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I nasi del Cantone: ecco gli odori molesti segnalati in Ticino

Le segnalazioni dei cattivi odori salgono – «Da una parte le persone sono diventate più sensibili, dall’altra il territorio è sempre più sfruttato»
© Ti-Press
Davide Illarietti
04.12.2022 12:15

Con gli odori non si è mai certi di nulla». Simone Abruzzi nel suo ufficio nel palazzo del Dipartimento del territorio a Bellinzona, mostra un apparecchio che serve a misurare i composti organici volanti (COV), emessi da solventi, vernici, benzine. L’apparecchio ha una precisione al microgrammo. «Ma con gli odori è un po’ diverso, non ci sono macchine che tengano. Bisogna usare questo», dice indicando il proprio naso.

Le segnalazioni di odori molesti sono in aumento in Ticino e ad occuparsene all’interno dell’amministrazione cantonale è la Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo (SPAAS) del DT: è questo l’ufficio responsabile dei controlli sulle emissioni inquinanti.

Per i contatti c’è un modulo

Chi contatta Abruzzi e colleghi - esiste un modulo apposito sul sito www.ti.ch/aria - in genere lamenta un fastidio frequente legato ad odori presenti nei pressi della propria abitazione. Le segnalazioni «sono aumentate negli anni, da una parte perché le persone sono diventate più sensibili, dall’altra perché il territorio è sempre più sfruttato e le zone residenziali sono sempre più vicine a zone industriali e agricole. Il motivo delle segnalazioni sono spesso centri di compostaggio di aziende alimentari di produzione di canapa o agricole. «In prima istanza, soprattutto per i problemi tra privati o di poco conto, raccomandiamo - avverte Abruzzi - di rivolgersi agli uffici comunali. Quando la situazione è più grave e si configura un possibile problema collettivo, avviamo gli accertamenti, coinvolgendo l’autorità comunale».

«Come servizio cantonale ci occupiamo di capire l’entità del problema, di indagare sulle possibili cause e origini, e di trovare possibili soluzioni per ridurre le emissioni odorose. Le molestie olfattive sono però una questione di sensibilità, e quando serve avere una valutazione il più possibile obiettiva la cosa si complica e occorre ricorrere a modelli matematici, inchieste e sopralluoghi ma anche misurazioni vere e proprie». Al contrario delle emissioni di altri inquinanti, la puzza esiste di base laddove c’è un fastidio che deve poi essere quantificato, e non è semplice.

Le regola nella direttiva federale

Una direttiva federale del 2015 (in realtà ancora in stato di bozza, che deve ancora allinearsi alla regolamentazione europea) stabilisce un’esposizione minima - per parlare di molestia, ad esempio il 10% delle ore di un anno per la zona residenziale. Per calcolare fin dove si propaga l’odore e per quanto tempo vengono usati appunto modelli matematici. «Lo scopo è ottenere una mappatura della diffusione e dell’intensità dell’odore nelle vicinanze della sorgente», spiega Abruzzi. Per avere i dati di base per questi modelli, o semplicemente per determinare l’intensità dell’odore possono anche essere fatte delle analisi olfattometriche, prelevando campioni d’aria dal punto di emissione. Gli odori campionati vengono poi portati in laboratori specializzati.

Analisi spesso complicate

Le analisi sono spesso complicate e per gli accertamenti il Cantone si appoggia ad esperti esterni, come lo studio di perizie ambientali dell’ingegner Andrea Berrone, a Lugano. «Gli odori sfuggono alle misurazioni ordinarie, ma attraverso i modelli è possibile descrivere il loro comportamento e la loro diffusione», spiega l’esperto. Quando viene costruito un nuovo centro di compostaggio, o un impianto industriale potenzialmente maleodorante, gli specialisti sono in grado di realizzare previsioni dell’impatto «olfattivo» sul territorio. Berrone si basa in parte sui dati delle misurazioni fatte in passato. «A volte tuttavia le cose sono più complesse, come nel caso di aziende già esistenti con lamentele da parte dei vicini», spiega l’ingegnere: «Ed in questi casi eseguiamo appunto analisi odorigene». In Ticino non esistono laboratori specializzati: i campioni di odore racconti sul posto vengono inviati oltre Gottardo, all’università di Rapperswil, o al Politecnico di Milano dove si svolge l’analisi vera e propria. E a differenza di altre sostanze, non si usano apparecchi e strumenti, ma nasi umani.

I campioni vengono sottoposti a veri e propri «annusatori» - studenti o ricercatori - che odorando l’aria campionata, diluendola man mano, e riescono così a stabilire la concentrazione di odore nelle cosiddette Unità olfattometriche. «In questo modo - spiega Berrone - si raggiunge un giudizio medio che viene tradotto in valori numerici. La chiave sta nel fatto che questi annusatori sono selezionati appositamente per avere un olfatto nella media, non troppo sensibile né insensibile».

Anche Berrone ritiene di avere un olfatto nella media. Ma non fa affidamento su quello. Ricorre appunto alle analisi olfattometriche delle emissioni «circa una volta all’anno». Per testare invece l’odore all’immissione, quindi presso i luoghi sensibili, o presso chi protesta, occorre per forza procedere a inchieste o sopralluoghi frequenti in modo da avere dati statistici. Ci sarebbe anche la possibilità di affidarsi a nasi elettronici, posizionati per un periodo presso il punto di ricezione, ma «si tratta di un apparecchio molto raro e costoso». Finora Berrone l’ha usato una volta «ma non ha registrato valori fuori norma». L’ingegnere conferma quanto dicono i funzionari cantonali e cioè che «negli ultimi anni le problematiche sono aumentate ed aumenteranno sempre di più proprio perché la distanza tra abitazioni e attività produttive si riduce sempre di più».

Sistemi di abbattimento

Se la mappatura tramite modelli conferma il disagio, se le analisi fanno emergere valori oltre i limiti dettati dalle raccomandazioni, o se le indagini statistiche riscontrano problemi rilevanti, le autorità ordinano correttivi all’azienda che causa l’odore. «Nel caso di ditte con produzioni maleodoranti possiamo chiedere l’installazione di sistemi di abbattimento degli odori, ad esempio filtri al carbone attivo, biofiltri, o altri strumenti, o dei sistemi che evitano il propagarsi dell’odore, quindi capannoni, coperture».

In Ticino i reclami per odori sono una trentina all’anno, ma le pratiche rilevanti sono 5-6 all’anno e spesso sono legate a problematiche che si trascinano anche per diversi anni, proprio perché non è facile identificare chiaramente se l’odore è eccessivo o no, oppure non è facile individuare provvedimenti e correttivi efficaci, che spesso si scontrano con altre restrizioni tecniche, logistiche o pianificatorie.