Il reportage

Il TiLo della speranza

Viaggio sui treni al confine ticinese, pieni di migranti nascosti tra i pendolari (e controlli degli agenti doganali)
In viaggio all'alba su un Tilo da Milano a Lugano. © CdT
Davide Illarietti
17.09.2023 09:30

L’ultimo treno della speranza, alla stazione di Chiasso, è arrivato venerdì mattina. Sul Tilo delle 7.29 da Milano Centrale si viaggiava più stipati del solito e la speranza (vana) per molti passeggeri era semplicemente trovare un posto a sedere. Per altri, superare l’ultimo ostacolo in un’odissea senza fine. A bordo durante un controllo vengono fermati ben 32 migranti.

Due giorni prima, mercoledì, stessa scena. Stesso treno e stessa ora - la prima corsa del mattino - una trentina di migranti diretti verso nord, dopo una notte all’addiaccio nella stazione di Milano Centrale. È l’emergenza profughi che bussa ai confini ticinesi, mentre in Italia gli sbarchi raggiugno nuovi record ( 7 mila gli arrivi a Lampedusa solo nella giornata di mercoledì secondo il Viminale). L’aumento dei profughi si vede ancora poco dalle statistiche migratorie in Svizzera, ma è già evidente sui convogli trasfrontalieri. Sulla tratta Milano-Bellinzona gli agenti delle Dogane ne hanno intercettati addirittura una cinquantina in un colpo solo, settimana scorsa.

Nel vagone con Hamsa

Hamsa, 15 anni, tiene d’occhio il cellulare mentre il paesaggio comasco scorre fuori dal finestrino. Passata la galleria di Chiasso nel vagone corre un fremito. Il minorenne non accompagnato viaggia assieme a un gruppo di connazionali conosciuti durante il viaggio. Donne, uomini, bambini che dormono ancora. Vengono tutti dal sud della Turchia e parlano curdo, sul telefonino ognuno ha qualche immagine del terremoto di Gaziantep da mostrare. Anche Hamsa ha sentito le scosse del sisma - «per fortuna nel mio villaggio non ci sono stati morti» dice - e la terra sembra gli tremi ancora sotto i piedi, quando vede gli agenti salire sul treno a Chiasso. Si alza, cammina nel corridoio e si ferma.

Un gruppo di migranti accompagnati sulla banchina dagli agenti delle Dogane federali. © CdT
Un gruppo di migranti accompagnati sulla banchina dagli agenti delle Dogane federali. © CdT

Gli agenti doganali lavorano senza sosta per setacciare il traffico ferroviario in entrata, che rappresenta la via principale d’accesso alla Svizzera e di qui al Nord Europa ( Germania in primis, meta finale di Hamsa come della maggioranza dei migranti in transito). Nel mese di agosto gli arrivi irregolari registrati dalle Dogane federali (UDSC) sono raddoppiati rispetto a luglio, da 1.486 a 2.873. L’ultimo dato - comunicato giovedì - è in linea con quello dei respingimenti verso l’Italia, saliti anch’essi da 338 a 455. Le statistiche di settembre non sono disponibili ma è probabile che registreranno numeri ancora maggiori. Un migrante su cinque è minorenne.

Controlli a campione

Hamsa adesso è più tranquillo. Gli agenti hanno fatto scendere due adulti da un altro vagone, ma sembrano non essersi accorti di lui e il treno riparte. Una volta a Lugano, il 15.enne prenderà un treno per Basilea e da lì proverà a passare il confine tedesco per raggiungere una zia, che lo aspetta dall’altra parte. I genitori dalla Turchia lo chiamano più volte al cellulare e lui risponde che sta bene, ha superato l’ennesimo «scoglio». Ma in realtà è molto probabile che il fermo e l’identificazione avverranno comunque lungo la strada. I controlli alla frontiera vengono eseguiti «a campione» e sono continuamente adattati all’evolversi della situazione, spiegano dalle Dogane. Significa che le forze impiegate aumentano con la pressione migratoria, e questa potrebbe esplodere a breve secondo gli osservaotri: a fronte del boom di sbarchi in Italia, Francia e Germania hanno già annunciato una stretta alle frontiere (poi allentata dalla Germania, a Mentone invece i controlli sono stati rafforzati). Il Ticino rischia di essere investito da un effetto «risucchio» verso nord.

In 32 sulla banchina a Chiasso

Venerdì mattina la solfa è già cambiata. Il Tilo delle 7.29 è un altro treno della speranza in cui i migranti si mischiano ai pendolari, e viene setacciato da cima a fondo. Lungo la banchina alla fine del controllo 32 persone sono state messe in fila dalle Guardie di confine, che le invitano a seguirle nel sottopasso. La fila si mette in marcia ordinatamente verso l’ufficio di controllo al binario 1. A seguire gli agenti c’è anche Ali, 38.enne curdo di Sanlurfa, assieme a una figlia disabile di 14 anni e al figlio Ebrahim di 8 che per tutto il viaggio sul treno non ha smesso di sorridere e chiedere: quando arriviamo? Rispetto ai tre giorni di marcia a piedi tra Bosnia e Croazia - sono in viaggio da due settimane - la tratta Milano-Chiasso «è stata una passeggiata» assicura il padre. «Siamo quasi arrivati a destinazione».

Sette giorni per lasciare la Svizzera

Adesso però il bambino non sorride e anche Ali è di cattivo umore. «Perché ci fermano? Vuol dire che non potremo andare in Germania?» chiede in inglese. I migranti vengono fatti accomodare nella sala delle identificazioni, dopo aver preso le impronte digitali gli agenti fanno le interviste e consegnano a ognuno il suo incarto in una busta.Intanto verificano la presenza di precedenti penali, o di eventuali domande d’asilo già presentate dai migranti in altri paesi, lungo il tragitto.

Mentre i figli si intrattengono in un angolo-giochi allestito nell’ufficio con tappetini e libri per bambini - Ebrahim qui è tornato spensierato - Ali aspetta di sapere il suo destino: al termine delle analisi documentali i migranti vengono smistati chi verso l’Italia - respinti - chi verso il Centro asilo di Chiasso - se ne fanno richiesta - oppure ricevono l’ordine di lasciare la Svizzera entro sette giorni. Dopo una decina di minuti sulle spine, la famiglia di Ali riceve il «foglio di allontanamento» e può lasciare la struttura. Corrono al binario a prendere un altro Tilo della speranza - questa volta, esaudita - per Lugano. Poi proseguiranno in Eurocity però.

Ali con i figli prima di ripartire verso Lugano e Basilea. © CdT
Ali con i figli prima di ripartire verso Lugano e Basilea. © CdT
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