Salute

Il batterio delle case fredde

I casi di Legionella sono in aumento e il Ticino ha il record in Svizzera – «Una parte delle infezioni avvengono negli spazi aperti e qui è dimostrata una maggiore trasmissibilità tramite aerosol in presenza di aria umida»
Davide Illarietti
21.05.2023 15:00

Si nasconde nelle tubature di casa, nell’acqua che ristagna, nelle docce e nei lavandini. Per contrastarlo, più che medicine o anti-batterici serve anzitutto un bravo idraulico. E forse proprio per questo il batterio della Legionella è così difficile da estirpare. In Ticino - dove i bravi idraulici non si trovano facilmente - è più diffuso che in ogni altro cantone. 

I l numero delle infezioni alle nostre latitudini è in crescita: 94 l’anno scorso, erano state 59 l’anno precedente e 70 quello prima ancora, fanno sapere dall’Ufficio del medico cantonale. Anche l’incidenza è aumentata: 26 casi ogni 100mila abitanti (nel 2021 erano 16). Oltre tre volte la media nazionale. Cifre contenute rispetto a quelle a cui ci ha abituato il COVID, certo: ma sebbene la sintomatologia possa essere simile (polmonite secca, febbre) è vero però che le conseguenze del batterio sono spesso più gravi. E non esiste vaccino.

L’hotel di Filadelfia

Insidiosa, sfuggente e ingannevole. Fin dal nome. La malattia «del legionario» si chiama così per un episodio che viene da lontano ma non ha nulla a che fare con la Roma antica. Fu  identificata per la prima volta nel 1977, su un gruppo di appartenenti alla Legione Americana (l’associazione dei veterani di guerra statunitensi) che l’anno precedente avevano preso parte a un raduno in un hotel di Filadelfia. Su 4mila partecipanti, 221 si ammalarono e 34 morirono.

Dopo quasi cinquant’anni la legionellosi (si chiama così la malattia causata dall’infezione) non se ne è andata e non ha cambiato volto. Colpisce soprattutto le persone anziane e immuno-depresse (la Legione americana all’epoca riuniva soprattutto ex combattenti delle due Guerre Mondiali) e ha una letalità tra il 5 e il 10 per cento. Si sono fatti passi avanti soprattutto nella diagnosi: in Ticino ad esempio è stato costituito nel 1997 il Centro nazionale di referenza per la legionella (CNRL) presso l’istituto di microbiologia di Bellinzona, poi integrato nel 2013 all’interno del laboratorio Eolab. Il numero di casi diagnosticati è più che quintuplicato negli ultimi vent’anni e più che raddoppiato negli ultimi dieci, raggiungendo un picco di 668 infezioni nel 2022 a livello svizzero. 

Cantone che vai...

Ma non tutto il paese ne soffre allo stesso modo. Durante l’ultimo monitoraggio condotto nel 2021 dal Dipartimento federale di salute pubblica è emerso che non mancano le disparità regionali: il cantone più colpito è appunto il Ticino, sette distretti su otto (Lugano in testa per numero di infezioni in rapporto alla popolazione) sono stati definiti «hot-spot». Lo stesso vale per il Moesano. 

Il motivo del triste primato? In uno studio pubblicato dal CNRL  viene analizzata una possibile spiegazione: la correlazione tra i climi umidi e una maggiore trasmissibilità del batterio, che si sposta tramite la dispersione di particelle liquide nell’aria (aerosol). Il Ticino è il cantone più caldo della Svizzera ma anche uno dei più piovosi, sottolinea la responsabile del servizio di microbiologia Valeria Gaia. «Una parte delle infezioni avvengono negli spazi aperti e qui è dimostrata una maggiore trasmissibilità tramite aerosol in presenza di aria umida». 

Attenti alle case di vacanza

Questo non spiega come mai l’anno scorso, uno dei più secchi e meno piovosi di sempre alle nostre latitudini, le infezioni non siano  praticamente diminuite (668 casi contro i 677 dell’anno prima). Ma potrebbero essere entrati in gioco altri fattori, sottolinea Gaia, compreso un maggiore livello di allerta da parte della popolazione sulla scia dell’esperienza del COVID. 

Di sicuro - e qui torniamo all’aspetto idraulico - una parte del problema origina all’interno, non all’esterno delle abitazioni. La presenza di ristagni di acqua è più facilmente riscontrata nelle case di vacanza, dove l’impianto idraulico è poco utilizzato, e in un cantone turistico e ad alta presenza di popolazione anziana come il Ticino questo potrebbe giocare un ruolo. Il guaio è che nelle abitazioni private, in assenza di un obbligo di legge, le analisi per accertare la presenza del batterio sono a carico del padrone di casa: e i prezzi applicati dai laboratori privati si aggirano attorno ai 100 franchi a campionatura  (ne servono 3-4 ad appartamento). Senza contare che, una volta accertato che il batterio c’è, spesso «non è facile capire come risolvere il problema» ammette Gaia. Alla parcella del tecnico specializzato si aggiunge quindi quella dell’idraulico, che può essere molto più salata. Senza contare - ed è la cosa più importante - i rischi per la salute.

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