Politica

«I Verdi hanno ragione ma hanno anche troppa fretta»

A tu per tu con Alessandro von Wyttenbach, presidente onorario UDC Ticino
Andrea Stern
Andrea Stern
24.07.2022 06:00

Lo scorso fine settimana Ueli Maurer è andato in Toggenburgo a trovare Toni Brunner per chiedergli se fosse disposto a tornare in politica e sostituirlo in Consiglio federale. «Toni Brunner sarebbe un ottimo consigliere federale - commenta Alessandro von Wyttenbach, 88 anni, già presidente e ora presidente onorario dell’UDC Ticino -. Lo vedo un po’ come Adolf Ogi. È una persona con i piedi per terra, molto realista, con il buon senso del contadino».

Signor von Wyttenbach, intende dire che queste sono qualità che oggi mancano?
«Sì, oggi in politica ci sono troppe sovrastrutture ideologiche e troppo poco realismo».

Si riferisce a Roger Köppel?
«È un fenomeno generale. Con Köppel io non sono sempre d’accordo, ma lui ha la sua funzione. Mi va benissimo che nell’UDC ci sia qualcuno con una posizione - diciamo così - molto definita. Contribuisce al dibattito interno».

C’è dibattito nell’UDC?
«Eccome. C’è sempre una discussione molto libera e aperta. Quando ero presidente a volte esprimevo posizioni diverse dagli altri, ma sono sempre stato accettato. Nell’UDC si discute, poi si prende una decisione e la si difende».

Non è che la parola di Christoph Blocher vale un po’ più di quella degli altri?
«No, era così ai tempi, oggi non più. Blocher si è molto tirato indietro. Esprime ancora le sue opinioni ma non ha un’influenza preponderante nel partito».

Marco Chiesa è un vero presidente?
«Marco Chiesa ha un’attitudine che ritengo abbastanza saggia, tanto è vero che persino la Weltwoche ne ha fatto le lodi. Lui non fa spettacolo, non si mette in primo piano. Ascolta le opinioni di tutti e alla fine difende la linea del partito».

Chiesa? È molto più abile di quanto possa apparire

Un presidente debole.
«No, è molto più abile di quanto possa apparire. Secondo me viene sottovalutato, perché non è uno showman».

Si dice voglia già tornare in Ticino, a Lugano o in Consiglio di Stato.
«Non saprei dire. Adesso faccia il suo corso come presidente, poi vedremo».

Il suo seggio agli Stati potrebbe essere a rischio, se PLR e Centro trovassero dei candidati forti.
«Mah... Io credo che non sarà così facile scansarlo. Marco Chiesa ha un carattere avvincente, è simpatico alla gente. E poi fa veramente molto più di quanto appaia in superficie».

Piero Marchesi invece non fa mistero di puntare al Consiglio di Stato. Non crede che la sua candidatura sia prematura, visto che sia Norman Gobbi sia Claudio Zali si ripresentano?
«Difficile dirlo. Io personalmente sono prudente. Non mi sento di esprimere un’opinione, anche perché le elezioni sono lontane».

L’UDC ha diritto a un posto in Consiglio di Stato?
«Secondo me sì, perché è il partito in crescita, mentre la Lega non cresce più. Un consigliere di Stato a testa sarebbe una buona soluzione».

Secondo me Marchesi sarebbe sicuramente il candidato da scegliere per il Consiglio di Stato

A parte Chiesa e Marchesi, c’è qualcun altro?
«Al momento sono loro i candidati forti. Devo dire che nei confronti del presidente ticinese ho sentito apprezzamenti anche da personalità di altri partiti, il che non è poco. Secondo me Marchesi sarebbe sicuramente il candidato da scegliere per il Consiglio di Stato».

Ma dietro di loro chi c’è? Alain Bühler? Sergio Morisoli?
«Beh, non so se Morisoli ne ha voglia, ma sarebbe un candidato validissimo anche lui. Dal punto di vista della popolarità forse Marchesi è messo meglio, ma è sempre difficile dirlo».

Lei avrebbe lanciato l’iniziativa per abolire la tassa di collegamento proprio ora?
«È un po’ una fesseria, ma insomma...».

Non migliora i rapporti tra Lega e UDC.
«No, ma d’altra parte l’UDC è l’UDC».

Cosa distingue l’UDC dalla Lega?
«Non moltissimo. Nella politica concreta abbiamo pochi punti di dissenso. Ciò che unisce i due partiti è soprattutto la voce unica a livello federale. Lì non c’è la minima differenza. Poi a livello cantonale, si sa come funziona il Ticino, sono un po’ i clan che dominano, le costellazioni di conoscenze e relazioni».

L’UDC è un partito che a livello nazionale conta

Perché un elettore euroscettico e primanostrista dovrebbe votare UDC piuttosto che Lega?
«Perché l’UDC è un partito che a livello nazionale conta».

Perché non pensare a una fusione?
«Blocher la voleva sempre... Ma al momento mi sembra difficile. I serbatoi di voti della Lega e dell’UDC non sono proprio sovrapponibili. Non so, magari un giorno avverrà, ma adesso va benissimo che ci sia una collaborazione senza che nessuno perda la sua identità».

Oggi va di moda il verde. Che posizione deve assumere l’UDC?
«La via da intraprendere è sicuramente quella dei verdi. Ma non si può forzarla con la politica, deve evolvere nella società, nella ricerca, negli interessi economici. Ci vuole il suo tempo. La storia non si scrive in giorni o in settimane, la storia si scrive in decenni».

I verdi dicono che non c’è tempo.
«In politica ci vuole equilibrio tra le emozioni e la ragione. Purtroppo nella politica dei verdi c’è solo emozione. Guardi quello che sta succedendo in Germania con l’energia. Non si può pensare di risolvere i problemi in tre o quattro anni».

Il caldo di questa estate non dimostra che la situazione sta precipitando?

«Cerchiamo di mantenere la ragione. Bisogna prima dimostrare se il fenomeno è climatico o meteorologico. Perché anche nel secolo scorso ci sono state estati caldissime».

Quando sono arrivato in Ticino negli anni ‘70 non si sentivano le cicale, oggi sì

Quindi non è colpa dei cambiamenti climatici?
«Mi rendo conto anch’io che c’è un lieve aumento delle temperature. Per esempio quando sono arrivato in Ticino negli anni ‘70 non si sentivano le cicale, oggi sì. Il mutamento climatico c’è. Però bisogna vedere se il fenomeno di quest’anno è climatico o meteorologico».

Cambia qualcosa?
«No, io credo che bisogna allontanarsi dalle energie fossili, indipendentemente dal clima. La direzione dei verdi è giusta. Ma non si possono mettere termini politici a soluzioni che hanno bisogno dei loro tempi».

A quali soluzioni si riferisce?
«Io credo che la via da intraprendere sia quella dell’idrogeno liquido. È l’unica fonte di energia che può sostituire veramente le energie fossili. Perché lo si può usare nei motori a scoppio attuali, per esempio in agricoltura o nel trasporto merci. Ci sono già camion a idrogeno liquido. Perché la questione delle batterie è insostenibile come soluzione definitiva del problema. E non si può pensare di far funzionare le grossi navi mercantili da 100mila cavalli con la trazione elettrica».

L’idrogeno liquido non ha controindicazioni?
«Il rendimento della produzione non è molto alto. Ma si possono fare dei campi di fotovoltaico o di pale eoliche nei deserti, fuori dalle zone abitate, e poi trasportare l’idrogeno liquido come già oggi trasportiamo il metano. Nessuno lo dice, ma l’Arabia Saudita lo sta già facendo».