I «turisti» del mattone si comprano il centro di Lugano

Ci sono clienti che non si limitano a fare shopping ma, se vogliono, comprano l’intero negozio e magari anche il palazzo. Nell’arteria del lusso ticinese per eccellenza è capitato, e continua a capitare: è un lato meno visibile dei flussi internazionali che percorrono via Nassa e dintorni. I turisti che soggiornano in B&B prendono il posto dei vecchi inquilini, mentre altri «turisti» soppiantano i vecchi padroni di casa.
Le operazioni più importanti non sono passate inosservate: negli ultimi due anni alcuni pezzi del parco immobiliare luganese, anche in posizioni centrali, sono stati ceduti da investitori istituzionali (fondi, casse pensioni) e privati a nuovi soggetti provenienti spesso dall’estero. Interi blocchi «terra-cielo» comprendenti negozi, uffici e abitazioni, ristrutturati e rimessi sul mercato con affitti più alti, o direttamente sotto forma di alloggi turistici.
Shopping di palazzi
Epicentro e simbolo del fenomeno è Contrada di Sassello. Il retrobottega chic di via Nassa è stato teatro, negli ultimi tempi, di una serie di acquisizioni messe a segno da investitori provenienti dall’Est Europa. L’ex immobile della Banca Intermobiliare è stato acquistato nel 2023 da una società facente capo a un oligarca russo: interamente ristrutturato, ospita ora un co-working affittato in parte anche al Comune di Lugano. Di fianco, una palazzina commerciale è stata rilevata da un investitore rumeno, e completamente convertita ad affitti brevi. Lo stesso imprenditore ha acquistato, nel giro di pochi mesi, anche un palazzo di cinque piani proprio di fronte e un’altra ventina di appartamenti nell’adiacente via Motta, in uno stabile residenziale.
Inquilini inquieti
«Ci siamo trovati davanti a un bivio: rimanere e pagare un affitto più alto, dopo i lavori, oppure andarcene», racconta un inquilino che ha ricevuto disdetta in via Motta nei mesi scorsi. Nello stesso palazzo altri sette appartamenti sono stati rinnovati nell’ultimo anno. Il problema dello «sfratto collettivo» dei residenti del centro che, grazie a contratti d’affitto fermi da anni, beneficiavano fino a poco fa di canoni agevolati, è stato sollevato dai media e dalla politica - un’interrogazione interpartitica presentata a marzo in Consiglio Comunale è ancora in attesa di risposta - ma non per questo si è fermato, anzi. A essere coinvolte non sono solo le abitazioni, ma anche i negozi su strada. «Ho avuto a che fare personalmente con il nuovo padrone di casa - racconta ad esempio un commerciante -. Mi ha colpito il fatto che un imprenditore con tante disponibilità venisse a trattare di persona per qualche centinaio di franchi».
Il Principe-palazzinaro
In effetti l’imprenditore in questione - contattato dalla Domenica, ha declinato l’intervista - è un nome noto nel suo Paese d’origine, dove è a capo di un vero e proprio impero immobiliare. È balzato agli onori delle cronache in Romania a più riprese, negli anni passati: per i rapporti d’affari con un senatore e sindaco di Bucarest, prima dell’ascesa politica e prima di un’inchiesta giudiziaria (evasione e riciclaggio, mai sfociata in condanna, va doverosamente precisato) che ha interessato l’ex socio in anni recenti. E poi:per aver ceduto una società - il nome è quasi lo stesso, per assurdo, di quella utilizzata nelle operazioni a Lugano - alla cordata di un immobiliarista finito anch’esso nei guai con la giustizia (anche qui, a distanza di anni) nell’ambito di un famoso scandalo. Era coinvolto nientemeno che il principe Paolo di Romania, in questo caso entrambi (immobiliarista e principe) sono stati condannati.
