L'editoriale

Il calcio oltre le polemiche

Non possiamo dire che sia il più amato, ma di certo è il torneo sportivo più seguito a tutte le latitudini, e per questo anche il più controverso
Paride Pelli
20.11.2022 07:00

Non possiamo dire che sia il più amato, ma di certo è il torneo sportivo più seguito a tutte le latitudini, e per questo anche il più controverso, oltre che il più strumentalizzato.

Quello che più fa tornare alla mente edizioni spinose o sconcertanti: ad esempio quella del 1934, cassa di risonanza del regime fascista di Mussolini, o del 1978 in Argentina sotto un oppressivo regime militare, con i centri di tortura a pochi metri dagli stadi. Fino a Russia 2018, scintillante vetrina dello «zar» Vladimir Putin. E oggi la storia si ripete. La Coppa del mondo 2022 in Qatar è stata aspramente criticata fin dal giorno della sua assegnazione, tanto da essere definita «un errore» persino da Joseph Blatter, l’ex presidente della FIFA - poi caduto in disgrazia - che dodici anni fa disegnò un’edizione su misura per gli Stati Uniti, che nei suoi auspici avrebbero dovuto ospitarla. Non è andata così, e contestazioni e diatribe sono state la musica costante che ci ha condotto sin qui. Ma ora - senza minimamente voler assolvere il Qatar per l’abnorme numero di morti sul lavoro durante la costruzione degli stadi e per le condizioni disumane con cui sono stati trattati gli operai, responsabilità che non verranno dimenticate - è arrivato il momento di lasciar parlare il pallone.

Perché il dado è tratto, e si sa come nello sport la discesa nell’agone abbia il potere di azzerare le polemiche, e come un gol o una parata contino più di qualsiasi altra cosa, almeno nei giorni delle partite. L’edizione che ci apprestiamo a vivere, poi, è addirittura un unicum nella storia: una Coppa del mondo che prende il via in autunno inoltrato, con una finale, il 18 dicembre, che per noi è in sostanza sotto Natale, è davvero qualcosa di straordinario, nel senso di singolare più che superlativo.

È questa infatti la prima edizione slegata dall’estate, condizione necessaria per rendere sostenibile il gioco e preservare i calciatori: scongiurati i 43 gradi, media in luglio a Doha, si giocherà con temperature tutto sommato accettabili, tra i 20 e i 30 gradi. Caldo, certo, ma avesse avuto luogo in estate più che un torneo di calcio sarebbe stato una maratona nel deserto fino all’ultimo sopravvissuto. Noi, da casa, cercheremo di abituarci al calendario e agli orari pure del tutto inabituali (la Svizzera giocherà la prima partita contro il Camerun alle 11 del mattino), fermo restando che, anche qui per la prima volta, il resto dello sport non si ferma. Per non parlare dell’attualità, con un drammatico conflitto in corso che rischia di venire marginalizzato dai media e dall’opinione pubblica. La Coppa del mondo di calcio, infatti, ha storicamente la forza di catalizzare su di sé l’attenzione del globo intero, di rivelarsi trasversale, di interessare uomini e donne, grandi e piccoli. Fagocitando, purtroppo, tutto quello che trova dinanzi a sé, a torto o a ragione. Sarà così anche stavolta, malgrado le premesse e il clima non esattamente da bermuda, maglietta e long drink con l’ombrellino (in Europa, almeno). Ma colori, canzoni e tifo non mancheranno. Così come le emozioni, i brividi ad ogni tiro in porta e le feste improvvisate in ogni angolo delle città.

La Coppa del mondo è aggregazione, socializzazione. Uomini, donne, bambini, tutti uniti dall’amore per una squadra. Chi pensa che il Mondiale sia esclusivo territorio maschile dovrà ricredersi, dopo aver guardato la composizione del pubblico sugli spalti. Vertiginoso è stato negli ultimi anni l’aumento delle donne, il che ci dimostra, se ancora ve ne fosse bisogno, che il calcio è ormai parte integrante dell’immaginario e del mondo delle passioni femminili.

Affermarlo per la Coppa del mondo in Qatar, Paese dove la vita delle donne resta soggetta a forti limitazioni, potrebbe sembrare un imperdonabile paradosso. Eppure la Coppa del mondo è di tutti e per tutti, ed è così che dobbiamo accoglierla. Malgrado gli orrori, gli scandali e le polemiche che hanno accompagnato questa edizione e che non dimenticheremo, nemmeno davanti alla più bella delle vittorie.

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