Natalità

La festa della mamma in tempo di «austerity»

Le neo-mamme in Ticino sono alle prese con nuove sfide, e con misure di risparmio familiari (e cantonali)
Marialuisa durante il corso dell'associazione Nascere Bene Ticino a Besso © CdT/Gabriele Putzu
Davide Illarietti
11.05.2025 11:00

«Care mamme, cari papà, i sussidi cantonali che ci permettono di offrire gratuitamente questi momenti di condivisione sono purtroppo diminuiti». L’annuncio è esposto nella sala dove Silvia e Marialuisa si esercitano ad indossare vari tipi di marsupio. Il corso di «baby-wearing» organizzato dall’associazione Nascere Bene Ticino è appena iniziato e le due neo-mamme seguono con attenzione le istruzioni della levatrice Nicole, adagiate su un grande materasso-tatami. I neonati Aurora (3 mesi) e Michele (1 mese) riposano nelle fasce, ignari dei problemi non solo ergonomici delle loro mamme.

«Trovo questi incontri piacevoli e importanti, non solo per imparare tecniche di prevenzione ma anche per socializzare, condividere esperienze e preoccupazioni» spiega Marialuisa, che ha 37 anni e lavora come assistente in una farmacia di Lugano. È alla sua prima festa della Mamma («la prima da festeggiata») e vorrebbe essere serena e tranquilla, ma non nasconde di avere qualche pensiero.

Maternità al risparmio

Nella sala degli esercizi all’interno dello spazio-nascite di Besso, condiviso con l’associazione Dieci Lune, l’atmosfera è delicata e protetta. Candele, arredi orientaleggianti e un tocco femminile diffuso contribuiscono all’effetto rilassante. È giusto: è quello di cui le neo-mamme hanno bisogno. Eppure «capita spesso che le utenti raccontino anche qui dei loro timori e delle rinunce a cui sono costrette» ammette Nicole, che collabora come ostetrica con l’associazione ed è madre a sua volta di due bambini piccoli.

Nicole e Silvia in un momento del corso (foto Cdt - Putzu)
Nicole e Silvia in un momento del corso (foto Cdt - Putzu)

«C’è chi per proseguire l’allattamento deve ridurre la propria percentuale di occupazione, al rientro al lavoro, e chi invece al lavoro rinuncia del tutto. Non sono storie così infrequenti, purtroppo». Anche Nicole, durante la sua prima gravidanza, ha dovuto sospendere il lavoro di ostetrica e ne ha approfittato per fare un percorso di formazione. «Per le libere professioniste la preoccupazione non è minore» dice Porro per esperienza.

Marialuisa non ha ancora deciso ma probabilmente rientrerà presto in questa casistica. «Chiederò un part-time. Sappiamo che questo si tradurrà in minori entrate, e non è certo il massimo in un momento in cui il bilancio familiare soffre già per le maggiori uscite, quelle legate alle piccole spese di tutti i giorni ma anche all’alloggio più grande» calcola. «Io e mio marito non siamo preoccupati, sapevamo a cosa andavamo incontro». Silvia, 35 anni, fa l’insegnante di scuola media e a sua volta ha preventivato un rientro al 40 per cento. «Non vedo altra possibilità, l’allattamento naturale è difficilmente conciliabile con il mio lavoro» ragiona. «Anche per questo motivo trovo che il congedo maternità di tre mesi sia ancora decisamente troppo poco. Le mamme dovrebbero poter scegliere liberamente».

Le nascite in Ticino calano ancora

Anche se le politiche di natalità non si decidono certo in un corso post-parto - il mese scorso è partita la raccolta firme per il «congedo familiare» di 36 settimane, sostenuta da una coalizione interpartitica - è qui che i nodi vengono al pettine. In Svizzera le ultime stime federali (2018) parlano di oltre una donna su dieci discriminata sul luogo di lavoro dopo la maternità: in Ticino le statistiche sull’occupazione femminile (67 per cento dei part-time) suggeriscono un quadro ancora peggiore. A fronte di una natalità in continuo calo - l’ultimo dato dell’UST è di settimana scorsa: l’anno scorso le nascite sono state 2.314, il dato più basso degli ultimi quarant’anni - i tagli ai sussidi cantonali non hanno risparmiato le associazioni no profit che si occupano di supporto alla maternità.

«Meno contributi, ma l’offerta non cambia»

Nascere Bene Ticino (Anbt), che oltre che a Lugano-Besso organizza corsi settimanali gratuiti per neo-mamme anche a Losone e Bellinzona, è stata toccata da «una diminuzione dei contributi, per cui dobbiamo pensare a una riorganizzazione che permetta di mantenere l’offerta attuale» conferma la segretaria Stefania Mannini. «Il nostro obiettivo è mantenere i corsi gratuiti anche in futuro, e con la stessa frequenza». La prova di ciò è un contenitore per le offerte posizionato all’ingresso della sala dove Silvia e Marialuisa stanno ormai terminando l’incontro. «Vi ringraziamo fin d’ora per ogni contributo» conclude l’avviso, che viene letto alle partecipanti prima di ogni seduta, da un paio di settimane. Una piccola spesa in più per le neo-mamme, che aderiscono volentieri. Ne vale decisamente la pena.

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