Immobiliare

I «turisti» del mattone si comprano il centro di Lugano

Investitori e oligarchi fanno a gara per accaparrarsi intere palazzine, a volte a scapito dei vecchi inquilini
©Gabriele Putzu
Davide Illarietti
11.05.2025 06:00

Ci sono clienti che non si limitano a fare shopping ma, se vogliono, comprano l’intero negozio e magari anche il palazzo. Nell’arteria del lusso ticinese per eccellenza è capitato, e continua a capitare: è un lato meno visibile dei flussi internazionali che percorrono via Nassa e dintorni. I turisti che soggiornano in B&B prendono il posto dei vecchi inquilini, mentre altri «turisti» soppiantano i vecchi padroni di casa.

Le operazioni più importanti non sono passate inosservate: negli ultimi due anni alcuni pezzi del parco immobiliare luganese, anche in posizioni centrali, sono stati ceduti da investitori istituzionali (fondi, casse pensioni) e privati a nuovi soggetti provenienti spesso dall’estero. Interi blocchi «terra-cielo» comprendenti negozi, uffici e abitazioni, ristrutturati e rimessi sul mercato con affitti più alti, o direttamente sotto forma di alloggi turistici.

Shopping di palazzi

Epicentro e simbolo del fenomeno è Contrada di Sassello. Il retrobottega chic di via Nassa è stato teatro, negli ultimi tempi, di una serie di acquisizioni messe a segno da investitori provenienti dall’Est Europa. L’ex immobile della Banca Intermobiliare è stato acquistato nel 2023 da una società facente capo a un oligarca russo: interamente ristrutturato, ospita ora un co-working affittato in parte anche al Comune di Lugano. Di fianco, una palazzina commerciale è stata rilevata da un altro investitore dell'Est Europa, e parzialmente convertita ad affitti brevi. Lo stesso imprenditore ha acquistato, nel giro di pochi mesi, anche un palazzo di cinque piani proprio di fronte e un’altra ventina di appartamenti nell’adiacente via Motta, in uno stabile residenziale.

Inquilini inquieti

In un altro palazzo sei appartamenti sono stati rinnovati nell’ultimo anno e saranno destinati a essere affittati a lungo termine. Il problema dello «sfratto collettivo» dei residenti del centro che, grazie a contratti d’affitto fermi da anni, beneficiavano fino a poco fa di canoni agevolati, è stato sollevato dai media e dalla politica - un’interrogazione interpartitica presentata a marzo in Consiglio Comunale è ancora in attesa di risposta - ma non per questo si è fermato, anzi. A essere coinvolte non sono solo le abitazioni, ma anche i negozi su strada.

L’imprenditore in questione, contattato dalla Domenica, tiene a precisare, tramite il suo avvocato, che nessun contratto di attività commerciale è stato aumentato di pigione, che è rimasta quella esistente al momento del trapasso di proprietà. Degli appartamenti affittati, precisa, «tre erano vuoti e tre sono stati creati da spazi esistenti e precedentemente non destinati a uso abitativo». Si tratterebbe comunque solo di una delle acquisizioni messe a segno dall’imprenditore negli ultimi anni: due in Contrada di Sassello, un’altra palazzina in via Frasca e uno stabile con decine di appartamenti in via Vegezzi (stima della compravendita: 40-50 milioni).

Blockchain e alberghi di lusso

Non è del tutto una novità, va precisato anche questo. Il centro di Lugano «è sempre stato un polo attrattivo per investitori facoltosi e continua a esserlo», spiega Paolo Botti dell’agenzia immobiliare e fiduciaria SuisseImmobilien Group, con sede proprio in via Nassa. La clientela russa «non è scomparsa con la guerra in Ucraina anzi continua a essere molto attiva, ma vediamo anche investitori ucraini, polacchi, albanesi, lettoni. In generale l’Est Europa è molto presente, come anche il nord Europa».

I nuovi arrivati prediligono immobili che nel gergo delle agenzie sono chiamati «trofei» per il valore simbolico e i prezzi in alcuni casi sovra-stimati. A vendere spesso sono banche o investitori istituzionali, che negli ultimi due-tre anni hanno adottato una politica importante di dismissioni in Ticino come altrove. È il caso ad esempio di un grande immobile tra via Balestra e corso Elvezia, un palazzo di cinque piani misto uffici-residenziale, su cui di recente avrebbe messo le mani un globalista russo. Qualcosa di simile all’aquisizione realizzata in Contrada di Sassello (valore di mercato: 25-30 milioni) dal connazionale Vitaly Bezrodnykh. Venture capitalist attivo nel settore delle criptovalute tra Singapore, Stati Uniti e El Salvador, Bezrodnykh è stato protangonista di altre operazioni legate al turismo più tradizionale in Italia, per la precisione a Forte dei Marmi: tra il 2020 e il 2021 ha attirato l’attenzione della stampa acquistando tre importanti complessi alberghieri, tramite una società con sede alle Bahamas. In Ticino l’imprenditore si sarebbe concentrato, appunto, sul centro di Lugano, orientando lo «shopping» anche su altri immobili in parte residenziali.

Concorrenza agguerrita

«Lugano è una meta sempre più ambita, per via della congiuntura internazionale l’interesse è cresciuto molto. L’immobiliare è un porto sicuro e il centro città è un po’ il sogno di tutti», ammette Valon Beselica, imprenditore di origine albanese ma cresciuto in Ticino e titolare di una holding che ha acquistato oltre 200 appartamenti negli ultimi anni nel Sottoceneri. «Il problema è che le possibilità di acquisto nelle posizioni molto centrali sono limitate, gli oggetti in vendita sono pochi e i prezzi spesso sovra-dimensionati».

Nonostante questo i «turisti» dell’immobiliare continuano a comprare superando il vaglio della Lex Koller (Lafe), la legge federale che vieta l’acquisto di stabili residenziali - non i commerciali - a persone o società basate all’estero, ma non pone limiti ad esempio ai globalisti (a cui però è vietato svolgere attività lavorativa in Svizzera). Sebbene le loro fortune arrivino da fuori, e dai settori più disparati, i «turisti» dell’immobiliare non possono limitarsi al soggiorno breve: sono qui per restare, almeno per un po’. «I nostri investitori sono tutti svizzeri o comunque stranieri residenti qui anche da molto tempo» assicura ad esempio Beselica. Quanto ai turisti veri e propri, il dibattito è aperto e spinoso per gli immobiliaristi («noi preferiamo non trattarli, questione di principio» chiosa Beselica) e ancor di più per la politica. Il via vai di inquilini e padroni di casa nel «salotto buono» del Ticino, comunque, sembra destinato a non fermarsi.

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