in quantità più che soddisfacenti».
L’anno scorso, di questi tempi, le vostre due squadre di calcio e di hockey boccheggiavano. Un anno più tardi entrambe primeggiano in classifica. Cosa può mai cambiare da un’annata all’altra?
«Il mistero della giusta dinamica nello sport non esiste, conta solo il lavoro. Il Servette FC e il Genève-Servette HC hanno preparato in modo diverso la stagione in corso, alzando a tutti i livelli e di molto i requisiti rispetto a quanto fatto lo scorso anno».
In pratica...
«I direttori sportivi delle due squadre (Philippe Senderos nel calcio e Marc Gautschi nell’hockey, ndr) hanno implementato strumenti significativi affinché la preparazione fosse più intensa, precisa, divertente e innovativa. Abbiamo cercato nuovi supporti da affiancare alla preparazione individuale dei giocatori e rafforzato le esigenze a livello di staff tecnici».
Oggi, 2 ottobre, alle 16:30, sfida tra il Lugano e il «suo» Servette. Sarà a Cornaredo? Consideri che in città è in corso anche la Festa d’Autunno...
«Purtroppo non potrò essere né a Cornaredo, né alla festa della vendemmia. Abbiamo ancora molto lavoro da fare in cantina».
Un pronostico?
«I Bianconeri di Mattia Croci-Torti sono un’ottima squadra, una combinazione di giocatori giovani circondati da giocatori d’esperienza di livello internazionale. Una compagine sempre desiderosa di proporre un calcio offensivo. Vedo un Lugano nelle parti alte della classifica, ne sono sicuro. Confido nella forza del collettivo del Servette per vincere, ma in Ticino è sempre difficile riuscire a farlo!»
Lei presiede la Fondazione 1890, giunta in soccorso in anni recenti dei due club di calcio e di hockey salvandoli dalla rovina. Con solide basi finanziarie date, si dice in Romandia, da alcuni generosi mecenati sui quali vige un assoluto riserbo, qual è lo scopo di questa Fondazione?
«La Fondazione 1890 mette a disposizione dei club servettiani di calcio, hockey e rugby i mezzi necessari per offrire ai giovani programmi di formazione sportiva di qualità, nel rispetto dell’individuo e del suo percorso formativo, nel quadro di una competizione di alto livello. Ogni giovane che entra a far parte di uno di questi programmi viene avvolto da quelli che consideriamo i valori dello sport: lavoro, rispetto, solidarietà e superamento di sé stessi».
Quanti sono i giovani ginevrini che stanno seguendo questi programmi di formazione sportiva?
«Oggi ci sono circa 300 giovani giocatori nelle nostre accademie di calcio, circa 80 nell'accademia di hockey (programma cantonale) e quasi 350 giocatori nella nostra accademia di rugby».
Fondatore del Servette Rugby Club nel 2013, già presidente della squadra di hockey, attuale presidente del Servette FC. Da spettatore, vi è uno sport che preferisce seguire rispetto a un altro?
«Tutti e tre, indistintamente! I rispettivi ambienti sono molto differenti e ogni disciplina richiede una gestione diversa delle emozioni. Viceversa i post partita sono del tutto simili: sia la frustrazione in caso di sconfitta, sia il piacere che si prova l’indomani quando ci si ritrova con 3 punti in più in classifica».
Da dirigente e uomo di sport - è stato un pallavolista in Serie A e B - cosa la colpisce delle giocatrici e dei giocatori attivi nei vostri club e che conosce da molto vicino?
«Le ragazze del calcio sono incredibilmente combattive e dure con loro stesse. I calciatori devono sentirsi bene nel gruppo e nella vita per esprimersi pienamente. I giocatori di hockey sono degli artisti che devono avere fiducia in sé stessi per compiere azioni fuori dagli schemi. I giocatori di rugby sono forti quando formano un blocco, come una fortezza inespugnabile mentre avanza sull’avversario. È proprio la diversità delle dinamiche a rendere questi sport così appassionanti».
Ginevra e Lugano oltre a un lago, sembra abbiano in comune anche sostenitori… «viziati» che affollano gli stadi solo nelle grandi occasioni...
«I nostri cantoni hanno sicuramente molto in comune; l'origine latina della nostra cultura, l’importanza dei nostri confini con l’Italia o la Francia, la forte offerta di eventi culturali, sportivi o popolari nei rispettivi cantoni. Quindi sì, i nostri spettatori probabilmente hanno comportamenti comparabili a causa di questi punti in comune».
Quale immagine ha invece dei ticinesi?
«Vedo i ticinesi come persone molto cordiali, socievoli, laboriose e attaccate alle proprie radici, più rurali che urbane. Mi sento sempre molto ben accolto in Ticino!».
Magari in queste settimane accolto un po’ meno bene... Mi riferisco alle recenti vittorie nell’hockey contro il Lugano e l’Ambrì Piotta... Avete intenzione di batterli sempre in questa stagione?
«Lo spero! Ma i pronostici sono come le promesse... parlano solo a chi ci crede. Non credo nei pronostici o nelle statistiche nello sport. Dovremo essere pronti al momento giusto, con una mentalità di ferro e un’organizzazione di gioco coesa, è quello che ci servirà per vincere».
Di lei si sa che fa una «siesta» di 40 minuti al giorno ovunque si trovi, che le piace fare birdwatching - «il martin pescatore è l’uccello più bello del mondo», insieme all’aquila, presumo - e bere 2 bicchieri di vino. Cos’altro gradisce particolarmente?
«Il pisolino, al di là del piacere, è necessario per tenere il ritmo delle mie giornate! La natura, in generale, è la mia più grande fonte di piacere. Sia per quello che offre (il vino per esempio), sia per isolarmi e catturare la fauna su una pellicola fotografica, o ancora per sentire le vibrazioni di un paesaggio, di un'atmosfera nel bosco o in montagna».

