Fondotinta, mascara e naso rosso: Chistirrin pronto per l'ultima risata ad Agno

È arrivata la fine e ad Agno c’è un languore - per parafrasare il poeta - di circo prima dello spettacolo. Nella tendopoli circense sul prato di fronte all’aeroporto fervono gli ultimi preparativi. Oggi ancora tre spettacoli - ore 10.30, 14.00 e 18.00 - e poi la «grande famiglia» Knie smonterà letteralmente le tende.
«Sono pronto in un attimo». Nel caravan adibito a camerino il clown Chistirrin prepara il trucco di scena. Prima il fondotinta, poi il rosso sulle guance e il mascara sugli occhi. Piano piano nello specchio illuminato compaiono le grosse sopracciglia, labbra rosse e una risata sempre più larga. «Eccomi, ci siamo quasi».
La trasformazione in Chistirrin è sorprendente. Prima del trucco era «solo» Marco Antonio Vega, 33.enne messicano, sguardo intenso e viso un po’ stanco per il «tour de force» dei giorni scorsi. Una grande tazza di caffè spunta in mezzo ai pennelli e ai vasetti di polvere. Il camerino è condiviso con altri due artisti, ma Chistirrin è l’unico clown quest’anno sotto il tendone bianco. «È una grande responsabilità» dice facendosi d’un tratto serio.
Dal Messico ad Agno
Per il saltimbanco è il secondo anno di fila in Ticino e si è innamorato del suo inverno ancora mite - «qui mi piace tantissimo, vorrei venirci a vivere» - ben diverso da quello che lo attende oltre Gottardo e in Germania, dove si trasferirà già questa sera. A Mannheim lo aspettano altri spettacoli e un altro circo: «È la nostra vita, un po’ qui un po’ là, non ci si ferma mai».
Chistirrin ci è abituato. È nato in Messico, figlio e nipote di clown. Già all’età di cinque anni seguiva nelle sue tournée il padre Chistin (in spagnolo «scherzo», Chistirrin è diminutivo). Ha girato il mondo per 18 anni frequentando i tendoni di vari circhi, finché durante un festival a Città del Messico ha incontrato il direttore del Circo Roncalli di Mönchengladbach, vicino a Düsseldorf. Da qui poi è approdato al circo nazionale svizzero.
«Un sogno realizzato»
«Per me lavorare con il Knie è sempre stato un sogno» confessa. «È uno dei migliori al mondo e qui hanno lavorato professionisti di calibro internazionale». All’improvviso il clown ha un soprassalto e si mette a frugare nelle tasche della giacca: ne tira fuori - «eccola qui» - una piccola confezione da cui estrae un minuscolo naso di plastica. «Il mio naso naturale è già abbastanza grande» dice mentre sistema l’adesivo con cura. «Per questo uso una protesi così piccola».
È pronto per lo spettacolo. La sua anima infantile - si definisce una sorta di Peter Pan - lo mette a suo agio con i bambini, da cui trae ispirazione per gli spettacoli: il primo, quello della mattina, è dedicato a loro. «Nel corso della giornata i miei numeri cambiano perché il pubblico, soprattutto la sera, è più adulto».
Di sicuro, finora i ticinesi hanno applaudito a più non posso. «Lo adorano, è veramente eccezionale» assicura il direttore Ivan Knie. Eppure, nonostante gli applausi, per il circo più famoso della Svizzera trovare spazi adeguati è sempre più difficile e la tappa in Ticino non è da dare per scontata. «Abbiamo voluto fortemente tornare a sud delle Alpi, e il pubblico ci ha ricompensati con grande calore e un’ottima presenza» spiega Knie. Per ora è un arrivederci: il programma dell’anno prossimo è già stato concordato «in linea di massima». Poi chissà. Fino a pochi anni fa il circo si esibiva anche a Bellinzona e Locarno. Lugano era rimasta l’ultima spiaggia, prima dello «sfratto» da Cornaredo a causa dei lavori in corso per il nuovo stadio.
In questa «prima» ad Agno è tutto filato bene. Il clown è soddisfatto e pronto per l’ultima risata. Su il sipario, applausi per Chistirrin.