Il «booking» degli asilanti negli hotel ticinesi

Da Biasca a Bombinasco, da Paradiso a Cadro e poi a Rovio, anzi no, di nuovo a Paradiso, ma in un altro posto. La mappa delle «migrazioni interne» delle persone rifugiate o aspiranti tali in Ticino è mutevole e un po’ confusa. Ricorda quella del gioco «Hotel», o una specie di Booking dell’accoglienza, che si sovrappone spesso al Booking reale.
La prima accoglienza si appoggia, in parte, ad alberghi più o meno antiquati dove gli asilanti si sostituiscono ai turisti o a volte li affiancano, a seconda delle situazioni. Capita ad esempio al Dischma di Paradiso, dove dal mese di febbraio soggiornano una quarantina di ospiti già alloggiati presso la Croce Rossa a Cadro. Succedeva poco prima al Nazionale di Biasca (una ventina di minorenni) e prima ancora all’hotel Vezia (un centinaio di ospiti) sempre alle porte di Lugano. E in molti altri luoghi.
Dopo la chiusura ad ottobre del complesso di appartamenti di via Barzaghi a Paradiso, che ospitava una novantina di minorenni non accompagnati, l’esigenza di sistemazioni a breve-medio termine per il Cantone si è fatta più pressante. Ma trovarle è tutt’altro che semplice: con l’avanzare della stagione turistica il numero di stanze disponibili, comprensibilmente, diminuisce.
Seicento ospiti temporanei
Alle voci degli albergatori che, di volta in volta, si rallegrano dell’arrivo dei migranti e si lamentano della loro partenza fa da controcanto quella del Cantone, che nelle strutture alberghiere trova una soluzione «tampone» costosa ma necessaria. Sono 14 al momento le pensioni, concentrate soprattutto nel Sopraceneri, che danno alloggio a oltre 400 ospiti collocati dall’Ufficio dei richiedenti asilo e dei rifugiati. A questi si aggiungono circa 150 persone collocate presso appartamenti (una quarantina) gestiti dalla Croce Rossa su mandato cantonale. «L’ospitalità alberghiera rappresenta per noi la soluzione più flessibile, in un contesto in continuo mutamento» spiega il responsabile del settore Renzo Zanini. «Siamo confrontati con una carenza di posti e con una richiesta sempre maggiore, ma anche con la necessità di contenere i costi il più possibile».
Il Cantone paga a notte
Le camere d’albergo vengono pagate secondo un tariffario fisso, che tiene conto dell’età delle persone collocate e dei giorni di occupazione Il Cantone paga «a notte», non stipula cioè con gli albergatori alcun tipo di contratto: «In passato sono stati stretti accordi con delle strutture che prevedevano dei forfait (ad esempio all’hotel Vezia, ndr.) ma attualmente non vi sono in essere situazioni di questo tipo» spiega Zanini. Ciò significa che il conto è potenzialmente più salato, ma anche che gli alberghi possono svuotarsi all’improvviso - come è successo al Nazionale di Biasca - e le prenotazioni possono essere cancellate senza problemi. Come avviene alle normali condizioni di Booking, o di Airbnb.
«È chiaro che questo per gli albergatori è un elemento di incertezza, ma è per noi un’esigenza operativa che ci permette di disporre del numero di posti necessario, con l’obiettivo di ridurre al minimo le spese» prosegue Zanini. A volte le diverse esigenze creano dei cortocircuiti. Nel mese di marzo è scoppiata la polemica su un «accordo» tra le autorità cantonali e il proprietario del Park Hotel di Rovio, in Val Mara, che aveva iniziato dei lavori di ristrutturazione per accogliere una quarantina di migranti. Il Municipio ha diffidato la struttura chiedendo un cambio di destinazione d’uso - il proprietario ha fatto ricorso nel frattempo al Consiglio di Stato - e i migranti sono stati «dirottati» verso l’hotel Dischma a Paradiso. In precedenza erano ospitati presso gli alloggi del centro Ulivo a Cadro, da cui hanno traslocato per fare posto ai minorenni «evacuati» dal palazzo di Paradiso, le cui condizioni strutturali non ne garantivano più la sicurezza.
«Non abbiamo la bacchetta magica»
Un effetto domino insomma: a cui il Cantone vuole porre fine - o almeno un argine - con la realizzazione di strutture pubbliche. A ottobre verrà inaugurato il centro cantonale polivalente di Camorino, con 170 posti letto. «La nostra strategia rimane quella di potenziare l’accoglienza pubblica distribuendola in almeno tre grandi centri, a cui forzatamente continueranno ad affiancarsi soluzioni provvisorie secondo la necessità, almeno fino a che la pressione migratoria rimarrà elevata» riassume Zanini. I minorenni non accompagnati - al momento 250, ma in continua crescita - hanno infatti bisogno di un’accoglienza professionale, oltre che il più possibile stabile, per favorirne il percorso di integrazione. «Non abbiamo la bacchetta magica e non esistono soluzioni a costo zero, ma lentamente stiamo andando verso una situazione di maggiore stabilità» specifica Zanini. «Dobbiamo perseguire la flessibilità ma questo non vuol dire che spostiamo le persone come fossero dei pacchi: cerchiamo anzi di spostarle il meno possibile».
Posti che mancano
La carenza di posti letto nel settore dell’asilo inTicino è tornata d’attualità a partire dal 2022, con l’aumento post-pandemico degli arrivi da diverse parti del mondo, che hanno portato in poco tempo le strutture ordinarie al «tutto esaurito». Tanto che a ottobre scorso l’Ufficio dei richiedenti asilo e dei rifugiati ha pubblicato sul Foglio ufficiale un bando per la ricerca di nuovi posti letto. Un appello ai proprietari di immobili - non per forza hotel, ma anche appartamenti - a farsi avanti.
«Siamo sempre alla ricerca di possibili soluzioni per ottimizzare gli alloggi da destinare ai richiedenti l’asilo. E questo perché, in funzione del numero degli arrivi e delle caratteristiche delle persone attribuite al nostro Cantone dalla Confederazione, la situazione può cambiare molto rapidamente, mettendo il sistema sotto pressione. Quindi è importante poter avviare una ricerca a tappeto sul territorio, in modo da ottenere una panoramica delle diverse possibilità di alloggio» spiega Zanini. «Il nostro obiettivo è avere più proposte possibile, per selezionare le soluzioni migliori».
Il rischio, come sempre, è di scontentare qualcuno. Non solo gli albergatori, che possono ritrovarsi con alberghi vuoti dopo investimenti di ristrutturazione anche ingenti, come nel caso del Nazionale di Biasca o del Park Hotel di Rovio. Ma anche la popolazione che vive nelle vicinanze: inVal Mara una petizione lanciata da alcuni cittadini contro l’arrivo degli asilanti ha raccolto in poco tempo 640 firme, che sono state consegnate a metà a aprile al Municipio.