La ricerca

Gli Stati Uniti e la glorificazione delle armi

Dietro alle stragi in America c'è un fenomeno sociale definito «schizowave»
Guido Olimpio
Guido Olimpio
24.07.2022 06:00

Le stragi a ripetizione negli Stati Uniti concentrano il dibattito sulle armi, anche perché a volte è difficile trovare il movente degli attacchi, così come è arduo catalogare i profili. Ve ne sono troppi, lo ammettono gli studiosi e lo rivela il lavoro di ricerca sul tema al quale mi dedico da anni.

In questo orizzonte, pieno di interrogativi, è interessante l’analisi fornita da un team di giornalisti statunitensi riuniti nel Dirty South Right Watch dopo i tiri letali sulla parata del 4 luglio a Highland Park. Sei le vittime.

Il cecchino, Robert Crimo, era immerso in una specie di sotto-cultura online frequentata da persone affascinate dalla tesi cospirative, dal paranormale, dall’adesione a idee nichiliste. Il killer si è chiuso in un guscio che lo ha staccato progressivamente dalla realtà ed ha favorito il ricorso alla violenza.

La glorificazione delle azioni

Per gli analisti sta avanzando negli USA un fenomeno definito «schizowave», uno «stile» che ritroviamo in molti protagonisti di sparatorie di massa. Numerose quanto inquietanti le caratteristiche. Ossessione per gli shooter, glorificazione delle azioni come nel liceo di Columbine, uso di ironia con post/video/messaggi per confondere. Chi legge non deve capire se si tratta di una battuta, magari macabra, oppure se sono segnali premonitori. È una sorta di mimetismo, un modo per creare una frattura - magari solo nel mondo virtuale - tra l’individuo e il mondo circostante. L’atto di aggressione, con le raffiche in una classe elementare, è il processo finale. Di fatto è il gesto stesso a diventare la motivazione. Giustamente - e condivido totalmente - gli esperti di DSRW affermano che non esiste il «fattore X» che spinge un ragazzo ad impugnare il fucile e poi commettere l’eccidio, bensì c’è un cocktail di elementi.

Una malattia mentale

Alcuni sono razzisti, altri sono dei misogini violenti, non mancano quelli che sono stati ribattezzati «schizopostin», ossia giovani capaci di simulare una malattia mentale per apparire pericolosi e al tempo stesso guadagnare prestigio nel mondo online. In qualche modo sono dei «cacciatori di infamia», ossia vogliono diventare famosi spargendo del sangue innocente e tanto. Ampia la confusione «politica». Qualcuno crede nel trumpismo, ma non manca chi lo cavalca solo perché utile nell’alimentare il caos, destabilizza il sistema, spacca, travolge le consuetudini.

È una spinta allarmante in quanto poco percepita, quasi nascosta. E a mio avviso trova analogie con taluni militanti fai-da-te dello Stato Islamico autori di attentati in Europa. Anche in questi casi c’è uno scollamento con il reale, sono jihadisti perché estremisti, è sempre la violenza a fare da guida mescolando ragioni legate ai conflitti in Medio Oriente e questioni personali. Non di rado le due componenti sono sovrapposte al punto che gli inquirenti faticano nel catalogare un evento. Con una conseguenza inevitabile. Gli assassini, non importa se terroristi o mass shooter, emulano, copiano, sfruttano a loro vantaggio la copertura mediatica.