La storia

Ha chiuso il ristorante, ma per il Mendrisiotto ha fatto un «miracolo»

La storia di Milind Sharma, e di come per salvare l'attività di famiglia è riuscito a portare in Ticino migliaia di turisti indiani
Milind con la madre nel ristorante Shiva a Chiasso © Ti-Press / Francesca Agosta
Davide Illarietti
19.10.2025 06:00

Ogni anno in autunno Milind Sharma parte da Chiasso e va in India a fare «il pellegrinaggio». Calcutta, Nuova Delhi, Mumbai: trascorre un paio di settimane tra uffici turistici e agenzie di viaggio - «a oliare i contatti» dice - ma appena può si rifugia in un tempio indù a pregare.

«Prego per il nostro ristorante a Chiasso, per la mia famiglia. E ringrazio gli dei perché, nei momenti difficili, le mie preghiere sono sempre state esaudite».

È forse grazie alle preghiere di Milind, certamente grazie alla sua intraprendenza, che il Mendrisiotto è diventato una delle mete predilette dal turismo indiano negli ultimi anni. Il picco è stato raggiunto nel 2019, con circa 10mila presenze. Quest’anno uno studio della piattaforma Holidaycheck ha piazzato il Mendrisiotto al secondo posto in Svizzera per la quota di turisti indiani rispetto al totale (10 per cento).

Nel tempio di Shiva

Un «miracolo» turistico che è cominciato da un ristorante indiano oggi chiuso al pubblico, proprio davanti alla dogana di Chiasso. Si chiama «Shiva» , come la divinità a cui la famiglia Sharma - papà Arun, chef di lungo corso, mamma Archana e Milind - è da sempre devota. E Shiva ha fatto il primo miracolo nel 2016: per salvare il ristorante in un momento di difficoltà - «far apprezzare la cucina indiana alla clientela ticinese si stava rivelando più difficile del previsto» - Milind decide di cercare una nuova clientela nel paese d’origine dei genitori.

«I turisti indiani quando vengono in vacanza inEuropa tendono a ricercare la propria cucina tradizionale» spiega il ristoratore 31.enne. «È questione di abitudine e cultura, oltre che di precetti religiosi».

Il problema era dirottare i flussi del turismo indiano dalle grandi mete internazionali - Parigi, Interlaken, Venezia - e farli passare dal «piccolo» Mendrisiotto. «L’unica possibilità era andare in India e parlare direttamente con i tour operator, far conoscere la nostra regione e le sue bellezze, e la nostra posizione strategica». Un’iniziativa che Milind ha preso da solo, senza supporto istituzionale - almeno in una fase iniziale - ma con l’appoggio del padre Arun, che lo aveva chiamato poco prima a Chiasso per risollevare l’attività di famiglia.

«Non sono mai stato bravo in cucina - confessa il giovane -. Quindi ho dovuto cercare di rendermi utile in altro modo».

L’aiuto di Bollywood

Studente di cinema a Bologna, aiuto-regista in erba e appassionato della settima arte fin da bambino - una passione ereditata dal padre che da giovane ha persino recitato in pellicole di Ermanno Olmi e David Lynch - Milind ha trovato proprio in Bollywood il primo «aggancio» promozionale. La vicinanza con Como, dove dal 2018 si sono celebrati importanti matrimoni tra «star» del cinema indiano - Ambani, Ranveer Singh, Deepeeka Padukone - è stata la chiave per proporre Chiasso e Mendrisio, dapprima, come base d’appoggio verso il Lario.

I risultati non sono tardati ad arrivare. Nei viaggi organizzati con partenza Parigi e destinazione l’Italia, i primi pullman indiani - gruppi da 15 a 60 persone - dopo la visita d’obbligo nell’Oberland bernese hanno iniziato a fare tappa a Mendrisio, anziché passare dall’Austria (Innsbrück) per proseguire verso Venezia.

Sono passati quasi dieci anni e oggi la rotta si è consolidata, di pari passo con i rapporti tra Milind e le istituzioni del territorio - «mediatore culturale» è l’appellativo con cui è conosciuto all’Organizzazione turistica del Mendrisiotto - ma anche con gli albergatori. Tre hotel - Coronado, Serpiano e Mövenpick - hanno avviato una collaborazione con il ristorante Shiva, che fornisce servizi di catering ma anche di intermediazione.

«A volte possono sorgere delle incompresioni, non solo linguistiche, avere qualcuno che conosca una cultura così lontana da quella ticinese è sicuramente importante nell’ambito dell’accoglienza».

Nuove sfide

Nel frattempo il ristorante Shiva di fronte alla Dogana ha deciso di concentrasi sul catering e oggi apre alla clientela (gruppi, matrimoni) solo su prenotazione. «Ci piacerebbe rimanere aperti alla clientela ticinese ma abbiamo delle difficoltà organizzative - spiegano Milind e il padre Arun -. Avremmo bisogno di più personale, portare cuochi specializzati dall’India al Ticino è molto complicato».

Le trasferte di Milind in India non si sono fermate. È appena tornato dall’ultima, settimana scorsa, in cui ha «preso contatti e stretto accordi in vista della prossima stagione, come sempre». E come sempre è andato a fare visita ai tempi dell’induismo, per rinnovare le sue preghiere. «Oggi i turisti indiani sono soprattutto di passaggio, si fermano per uno-due giorni al massimo. L’obiettivo è riuscire a trattenerli di più e ad apprezzare le molte cose che il Ticino ha da offrire». Chissà che Shiva non esaudisca anche questa preghiera.

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