La nota

Harry ha scelto di combattere la battaglia di Diana

A pochi giorni dall’auscita di Spare, scritto dal duca di Sussex insieme al Pulitzer J.R. Moehringer, rimbombano le accuse fatte dal minore dei figli di King Charles contro «the system», il sistema
Giorgia Cimma Sommaruga
15.01.2023 07:00

Non è la crociata di Harry. Bensì quella di Diana. A pochi giorni dall’auscita di Spare - La riserva, scritto dal duca di Sussex insieme al Pulitzer J.R. Moehringer, rimbombano le accuse fatte dal minore dei figli di King Charles contro «the system», il sistema. Tra le principali, Harry ha lamentato, anche nella recente intervista dell’8 gennaio sulla CBS, di volere «una famiglia, non una istituzione, non un sistema».

Proprio così, un sistema. Lo stesso che negli anni ’90 ha oppresso e schiacciato una individualità come quella della principessa Diana, stando alle sue parole, e, guardando alla seguitissima serie su Netflix The Crown, lo stesso sistema menzionato da Filippo, consorte della defunta regina Elisabetta II, che consigliò a Diana di «stare nel sistema, in silenzio, accettarlo per quello che è e non attirare più l’attenzione su di sé». E infatti, abbandonata ad una forte depressione, per qualche tempo Diana ha seguito il consiglio, ma poi una nuova intervista, un nuovo scoop, delle nuove foto. L’attenzione su di lei non si è mai placata, neanche dopo la sua morte.

Tuttavia lei non c’è più, e dunque chi meglio può parlare, raccontare i retroscena di corte, narrare le emozioni che ha vissuto in prima persona accanto a sua madre prima, e da uomo adulto - e solo - poi? Harry ha fatto sua la crociata di sua madre Diana, e ora non dobbiamo stupirci di fronte alle sue accuse. E neanche della sua teatralità. Non ha forse sposato una attrice? Perché sì, è il secondogenito, o la riserva, secondo il sistema, ma è anche un uomo, e soffre. Come tutti. E se veramente «il fine giustifica i mezzi», allora William e Harry Il Principe di Nicolò Machiavelli l’hanno letto bene: peccato che abbiano seguito il precetto del filosofo (secondo cui «qualsiasi azione del Principe sarebbe giustificata anche se in contrasto con le leggi della morale») speculandoci un po’ su.

Tant’è che, sempre su Netflix, che in questa acclamata e seguitissima disputa famigliare pare essere il parente (straniero) che ha davvero vinto tutto (la coppia ha firmato un accordo con la società di streaming per più di 100 milioni di dollari), lo scorso mese è apparsa la serie Harry e Meghan. Sei puntate per descrivere l’esperienza vissuta dai duchi sino alla decisione di allontanarsi dalla famiglia reale per ripartire dagli USA. Nella serie i coniugi fanno continuamente riferimento all’incessante pressione dei tabloid nei loro confronti, che, a detta del Duca di Sussex, non fanno altro che tenere «sotto scacco la monarchia inglese che esiste solo per consentire alla stampa di scrivere della loro vita privata». Lo stesso Duca di Sussex spiega nel documentario: «In Gran Bretagna la famiglia reale è pagata dai contribuenti e in cambio delle tasse la gente si aspetta disponibilità con i media».

E allora visto che, come si legge nel libro, William avrebbe addirittura aggredito il fratello minore fisicamente nel 2019, per farlo tacere, per fargli accettare «il sistema», il fine giustifica i mezzi? Oppure: «Rivorrei mio padre e mio fratello, ma mi hanno tradito», ancora, il fine (il sistema) giustifica i mezzi? Le interpretazioni sono aperte, forse sarà solo un polverone temporaneo, ma davvero possiamo aspettarci un fuoco di paglia dal figlio di Diana, che fa parlare di sé ancora oggi, a 26 anni dalla sua morte?

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