Sentiti dire, pettegolezzi arrivati anche in via Nassa - nell’immobiliare il pettegolezzo è «endemico» - ma senza conseguenze, va precisato: il nuovo «principe» del mattone luganese - è questo l’importante - non è mai stato interessato da inchieste giudiziarie, ha le carte in regola ai sensi della Lafe e a dire il vero non figura nemmeno nella società che ha acquistato gli immobili in Contrada di Sassello e via Motta, come anche un altro stabile con decine di appartamenti in via Vegezzi (stima della compravendita: 40-50 milioni). Anche qui gli inquilini hanno avuto a che fare spesso «direttamente con lui» e non sempre è andata bene (per gli inquilini). Buona parte del quinto e ultimo piano dell’edificio è stata svuotata e sarà interamente convertita ad affitti brevi, i lavori sono in corso.
Blockchain e alberghi di lusso
Non è del tutto una novità, va precisato anche questo. Il centro di Lugano «è sempre stato un polo attrattivo per investitori facoltosi e continua a esserlo», spiega Paolo Botti dell’agenzia immobiliare e fiduciaria SuisseImmobilien Group, con sede proprio in via Nassa. La clientela russa «non è scomparsa con la guerra in Ucraina anzi continua a essere molto attiva, ma vediamo anche investitori ucraini, polacchi, albanesi, lettoni. In generale l’Est Europa è molto presente, come anche il nord Europa».
I nuovi arrivati prediligono immobili che nel gergo delle agenzie sono chiamati «trofei» per il valore simbolico e i prezzi in alcuni casi sovra-stimati. A vendere spesso sono banche o investitori istituzionali, che negli ultimi due-tre anni hanno adottato una politica importante di dismissioni in Ticino come altrove. È il caso ad esempio di un grande immobile tra via Balestra e corso Elvezia, un palazzo di cinque piani misto uffici-residenziale, su cui di recente avrebbe messo le mani un globalista russo. Qualcosa di simile all’aquisizione realizzata in Contrada di Sassello (valore di mercato: 25-30 milioni) dal connazionale Vitaly Bezrodnykh. Venture capitalist attivo nel settore delle criptovalute tra Singapore, Stati Uniti e El Salvador, Bezrodnykh è stato protangonista di altre operazioni legate al turismo più tradizionale in Italia, per la precisione a Forte dei Marmi: tra il 2020 e il 2021 ha attirato l’attenzione della stampa acquistando tre importanti complessi alberghieri, tramite una società con sede alle Bahamas. In Ticino l’imprenditore si sarebbe concentrato, appunto, sul centro di Lugano, orientando lo «shopping» anche su altri immobili in parte residenziali.
Concorrenza agguerrita
«Lugano è una meta sempre più ambita, per via della congiuntura internazionale l’interesse è cresciuto molto. L’immobiliare è un porto sicuro e il centro città è un po’ il sogno di tutti», ammette Valon Beselica, imprenditore di origine albanese ma cresciuto in Ticino e titolare di una holding che ha acquistato oltre 200 appartamenti negli ultimi anni nel Sottoceneri. «Il problema è che le possibilità di acquisto nelle posizioni molto centrali sono limitate, gli oggetti in vendita sono pochi e i prezzi spesso sovra-dimensionati».
Nonostante questo i «turisti» dell’immobiliare continuano a comprare superando il vaglio della Lex Koller (Lafe), la legge federale che vieta l’acquisto di stabili residenziali - non i commerciali - a persone o società basate all’estero, ma non pone limiti ad esempio ai globalisti (a cui però è vietato svolgere attività lavorativa in Svizzera). Sebbene le loro fortune arrivino da fuori, e dai settori più disparati, i «turisti» dell’immobiliare non possono limitarsi al soggiorno breve: sono qui per restare, almeno per un po’. «I nostri investitori sono tutti svizzeri o comunque stranieri residenti qui anche da molto tempo» assicura ad esempio Beselica. Quanto ai turisti veri e propri, il dibattito è aperto e spinoso per gli immobiliaristi («noi preferiamo non trattarli, questione di principio» chiosa Beselica) e ancor di più per la politica. Il via vai di inquilini e padroni di casa nel «salotto buono» del Ticino, comunque, sembra destinato a non fermarsi.