Ticino

I gioielli della contessa di Croglio

Cosa c’è, e cosa è stato già venduto all’asta nella villa ereditata dal Comune di Tresa
Interni della villa Marcoli, in via della Camilluccia a Roma (Ponte Milvio). La villa è stata ereditata nel 2022 dal Comune di Tresa e ora è in vendita.
Davide Illarietti
05.05.2024 14:15

Gioielli, opere d’arte, libri, mobili antichi e arredi di pregio. Nella villa della contessa Marcoli c’è tutto quello che ci si aspetta da una dimora principesca nei boschi della Roma-bene. C’era, sarebbe meglio dire: gli agenti delle case d’asta da mesi lavorano con zelo - catalogando, impacchettando, spedendo - per svuotare la magione che nel 2022 è stata lasciata in eredità al Comune di Tresa. Il lavoro ormai è quasi finito.

Il prezioso contenuto di Villa Palladio, nel nord-est della Città Eterna, è stato già in parte venduto: le aste dovrebbero concludersi entro giugno, fanno sapere gli amministratori. I nuovi padroni di casa - i cittadini di Tresa in sostanza - hanno già incassato circa 350 mila franchi dalla vendita dei «gioielli di famiglia». Gli specialisti di Wannenes e Christie’s contano di superare il milione con l’ultimo colpo di martello.

La contessa di Croglio

La villa di Tresa è sicuramente il lascito più curioso, tra quelli ricevuti da enti pubblici ticinesi in anni recenti. E anche il più sostanzioso. Le aste sono solo un «assaggio»: l’immobile è valutato tra i 7,8 e i 38 milioni di euro, una manna dal cielo per le casse del neonato Comune malcantonese (il cui bilancio annuale, per dare un’idea, si aggira attorno a 13 milioni). La buona notizia risale ormai a due anni fa, quando un notaio contattò gli uffici comunali per annunciare che Ada Da-Rin Marcoli aveva lasciato in eredità la propria residenza romana al Comune di Croglio (nel frattempo confluito in Tresa). Deceduta a Roma all’età di 107 anni, la «contessa» Ada aveva a sua volta ereditato la villa - assieme al titolo nobiliare, come noto non riconosciuto in Italia - dal marito Jean Louis Marcoli, un diplomatico italo-svizzero originario di Croglio scomparso alcuni anni prima. Senza figli, l’anziana vedova aveva in realtà designato come erede di prima istanza la Confederazione: Berna aveva però rifiutato il lascito a causa dei passivi (circa 4 milioni di franchi) che gravavano sull’eredità al momento della morte della contessa.

Il tempo corre

La vita da nobili costa, si sa. Le spese di gestione della villa - quando era abitata - si aggiravano attorno ai 200mila franchi l’anno: un elemento che ha inciso sulla decisione di Tresa di accettare il lascito - dopo «attente valutazioni» - e soprattutto sulle tempistiche. Fin da subito, il Municipio ha chiarito di essere intenzionato a vendere, senza perdere tempo. «L’eredità è stata accettata con un beneficio d’inventario, si è quindi proceduto a verificare che ci fosse un attivo reale e non sussistessero dei debiti» spiega l’amministratore Alessandro Colaci, incaricato dal Municipio di gestire la successione. La villa, sottolinea, non è stata ereditata dal Comune in quanto tale ma attraverso una società - la Anonima Immobiliare Palladio - mentre la piscina della villa era intestata a un’altra società.

Considerando la vastità della proprietà e del «tesoro» in essa contenuto, la divergenza delle stime immobiliari - tra minima e massima «ballano» 30 milioni - si capisce come mai i preparativi della vendita hanno richiesto un po’ di tempo. «Siamo alle battute finali» assicura Colaci. Le prime visite da parte di potenziali acquirenti sono già iniziate, prima ancora di pubblicare l’annuncio. «Si tratta chiaramente di una clientela ristretta, visto il tipo di immobile». Non è stato fissato un prezzo pubblico. «Le trattative sono riservate» precisa l’amministratore.

Un palazzo neoclassico

Intanto sono state scattate le foto della villa (le pubblichiamo in anteprima) che verranno utilizzate nell’annuncio. Mostrano interni di enorme pregio, pavimenti in marmo rosa, decorazioni neoclassiche che richiamano gli sfarzi della Roma che fu, anche se la magione è stata ricostruita interamente - su un edificio preesistente - negli anni ‘50 del secolo scorso. Tra le 34 stanze (dependance compresa) spicca la solenne biblioteca, intagliata in un soppalco ligneo dal disegno prezioso, da cui si scorgono il cortile in stile rinascimentale e il verde del parco (oltre 6mila metri quadri). Scene campestri ornate di rovine classiche compaiono anche nei quadri alle pareti, che però nel frattempo sono già stati venduti separatamente - o lo saranno a breve.

I libri antichi del conte, le poltrone stile impero dove sembra di vedere, in fotografia, ancora seduta la contessa Ada assieme al marito, davanti al caminetto di travertino color smeraldo: tutte queste «preziosità» sono state catalogate in oltre 200 lotti e messe sul mercato «a partire da gennaio» spiega Anna Giarrusso della casa d’aste Wannenes (Christie’s si occupa invece specificamente dei dipinti). Il «tesoro» ereditato dagli abitanti di Tresa include «argenti, statue e arte asiatica» tra cui, chissà, forse non sarà mancato qualche ricordo del Ticino.

«Mettiamo a bilancio»

Nel testamento, a dirla tutta, la contessa ha disposto che la villa «semi-ammobiliata» andasse alla Confederazione «con il vincolo che non venga demolita o venduta». Vincolo che, dopo il rifiuto di Berna, è caduto. Ora ai fortunati eredi nel Malcantone non resta che «attendere che le vendite siano perfezionate» per poi decidere cosa fare del ricavato.

«Abbiamo proceduto per gradi mettendo a bilancio solo le entrate effettivamente generate - finora, i 350.mila franchi provenienti dalle aste di gioielli, ndr. - e questo non tanto per scaramanzia ma per prudenza» spiega il sindaco di Tresa Piero Marchesi. «Finora i guadagni sono stati superiori alle previsioni e siamo senz’altro contenti». Quanto al futuro, l’eredità «non sarà usata certo per spese folli» ma piuttosto «eventualmente per ridurre il debito pubblico e finanziare gli investimenti». Come il nuovo asilo di nido e il centro diurno per anziani di Ponte Tresa, presentati il mese scorso dal Comune. Prima però c’è ancora una villa da vendere a Roma. «Finché non sarà venduta, è inutile fare calcoli» chiosa Marchesi.

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